29 Dicembre 2021
3' di lettura
Dopo Max Leopold Wagner arrivò nell’Isola dalla Germania per studiare la lingua sarda Heinz Jurgen Wolf. Si occupava delle lingue romanze ed era un docente presso l’università di Bonn. Dopo essersi dedicato al francese e all’italiano, nel 1983 prese a interessarsi dell’idioma dei sardi. È venuto a mancare cinque anni fa. Il 15 dicembre scorso si è realizzato il desiderio da lui manifestato tante volte: che il suo ricco patrimonio di libri venisse in Sardegna, come dono per quei sardi che lui amava. Adesso quei volumi – e tanti altri documenti preziosi – si trovano in via Dante, proprio di fronte al liceo classico di Nuoro. Occupano una sede prestigiosa, avente alle spalle una storia importante: la casa dell’Associazione Nazionale dei Mutilati e Invalidi di Guerra. Lorenzo Palermo, presidente dell’associazione, ha permesso che il palazzo ospitasse la “Biblioteca di studi linguistici e di Lingua Sarda”. Durante l’incontro i presenti hanno ascoltato in viva voce i saluti che Mimi, la figlia di Wolf, inviava a tutti. Mimi e Diego Corraine, amico dello studioso tedesco, si erano impegnati perché avvenisse il trasferimento dei volumi dalla Germania a Nuoro. Dopo il breve saluto dell’avvocato Palermo, che ha ringraziato Corraine per il suo impegno riguardo a sa Limba, Corraine ha ricordato la convinzione di Wolf sul grande valore del nostro idioma, «che deve essere insegnato e studiato nelle scuole». Ha citato gli “Studi Barbaricini” di Wolf e ancora la sua ricerca sui “Toponimi barbaricini”. Ha continuato ricordando come lo studioso quando andava in giro per i paesi e interpellava le persone sui termini del sardo da essi parlato, stringesse con loro un caldo rapporto di amicizia. Durante i suoi soggiorni qui da noi non alloggiava in un albergo ma stava, ospite gradito, presso amici di Ovodda: era uno di famiglia. Corraine ha poi fatto presente un altro convincimento sostenuto fermamente da Wolf – che fece parte nel 2001 de sa Comissione pro sa Limba Sarda Unificada – e cioè che i sardi devono avere una lingua ufficiale, “unica”. Una decina di sindaci era presente nella mattinata per l’inaugurazione e tutti hanno preso la parola, parlando in sardo. Tra loro non mancavano quelli dei paesi del “colpo di glottide”, ai quali Wolf aveva dedicato uno studio specifico. Gli interventi non sono stati puramente formali ma hanno fatto emergere la convinzione sentita che la nostra lingua deve assumere un ruolo ufficiale presso le amministrazioni, negli uffici pubblici. Ma come raggiungere tale scopo? quale strada si deve seguire? Ben fondati e ragionati gli interventi: il sardo è una lingua normale e per ciò deve essere “normata”; deve essere usata nei giornali, nelle trasmissioni radio e televisione, nelle scuole, nelle università; lingua di tutti i giorni a casa e nel lavoro. Al numero 19 della via Dante, nella sede che ricorda i combattenti sardi della Grande guerra, i valorosi che parlavano tra loro in limba e si capivano senza problemi, c’è ora un centro dove lavorare per far nascere una “limba unificada”, di tutti i sardi. © riproduzione riservata