8 Settembre 2022
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Nuoro - Un inizio anno positivo, segnato dalla ripresa dopo la fase più acuta della pandemia, il rilancio del turismo che ha visto l’Isola confermarsi quasi sui livelli pre-Covid, a spegnere l’ottimismo è arrivata la guerra trascinando con sé l’onda lunga di una crisi energetica. La conseguenza più immediata è la corsa dei prezzi dell’energia, frenata solo in parte dalle misure di un governo caduto troppo presto. Il fenomeno è generale e colpisce famiglie e imprese, tutti i settori indistintamente. Gli effetti iniziano a vedersi da un po’ sul nostro carrello della spesa, sul costo dei nostri spostamenti, sulle piccole abitudini quotidiane come un caffè il cui costo qualcuno ha già ritoccato al rialzo.
Gianluca Deriu, direttore di Confcommercio Nuoro-Ogliastra invita a osservare il fenomeno nella sua complessità e a guardare non solo il valore assoluto ma anche in relativo quanto il costo delle bollette dell’energia stia incidendo sul bilancio di una impresa o di una microimpresa. Al fine di rendere consapevoli anche i consumatori del fenomeno la Confcommercio ha lanciato la campagna “Bollette in vetrina” alla quale hanno aderito numerosi esercizi.
«L’enorme incremento del costo dell’energia elettrica – afferma Deriu – rischia di compromettere l’equilibrio economico finanziario delle aziende fino a spingerne alcune ad abbassare la serranda con danni importanti in termini di perdita posti di lavoro e di ricchezza del territorio, considerando che stiamo uscendo da due anni terrificanti».
Gli esempi sono numerosi, dal piccolo negozio di alimentari che è passato a una bolletta di mille euro nel 2021 a una di oltre 4600 euro quest’anno, la pasticceria gelateria da 1200 a 5400 euro, la Grande distribuzione con aumenti che hanno toccato oltre il 300%, solo per citarne alcuni.
«O si trovano misure strutturali – dice Deriu – o vedremo un autunno veramente freddo dal punto di vista dello stato di salute delle imprese».
In questo quadro si inserisce un’inflazione pari all’8%. «Gli effetti – spiega Deriu – sono in sintesi: incidenza sui costi e sui margini delle imprese con forti rischi di tenuta, aumento dei prezzi, contrazione dei consumi e in generale un incremento del clima di sfiducia di consumatori e imprenditori. Le conseguenze sono il ridimensionamento delle aziende con effetti su occupazione e quindi ancora meno stipendi».
Nel concreto Confcommercio ha lanciato alcune proposte – consegnate anche al Prefetto Luca Rotondi in un incontro della scorsa settimana –: incrementare il credito d’imposta per il caro energia elettrica dal 15% al 50% nel caso di aumenti del costo dell’energia superiori al 100% (tale misura andrebbe resa accessibile anche alle piccole imprese, arti o professioni con potenza installata inferiore a 16,5 kw); ampliare l’orizzonte temporale per la rateizzazione delle bollette almeno fino a dicembre 2022; incrementare fino al 90% della copertura offerta dal Fondo di garanzia per le Pmi anche per i finanziamenti richiesti dalle imprese per far fronte alle esigenze di liquidità determinate dall’aumento del prezzo dell’energia elettrica.
«Le aziende – secondo Deriu – si trovano incolpevolmente a pagare una situazione che non dipende dai singoli».
Il nostro Paese in particolare paga la mancata diversificazione delle fonti e l’essersi legata quasi esclusivamente ad un unico fornitore. È pur vero, comunque, che ciascuno deve iniziare a modificare i propri comportamenti, per quanto possibile e per il bene di tutti.