12 Maggio 2022
3' di lettura
È tutto un dire e non si dice. Un “te lo dico ma non dirlo”. A Nuoro il “si dice”, in latino dicunt, è diventato norma e contenuto della comunicazione. Ognuno parla e premette: “mi raccomando, io non ti ho detto nulla”. Manco fossimo in un confessionale espanso. Un “anche tu hai sentito dire, ma non chiedermi da chi io l’ho saputo, quando e come”.
I dicunt sono oltraggio alla verità e alla democrazia. Troppa gente è massacrata e muore per i “si dice”, condannata alla gogna per un pettegolezzo diventato calunnia insopportabile e, in ogni caso, tomba del vero. Da noi, come nel resto di buona parte del mondo, si comunica e si giudica per sentito dire, per un ridicendo e ripetendo disancorato dai fatti.
E accade che il “si dice” diventi inevitabile specie in alcuni campi dove gli spazi di libertà vera sono ristretti. Non pensate a Badu ‘e Carros ma all’ospedale San Francesco, Asl o come la volete chiamare. Un operatore di questa, ma anche delle altre strutture sanitarie isolane, non può parlare liberamente pena essere sottoposto a procedimento disciplinare, per aver recato danni di immagine all’azienda in cui lavora. Pertanto a discettare sulle criticità restano i dirigenti, chi è nei ruoli apicali, coloro che possono dire pubblicamente. E loro annunciano, promettono, come il manzoniano Conte Zio esperto nel “sopire, troncare”.
Nel migliore dei casi la parola viene data ai sindacati che talvolta non si capisce fino a che punto siano conniventi della struttura gerarchica o a servizio degli iscritti.
Il resto è un dicunt. Esempio pratico: perché non si dice apertamente che in alcuni reparti del San Francesco se ne andrebbero non solo i medici ma anche le scrivanie, avendo a che fare con certi dirigenti, sostituti o presunti tali?
Perché dire che la colpa è sempre degli altri e non ammettere le faide interne tra operatori sanitari, causa per le quali c’è una corsa verso il privato o a traslocare altrove? Dicunt che per contendersi ruoli di primazia siano volate carte bullate, con danno dei pazienti e del servizio cui si è deputati. Dicunt di operatori sanitari dell’ospedale che non si salutano e non parlano tra loro (tanto meno con le infermiere o gli ausiliari, seppure anche loro non siano tutti santini). Dicunt di medici che appositamente trovano giustificazione per non seguire un paziente in particolari situazioni critiche in modo da sbolognarlo ai colleghi del turno successivo. Il rilancio della sanità pubblica nuorese non può avvenire se prima non si mette in luce il reale stato in cui ci si trova e il perché si è arrivati a questo. Convegni, incontri, conferenze stampa, al di là delle buone e nobili intenzioni, non hanno finora diradato le nubi, anzi si traducono in un turbinio di proclami confusi quanto generici. Un dato è certo: nei prossimi mesi altri professionisti migreranno altrove. E si tratta di bravi professionisti.
E non è un dicunt.