Ma che colpa abbiamo noi?
di Redazione
3 Settembre 2024

Caro direttore,
ci è stato insegnato a usare le parole con criterio. In questi nostri tempi il loro utilizzo è sottoposto al tribunale del politicamente corretto, si deve stare attenti alle frasi, agli aggettivi, un po’ meno ai congiuntivi. Si offendono i neri, i vegani, e chissà anche i marziani; impunemente invece si continua a usare con leggerezza la parola cancro. C’è il cancro del sovraffollamento delle carceri, quello della mafia, quell’altro della corruzione ecc. E poi, però, c’è il cancro vero. Chi ha questa malattia si sente quasi colpevole di una colpa che non ha. Viene marchiato per la sua condizione di fragilità. Chi soffre di questa patologia è accompagnato sempre dal pensiero, non è necessario glielo ricordino altri. Una diagnosi di cancro sconvolge l’esistenza, ogni passo da allora in avanti si fa più incerto, ogni sorriso tende a farsi amaro. Il coraggio però se lo dà anche chi non ce l’ha, e allora si scoprono risorse ed energie che uno non pensava di avere. Capita di trovare amici che non si conoscevano, e il conforto può arrivare anche da persone che recitano per te una preghiera.

Non si vogliono “privilegi” né pietismi ma rispetto. Diceva il poeta: “intender non lo può chi non lo prova”. Non auguriamo, ovviamente, ciò a chi non ha sensibilità ma ci auguriamo che almeno qualcuno dei suoi lettori che magari finora ha utilizzato con superficialità la parola cancro da adesso in avanti usi maggiore precauzione. 

Caro direttore, lei dirige un giornale, seguito e apprezzato, che come dice il vostro slogan: dà voce a chi non ha voce, la ringrazio se vorrà dare spazio alla mia. 

Lettera firmata

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