8 Maggio 2023
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Nuoro - Grande è la confusione sotto il cielo politico di Nuoro. Una crisi datata, strisciante ma mai portata nelle sedi istituzionali. Scelte di campo una volta nette e via via sempre più sfumate, tendenti ormai a un grigio che tutto soffoca, compreso il dibattito. Grande responsabilità ha in questo il sindaco Andrea Soddu, a guida di una giunta monocolore, sostanzialmente senza opposizione se si esclude la voce critica della lista “Progetto per Nuoro” guidata da Lisetta Bidoni.
Nel 2015 Soddu si era presentato come “antisistema”, poi pian piano le cose sono cambiate. Lei che idea si è fatta di questa situazione ora così confusa?
«La confusione è molto chiara. I segnali degli ultimi anni dicono che “quel progetto antisistema è totalmente fallito e anzi il sindaco Soddu si trova appieno dentro il sistema”: sono parole che ho sentito da un consigliere di maggioranza e che condivido. Soddu è stato una grande novità nel 2015, con una lista fatta di giovani, nuovi alla politica e su cui la città ha investito. Dopodiché, nella seconda fase, si è verificata la prima anomalia: in un certo senso ha confermato quel percorso avviato dal sindaco accettando la candidatura come esponente del Pd alle Europee. Poi la costituzione di una giunta praticamente monocolore o monolista, con un unico esponente di Italia in Comune, e due tecnici appartenenti ad aree totalmente diverse uno Spanu di area Pd – con la contraddizione che il Pd in Consiglio è all’opposizione – e dall’altra Crisponi, area Riformatori, centro destra. Una cosa grave e per me, che sono piuttosto rigorosa dal punto di vista politico-etico, un messaggio sbagliato alla città. Nel frattempo maturavano una serie di segnali inquietanti con gli altri pezzi della maggioranza, le tre liste che hanno rappresentanza in assemblea, che chiedevano maggiore spazio, fino alla nascita del cosiddetto Intergruppo e la conseguente defenestrazione della Angheleddu. Il risultato è la composizione di un Consiglio totalmente diverso e con l’anomalia del gruppo di Cocco che dice di appartenere ancora alla maggioranza».
E gli altri gruppi di opposizione?
«La situazione è molto fluida. Io rappresento una piccola coalizione civica, però là dentro ci sono gruppi più importanti, Forza Italia, il Pd e il Partito Sardo, che fanno capo a tre partiti strutturati e dunque dovrebbero avere più voce in capitolo ed invece sono in religioso silenzio. Il che significa un’ambiguità e cioè la posizione di Soddu che da antisistema è diventato uomo di sistema. Anzi, sta gestendo il sistema: è riuscito in silenzio, da novembre a oggi, a svuotare di significato l’Intergruppo, a mettere all’angolo Sebastian Cocco, a rafforzarsi, sia in termini di numeri della sua lista che attraverso il silenzioso e non ufficializzato sostegno di altri gruppi. Non voglio dimenticare che in uno dei consigli comunali il numero legale è stato salvaguardato da Sanna, Arcadu e Brau. Promuovere questo comportamento come abilità e capacità politica io lo rifiuto. Credo che abbiano il dovere morale di trasmettere alle giovani generazioni un altro concetto della politica, di assoluta trasparenza, fedeltà ai principi, coerenza. Invece questi ultimi movimenti danno un’immagine della politica che per essere riconosciuta come tale deve nuotare nell’ambiguità, nella mediazione. La mediazione è un valore ma non quando ci si muove, come camaleonti, a destra, al centro, a sinistra, rinnegando o sposando anche certi ideali. Da docente, da donna di scuola, femminista e di sinistra dico che è un pessimo esempio».
Ora la nomina del nuovo assessore alla cultura.
«Sì, ma senza nessun passaggio in Consiglio»
L’altra questione di attualità è il Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums), sul quale abbiamo ospitato diversi interventi.
«Il documento in sé l’ho letto attentamente e devo dire che dal punto di vista tecnico non c’è niente da eccepire, è equilibrato. Però io ho votato contro per una serie di considerazioni: prima perché l’analisi è ferma al 2018-2019, prima del Covid e del Pnrr. Penso anche ai livelli di incidentalità per cui, per quanto potesse essere corretta e dunque anche gli obiettivi coerenti con quell’analisi, non rispecchia l’attualità. C’è il problema del corso Garibaldi che sta morendo, come via Lamarmora e viale Repubblica. La risposta secondo me non può essere tutta quella serie di parcheggi, perché è vero che sono essenziali però se il Pums guarda alla viabilità, al verde, alla segnaletica, alle varie piste ciclabili, ma poi mancano politiche più attente dal punto di vista economico e di rinascita delle attività commerciali io credo che sia destinato a fallire. Vogliamo chiederci seriamente se l’isola pedonale al corso Garibaldi ha senso? E se ha senso perché i commercianti sono contrari? Soddu ha sbagliato a non aver condiviso il Piano con la città, è mancato il dialogo con il territorio, le associazioni di categoria e soprattutto inseguendo il Pums ci si è dimenticati che di una serie di riflessioni che tenessero conto che la città sta vivendo un momento economico molto difficile, con attività commerciali chiuse, disoccupazione in salita, disagio e malessere giovanile. Ho apprezzato molto la bella pagina de L’Ortobene con l’intervento di Mario Zidda perché c’è una visione importante, delle indicazioni concrete, lo farò mio e lo porterò dal sindaco dicendo che sposo questa causa».
Un altro tema di cui spesso ci siamo occupati è quello dell’emergenza abitativa sul quale l’amministrazione sembra in ritardo.
«Sì, ed è gravissimo. Penso a tutte quelle persone che, da dieci o quindici anni, aspettano il loro turno, che non hanno occupato abusivamente per scelta etica, poi incontro più volte Area e gli uffici del Comune e scopro che ci sono disponibili 40 appartamenti non assegnabili perché hanno danni importanti all’interno. Che questi due enti o l’assessore competente non abbiano mai previsto di accantonare nel bilancio le somme necessarie per ristrutturare o per restituire un minimo di aspetto dignitoso ai locali è gravissimo. Recentemente si sono liberati degli appartamenti, sono state convocate le persone per l’assegnazione ma le chiavi non sono state consegnate perché non c’è disponibilità economica per rendere le case accessibili dal punto di vista degli impianti, degli infissi, per svuotarle dei mobili dei precedenti locatari. Rispetto invece alle nuove progettazioni, pensiamo a Su Pinu dove sono stati avviati i lavori per 44 alloggi, in più è previsto che le vecchie case non siano demolite ma ristrutturate, comunque si arriverà nell’ordine di 60 o 70 alloggi e tutto il resto? I numeri sono altri, una graduatoria di circa 300 famiglie in attesa più altre 30 o 40 per emergenza abitativa. Mancano politiche adeguate e non ci si può rifare sulle amministrazioni precedenti quando si è in carica ormai da otto anni. C’è poi la manutenzione ordinaria degli edifici, penso alla famosa “palazzina degli sfrattati”, in cui diverse posizioni di abusivismo sono state sanate. Basta entrare e vedere in quali condizioni siano le scale per capire com’è tutto il resto: una situazione di degrado fisico che poi rischia di diventare mentale».