2 Febbraio 2023
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Con il primo incontro del 19 gennaio a Nuoro si è aperto il processo di costituzione e riconoscimento del Distretto Rurale del Nuorese. Al comitato promotore che vede la Comunità Montana del Nuorese-Gennargentu-Supramonte-Barbagia come capofila hanno aderito i comuni di Nuoro, Fonni, Mamoiada, Oliena, Orani, Orgosolo e Orotelli. A coordinare i lavori dell’incontro il presidente della Comunità Montana, Sebastiano Congiu che abbiamo intervistato.
Come è andata la prima riunione di Nuoro?
«È andata benissimo, è stata molto partecipata, ci sono state la rappresentanza di gran parte delle attività produttive tipiche del territorio e le associazioni. Per il prossimo incontro vorrei coinvolgere di più la parte sociale, Caritas o altre associazioni di volontariato che possono essere portatori di interesse validi per dare suggerimenti per la costruzione di questo percorso che crediamo possa portare beneficio al territorio».
Concretamente in cosa consiste il progetto e che ricadute potrà avere?
«I distretti rurali sono degli strumenti che possono innescare processi di sviluppo e crescita di un territorio. Bisogna far capire che non sono solo uno strumento per accedere ai bandi di finanziamento, ma lavorano per portare avanti le idee che si creano all’interno di un distretto. È una sorta di partenariato che decide cosa vuol fare: innanzitutto fare rete soprattutto tra imprese, attività ma anche amministrazioni comunali, territori che abbiano una omogeneità dal punto di vista strico, sociale, economico, culturale affinché si lavori non come singoli comuni ma anche come territorio. Dobbiamo uscire dalla nostra mentalità di cercare di andare sempre da soli, l’individualità è una debolezza in un territorio come il nostro che è già debole di per sé. Dobbiamo imparare a lavorare insieme, cercare di mettere a sistema tutto ciò che noi facciamo affinché si possa crescere tutti assieme. Parlo da amministratore, dico che il Comune vicino non è il mio concorrente ma il mio miglior alleato per poter portare avanti un discorso di crescita territoriale. Il mio comune cresce se anche quelli vicini crescono.
I Distretti sono normati dalla Legge regionale 16 del 2014, che ne individua tipologie diverse, rurali, agroalimentari, del cibo. A trarre beneficio dai bandi saranno le imprese, le amministrazioni non possono partecipare. Il ruolo delle amministrazioni è quello di stimolare questo processo di crescita rendendolo una metodologia di governance territoriale. Noi di fatto dobbiamo cercare di portare dentro tutte le imprese possibili e soprattutto tutti i settori possibili per essere punto di riferimento anche per le politiche territoriali regionali e nazionali».
Cosa può apportare la presenza di voci o realtà del terzo settore, sociali, del volontariato?
«Credo che questa sia una componente fondamentale soprattutto in un periodo di crisi, in alcuni casi latente in altri più evidente. Una impresa è di per sé portata a proporsi all’esterno, ci sono persone che invece rimangono ai margini e non hanno voce. Le realtà sociali possono riportare tali situazione nel percorso del Distretto. Bisogna avere attenzione anche alle persone in situazioni di disagio. Sono convinto che qualsiasi suggerimento e apporto sia utile. Siamo un territorio in cui il 60% delle persone sono anziane, non possiamo trascurarle».
I prossimi passaggi.
«Il programma prevede una parte di animazione con altri sei incontri, uno in ogni comune. Si tratta di un percorso di animazione partecipata in cui sono le imprese e i portatori di interesse che daranno i loro suggerimenti. Abbiamo la collaborazione dell’agenzia Laore che coordinerà i lavori e poi si farà sintesi per presentare un progetto alla Regione che ci darà il riconoscimento del Distretto. Una volta riconosciuto dovrà essere registrato e come soggetto giuridico coloro che sono all’interno potranno partecipare a dei bandi di finanziamento ad hoc. Quanto alla tempistica, le vicissitudini sono state difficili, abbiamo iniziato due volte dei percorsi che per tanti motivi non sono andati a buon fine per cui questa volta andiamo decisi, spediti e crediamo che nel giro di un mese e mezzo dovremmo arrivare alla conclusione».