Buio pesto in sala, la cultura lentamente muore
di Franco Colomo

28 Gennaio 2021

4' di lettura

Nel maggio scorso, prima di annunciare i provvedimenti per i lavoratori della cultura e dello spettacolo compresi nel decreto Rilancio, il presidente del Consiglio disse: «Abbiamo un occhio di attenzione per i nostri artisti che ci fanno tanto divertire e appassionare». Dietro a quel “divertimento” c’è un mondo che ancora attende di conoscere il proprio futuro: musei, cinema, teatri, musica e spettacoli dal vivo sono quello che viene definito “Sistema Produttivo Culturale e Creativo”, una vera e propria industria con oltre un milione e mezzo di occupati che producono il 16% della ricchezza nazionale. Che sarà di loro? È lecito chiederselo alla luce dell’attuale incertezza, la stessa che avvolge anche il cinema di Nuoro, come ci conferma la responsabile della Multisala Manuela Zizi. Il 2020, che pure si era aperto bene, è stato «un anno disastroso», dal tracollo dell’8 marzo sino ad oggi, con la breve parentesi dell’apertura di settembre e ottobre seppur in regime ridotto. La responsabile ancora non si capacita di come i cinema siano stati così penalizzati, «eppure – spiega – sono tra i luoghi più controllati: possiamo garantire entrate e uscite separate, sani- ficazione dopo ogni spettacolo, proiezioni ridotte di numero, posti in sala contingentati e rispetto delle distanze. Il pubblico ha risposto in maniera esemplare». Le associazioni di categoria si sono riunite e stanno premendo perché si riapra anche più avanti nel tempo ma con la certezza di non richiudere, come è stato fato a ottobre, perché un cinema vive sulla programmazione: «Lo scorso autunno, senza film americani in distribuzione – spiega Zizi – il cinema italiano ha deciso di fare cartello in previsione dell’inizio di quest’anno per aiutare le sale del Paese ma è arrivata la doccia fredda del 26 ottobre». È vero, riconosce anche la responsabile del Multiplex Prato, che il Governo ha previso dei “ristori”, ma «oltre ai ritardi burocratici c’è da considerare che quei soldi i cinema li utilizzeranno quasi esclusivamente per le spese in sospeso, affitto, manuten- zioni, film acquistati, gestione delle sale, dipendenti in cassa integrazione». È facile quantificare quanto si è perso in questi mesi di chiusura. Gli ingressi dal 1 gennaio 2019 al 31 gennaio 2020 sono stati in totale circa 100mila (due anni fa circa 150mila). Nello specifico alcuni film più significativi: dal 20 agosto al 30 settembre 22mila biglietti per Il Re Leone della Disney. A luglio, mese più basso in assoluto per i cinema, 6mila ingressi per Toy story 4. Dal 2 ottobre al 30 novembre con Joker, C’era una volta a Hollywood e Maleficent gli ingressi sono stati circa 25mila. Se si dovesse riaprire «le prospettive sono buone, tante sono le uscite in sospeso, da marzo a dicembre la previsione potrebbe essere grandiosa – afferma la responsabile – subordinata al fatto che sia sicura e che si abbia il prodotto da proiettare». La multisala nuorese aderisce al consorzio Unici che raggruppa circa 60 sale indipendenti in tutta Italia, una bella forza non costretta da correnti legate a etichette e che può permettersi di programmare in autonomia, senza pressioni. Anche per questo, «oltre al dato economico certamente importante, è bene sottolineare l’aspetto sociale » di un cinema in una città come Nuoro dove va forte anche il film d’autore. Manuela Zizi ricorda: «Il mercoledì rosa, con lo sconto per le donne, fa sì che le amiche si riservino un giorno della settimana per uscire insieme. I cartoni animati per i bambini, per cui le famiglie vengono la domenica tutti insieme. L’aspetto didattico, con le proiezioni per le scuole organizzate dai presidi o dagli insegnanti per film di interesse culturale o anche ai fini del volontariato. L’aspetto di promozione del territorio, con presentazioni e proiezioni dei film sardi. A Nuoro il cinema non è solo incasso, è davvero molto di più». © riproduzione riservata

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