Biblioteca ed Università: la singolar tenzone tra Regione e Comune
di Mario Demuru Zidda

9 Novembre 2021

7' di lettura

Ormai da tempo, la questione dei Consorzi per la Biblioteca e l’Università torna come un incubo nelle cronache locali, quasi a volerci ricordare che qui nessuna conquista è definitiva. Oggi, Regione e Comune (la Provincia, nelle mani di un commissario che dura da tempi immemorabili, è sbalorditivamente assente e silente!) bisticciano sguaiatamente sull’assetto da dare alle due più importanti istituzioni culturali (e non solo) dell’intero territorio del Nuorese, incapaci di trovare una sintesi che assicuri continuità e solide prospettive future a questi due pilastri della nostra comunità. La Regione ha deciso di fatto, e d’imperio, di regionalizzare i due enti in questione e il Comune ha deciso di resistere giudizialmente; in sé un fatto gravissimo perché svela l’incapacità di due pubbliche amministrazioni, compenetrate in uno stesso territorio e contigue nell’Ordinamento dello Stato decentrato, di trovare nel dialogo, nella ragionevolezza e nella mediazione il piano su cui risolvere le vertenze. È distinguibile la Ragione e il Torto in questa irragionevole contesa? Io penso di no, poiché vi sono ragioni e, soprattutto torti, da una parte e dall’altra. Proviamo, per gradi e per sintesi, a farne un quadro. Il Consorzio “Satta” • Il Consorzio per la pubblica lettura nasce a cavallo fra la fine degli anni ‘70 e i primi anni ‘80 come “innesto” sul vecchio ceppo di un cosiddetto “consorzio obbligatorio” per le biblioteche dei capoluoghi di provincia, voluto da una norma statale degli anni ‘30. Quale la novità? Di nuovo c’è che l’adesione su base volontaria di ventitré comuni e due comunità montane definisce un piano di collaborazione stretta fra le biblioteche dei singoli comuni aderenti, un vero e proprio Servizio Bibliotecario Territoriale (primo in Sardegna), finalizzato all’adeguamento dei servizi della pubblica lettura su basi innovative e, ciò che più interessa, all’attivazione di inediti processi di vera e propria produzione culturale, ben al di là della mera conservazione e consultazione libraria. La Regione diede l’indispensabile e pieno sostegno tecnico e finanziario all’attuazione del nuovo consorzio, in virtù della propria competenza primaria in materia di biblioteche e, nel caso specifico, dell’assolvimento da parte del Consorzio Satta di una forma di assistenza formativa estesa all’intero territorio provinciale. Ciò comportò il riconoscimento di un contributo economico maggiore rispetto a quello dovuto per legge alle biblioteche pubbliche di altre tipologie. • La domanda da porsi oggi è: se un così originale o proficuo progetto di infrastrutturazione culturale del territorio su base fortemente partecipativa, nel momento in cui necessiterebbe di un deciso, condiviso e innovativo rilancio, possa essere svilito e messo a rischio a causa di una rivendicazione di controllo (e di potere) fra Regione e Comune di Nuoro (Provincia assente!). Si dovrebbe procedere con la designazione di un commissario di nomina regionale, in sostituzione di quello attuale, col compito di accompagnare il processo di una spuria “regionalizzazione”. Spuria perché riguarderebbe una istituzione nata e cresciuta con una fortissima connotazione territoriale! • L’altra domanda riguarda la legittimità della procedura perseguita: il consorzio Satta costituito ripeto, su base volontaria, assegna rispettivamente quote del 40% a Comune e Provincia, e del 20% alla Regione derivante dallo scioglimento delle Comunità Montane del Nuorese e Baronia che ne erano titolari. Dunque, stante la “pari ordinazione” dei disputanti, può la Regione imporre un commissario in virtù di una norma propria (frutto di un emendamento, inserito in una legge di tutt’altro contenuto) essendo titolare di una quota fra tre, per giunta minoritaria? Potrebbe, forse, sciogliere