Dai Paesi - Orgosolo
Annedda Castangia tra ieri e oggi
I ricordi dell’infanzia, l’amicizia con la martire Antonia Mesina, la vita a Orgosolo da centenaria
di Lucia Becchere

18 Giugno 2024

5' di lettura

Orgosolo - Terza di sette figli, di padre pastore e madre casalinga, Anna Maria Castangia nata a Orgosolo il 28 aprile del 1922, di recente ha festeggiato il suo 102esimo compleanno. Licenza elementare, alunna della maestra Costanza Monni e di Efisio Ortu, ha ricordato la sua classe mista con oltre 40 alunni sistemati in lunghe bancate fornite di su tinteri (calamaio). A scuola era un po’ pigra ma voleva bene alla sua maestra, da lei aveva avuto in dono un grembiule nero perché un giorno le aveva portato una casseruola piena di braci per proteggersi dal freddo.  

«Il sabato pomeriggio – racconta -, nel cortile della scuola facevamo l’istruzione (la ginnastica) con la divisa fascista: gonna nera, camicetta bianca e berretto nero a basco con una nappa appesa ad un filo mentre i ragazzi, destinati ad ingrossare le milizie, venivano addestrati alla marcia nella campagna circostante anche se spesso marinavano la scuola per giocare a banditi mentre noi bambine giocavamo a sa bestia (paradiso), e imbe perdas, (cinque pietre), a sticchi sticchi (nascondino)». 

Tzia Annedda ha raccontato di aver indossato la gonna tradizionaleappena quindicenne per testimoniare in tribunale al processo di Antonia Mesina trucidata a 17 anni a pochi passi da lei che di anni ne aveva solo 13. Sa vardetta, spartiacque fra l’età dei giochi e l’età della ragione, una sorta di investitura che la inchiodava a enormi responsabilità, in quel momento ha evocato in lei il tragico martirio della beata Antonia, martirio che aveva segnato per sempre la sua vita. Così ha ripercorso quei momenti con profonda commozione: il sogno premonitore (su visu) della notte antecedente alla tragedia, motivo per il quale la mamma le aveva negato più volte il permesso di accompagnare l’amica in campagna a raccogliere legna. Il tragico incontro con l’assassino a Ovadduthai e la corsa affannosa alla ricerca di aiuto. La tragica scoperta del corpo martoriato, lo sgomento di tutti e poi il processo. Il suo racconto era pacato e puntuale, lo sguardo velato di tristezza, gli occhi imperlati di lacrime, le labbra serrate per il rinnovato turbamento. In lei nessun tentennamento nel riproporre un’altra volta ancora la storia, sempre più vera, sempre più toccante. Una narrazione fatta di parole soppesate, custodite nella memoria che il tempo non ha mai scalfitto. Una testimonianza emozionante, un fardello troppo pesante per la bambina inerme di ieri e per la fragile donna di oggi.  

L’ha mai sognata? 
«No, ma di notte piangevo e pregavo tanto, ancora oggi prego per tutti. La ricordo sempre da viva, forse perché non l’ho mai vista da morta. Comunque sento che lei è con me, lei vive tra noi». 

Cosa le direbbe oggi? 
«Antonia, io ho raccontato la verità per tutta la vita, tu confermala se puoi». 

Tzia Annedda non si è mai voluta sposare. Vive con la sorella Gonaria di 91 anni. Ha tantissimi nipoti e pronipoti che le vogliono bene. «Che Dio li benedica e li aiuti sempre. A loro auguro di trovare un lavoro serio». Questo il suo auspicio perché avverte che il mondo è cambiato troppo e male. «Ci deve essere un freno nelle cose – aggiunge -, non dico come prima ma neppure come adesso. Una via di mezzo, anzi di più!».

Ogni giorno ascolta la Messa alla televisione e la sera recita il Rosario in sardo con la sorella. Fino a due anni fa ha preso parte alla novena di maggio in onore della beata Antonia. Nel 2021 ha superato il Covid assistita dai familiari. «Tutto sommato – commenta -, ringraziando il Signore, sono in buona salute».  

La sua è stata una vita di duro lavoro, «mi sarebbe piaciuto fare la ricca» confessa con bonaria ironia. Le sorelle Castangia, dagli anni Sessanta fino ai Novanta hanno gestito un laboratorio di pane e dolci tipici, hanno introdotto il primo forno elettrico in paese e nella conduzione di quella attività tzia Annedda è stata sempre la più attiva.  

Fino a 91 anni da sola raggiungeva in pullman La Caletta per trascorrere l’estate nella casa di famiglia. Al mattino la passeggiata lungo spiaggia verso Santa Lucia e poi il bagno mentre a ferragosto non esitava a salire in barca per accompagnare la Madonna durante la processione a mare.

Chiama la sorella “la badante” e da lei esige obbedienza. «Battibecchiamo sempre – ammette con affetto – ma sono io la prima a sedermi a tavola per consumare il pranzo preparato da lei». Tzia Annedda è una buongustaia ma la sua preferenza va per le anguille arrosto.

Ogni anno, nel giorno del suo compleanno la sua casa si riempie di fiori, di amici e parenti. Al centesimo ha ricevuto cento rose da parte del vicinato e dopo la messa le sono state donate una spilla e una pergamena quale membro onorario dell’Azione Cattolica.

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