24 Aprile 2023
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Nuoro - Il Pums, il piano per la mobilità sostenibile che il Comune di Nuoro ha adottato di recente, in attesa di essere approvato dal Consiglio Comunale, è un importante strumento di “pianificazione strategica”, che mira a definire la “rotta” dello sviluppo urbano nel breve-medio periodo, tenendo di vista però gli obiettivi di lungo periodo.
Come ovvio, la “pianificazione strategica” dovrà (o dovrebbe) condurre a un disegno d’insieme dello sviluppo della città, non solo urbanistico quindi, ma della mobilità, della cultura e dell’economia; in definitiva, della sua vivibilità, del suo grado di accoglienza, della sua attrattività, sotto il profilo della qualità della vita, dell’ambiente e del paesaggio urbano.
Il Pums di Nuoro prende le mosse dal progetto denominato “Nuoro, la periferia al centro della città”, approvato nel 2016, che include il bando per il piano della mobilità sostenibile di persone e mezzi nell’ambito urbano. Si tratta di un Piano costruito, a mio giudizio, con buona professionalità, bene articolato e ben corredato dei necessari supporti di indagine e conoscenza dei dati necessari ad un approccio professionale al tema (problema) sotteso: la mobilità urbana.
Non un semplice “Piano del Traffico”, già esistente dal 2002 (“avanzato” allora e oggi inadeguato), ma un piano corrispondente ad un approccio più sistemico per la città dell’oggi e del domani, sorretto da una filosofia di intervento, da una visione di città legata al suo futuro, materiale e immateriale.
Questo iter oggi approda al dibattito pubblico: doverosamente, perché il proposito di trasformare profondamente la città ha bisogno di discussione e assimilazione ampia e adeguata, tale da coinvolgere tutte le categorie di cittadini e i loro legittimi interessi; perfino, ove possibile, le istituzioni municipali delle comunità circostanti che gravitano sul capoluogo.
Il Pums enuncia il nesso stretto fra finalità immediate e prospettiche, tese a un più generale processo di “rigenerazione urbana” per contrastare l’oggettivo degrado della città e l’affievolirsi del “senso di sè”, della propria identità, di cui anche Nuoro sembra soffrire, a seguito delle crisi economica/demografica/pandemica, dal 2008 ad oggi.
Dunque, una città che si propone di rigenerarsi partendo dalla mobilità: a questo fine dovrà formulare un piano per la “mobilità dolce” pedonale, un piano di manutenzione stradale e dei marciapiedi, con percorsi ciclabili finalizzati ad ammagliare le periferie e il centro fra di loro (non degli inutili circuiti ciclistici!); dovrà tutelare la mobilità debole e la fruibilità degli spazi pubblici; dovrà perseguire l’efficentamento della flotta degli autobus urbani (mezzi elettrici) e del servizio di trasporto urbano (usato da un modestissimo 4% dell’utenza potenziale!); dovrà formulare un piano a medio termine per la realizzazione di nuova viabilità urbana: si pensi all’idea, inopinatamente abbandonata, di una circonvallazione Nord che si ricongiungesse all’esistente circonvallazione Sud. Tutto ciò, in buona misura, costituisce appunto l’ossatura del Piano.
A questo punto occorre entrare nel merito della metodologia (di fatto) adottata per il confronto con la cittadinanza. E qui vengono le dolenti note.
Da una prima fase di consultazione, iniziata nel 2018 e limitata ad alcune istituzioni pubbliche (Vigili del Fuoco, Ente Foreste, ecc.) si approda finalmente nel 2023 al confronto con la cittadinanza. Un confronto promosso impropriamente da alcune rappresentanze dei commercianti (in particolare, degli operatori del centro), legittimamente interessati (e preoccupati) alle problematiche inerenti al Pums.
Questa procedura presenta, a mio avviso, gravi incoerenze concettuali e logiche rispetto alla prescrizione (per legge) di una larga condivisione del Pums, prima della sua approvazione formale. Dovrebbe infatti essere l’Amministrazione Comunale (non le associazioni di categoria) ad attivare i tavoli di confronto con la città: tavoli tematici non occasionali ed estemporanei, organizzati secondo un calendario noto ai cittadini, condotti in modo professionale da personale adeguato, così da giungere a sintesi utili per le integrazioni e le revisioni del piano stesso.
Si assiste invece ad una consultazione imperniata quasi esclusivamente sul punto di vista, necessariamente settoriale, dei commercianti del centro, in un “faccia a faccia” col Sindaco (ospite!): una sorta di contradditorio, più che un dialogo, che nulla ha della “larga condivisione” e del “processo partecipato”.
A quanto è dato sapere, sono tuttora escluse le scuole, quindi i giovani. La loro visione innovativa della città e del suo futuro; manca il coinvolgimento delle associazioni culturali, benché il Piano (pur di riflesso rispetto agli obiettivi primari) ponga il tema della cultura fra i più rilevanti per la città di, quasi un fondamento della sua identità profonda.
Il Pums non è un semplice piano delle aree di sosta per il traffico veicolare, ancorché rilevanti per la mobilità sostenibile; esso mira invece a restituire alla città una abitabilità rinnovata nei servizi e nelle infrastrutture, al centro e nelle periferie, con l’intento di rendere l’intero tessuto urbano più vivibile, più accogliente, più attrattivo, per contrastare lo spopolamento (e in particolare quello giovanile).
Per quest’ultimo obiettivo, è sicuramente importante elaborare, accanto al piano per la mobilità, un “piano per la residenzialità” che miri anch’esso (in un’ottica complementare) a riannodare il rapporto fra centro e periferia, riportando al centro i cittadini e non assecondando (come già avvenuto) il movimento centripeto della creazione di “quartieri satellite”, con l’aggravio dei problemi di consumo del suolo, di abusivismo, di maggiori oneri di urbanizzazione a carico della collettività, e di maggiore inefficienza nella organizzazione dei servizi. Perciò bisognerebbe pensare a un riuso del patrimonio edilizio pubblico, che favorisca un recupero di residenzialità popolare al centro.
Per questa stessa ragione – oltre che per dare un contributo alla risoluzione dell’ eccessivo carico di traffico al centro, e per contrastare l’uso passivo dei troppi parcheggi di fatto asserviti alle strutture burocratiche di prossimità – sarebbe utile ipotizzare (come già si fece col Piano Strategico Comunale e Intercomunale) il trasferimento di alcune strutture burocratiche territoriali, dal centro verso aree più prossime agli snodi viari esterni, per ottimizzare l’utenza proveniente dal territorio circostante, e restituire nel contempo gli stessi edifici, riqualificati, alla residenzialità al centro. Altro che “sventramenti” e demolizioni per realizzare nuove aree di parcheggio, come da taluno sconsideratamente ipotizzato!
Il Piano ha certo bisogno del consenso dei cittadini, da ricercare attraverso il confronto; non ha sicuramente bisogno delle mistificanti “ascendenze” nel Programma elettorale della maggioranza che non tutti hanno sostenuto, come dimostrano l’astensionismo e il ricorso al secondo turno, dove il “soccorso” del voto utile ad una soluzione non di destra non costituisce necessariamente condivisione; o di essere suffragato da discutibili indagini statistiche, perché ha bisogno di un sostegno più ampio e reale di una semplice indagine qualitativa.
Perciò non resta che sperare nella rimessa in pristino di un metodo di confronto corretto, con l’intera cittadinanza, adeguato alla costruzione del necessario consenso attorno a un progetto della massima importanza per noi tutti cittadini, e di cui si sente il bisogno.
già Sindaco di Nuoro 2000-2010