il Consorzio, qualora vi fossero gravi e fondati motivi di irregolare conduzione, poiché esso opera in materia di sua competenza e ne è finanziato; ma dubito che possa, di propria iniziativa, sciogliere l’ente al di fuori di specifiche procedure di legge. • Infine: il mondo bibliotecario, i Sistemi regionali, i Sistemi territoriali, le singole biblioteche stanno vivendo un momento significativo di trasfor-mazione; “agende”, “protocolli” di varia estensione stanno creando una grande realtà digitale, connessa a cerchi concentrici dal locale al globale. Tale trasformazione riguarda particolarmente la “mission” delle biblioteche e dei loro sistemi organizzativi: esse diventano player principali nello sconfiggere la “povertà educativa” tuttora esistente e favorire la diffusione dell’istruzione di qualità. • Dunque, se da un lato queste trasformazioni postulano la connessione stretta fra obiettivi di sviluppo, comunità e individui attraverso il circuito digitale dei soggetti promotori e attuatori, quali appunto le biblioteche, non si capisce poi come l’Ente più prossimo ai cittadini e alle articolazioni della comunità locale possa essere estromesso dalla “governance” e dagli indirizzi di queste entità strumentali dello sviluppo locale! • Di questi contenuti, tuttavia, non c’è traccia negli atti e nei comunicati della disputa che contrappone Comune e Regione; ci si rinfaccia delle rispettive mancate adempienze burocratiche e finanziarie, sui diritti di nomina, ma mai e poi mai su una nuova “vision”. Il Consorzio universitario • La disputa sul commissariamento del Consorzio per i Servizi Universitari (si badi alla ragione sociale!) è relativamente più elementare, più “basica” nella sua natura di questione di dominio e di potere; la Regione dice: “io pago e io voglio comandare”. Punto. • C’è da dire che il Consorzio commissariato lo è ormai da circa diciassette anni, senza che si sia apportata la pur minima modifica allo stato di fatto: 17 anni in cui il commissario di turno è stato il dominus incontrastato dell’ente, sciolto di fatto da vincoli di controllo democratico, fatti salvi, forse, gli adempimenti formali di legge. Sarebbe perfino difficile rintracciare l’esatto mandato affidatogli, visto che è nato come “commissario liquidatore” con nomina del Tribunale di Nuoro… modificato da chi e per cosa e con quali poteri?… • Occorre pur dire, però, che il Consorzio è stato costituito fra Comune e Provincia di Nuoro, per cui dalla sua trasformazione allo scioglimento (fatti salvi i poteri di controllo sugli atti degli Enti Locali), alla nomina degli amministratori, i poteri sono di stretta pertinenza degli enti promotori consorziati. La Regione ne è di gran lunga il maggior finanziatore, in funzione del sostegno finanziario e organizzativo accordato, sulla base di specifici accordi, alle attività didattiche e di ricerca “gemmate” dalle due Università statali in Sardegna. • Ma una nuova veste giuridica del liquidando (?) consorzio, e la stessa nomina di un commissario per l’attività transitoria non potrebbe prescindere da un accordo, visto che sul piano legale, i titolari del consorzio sono i due enti locali citati. E d’altra parte, perfino la creazione di una fondazione exnovo non potrebbe prescindere dalla formale adesioni degli enti da chiunque chiamati a costituirla. • Ultima domanda, interessante, da porsi riguarda il trattamento “particolare” che la Regione intende imporre ai due consorzi nuoresi, rispetto al trattamento, divaricato o almeno divergente, riservato a tutte le altre biblioteche e consorzi di servizi universitari sparsi per l’Isola! Forse nella risposta a quest’ultima domanda sta la chiave del problema, in tutte le sue molteplici pieghe… ivi comprese quelle sospette di forti quanto inopportuni, impolitici e fanciulleschi personalismi. © riproduzione riservata

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