Don Graziano, sacerdote in eterno
Cosa ci ha lasciato don Graziano Muntoni
di Priamo Marratzu

24 Dicembre 2023

4' di lettura

Era il 24 dicembre del 1998, una vigilia di Natale che non si potrà mai dimenticare a Orgosolo. Don Graziano Muntoni era appena uscito di casa per andare a celebrare la Messa del mattino quando venne ucciso con un colpo di fucile. Come padre Pino Puglisi anche lui era stato scelto per compiere la sua missione a favore dei giovani di una comunità non facile, come il beato siciliano non ha avuto paura della morte pur di sacrificarsi come Cristo. Aveva solo 57 anni, era diventato sacerdote da adulto e aveva capito come fare pastorale di strada, da buon educatore quale era (era anche un insegnante) che sa vera balentia est amare. Come don Bosco la sua era pedagogia dell’amorevolezza equivocata da alcuni con accuse infamanti, un Vangelo applicato nei gesti quotidiani con tutte le persone che incontrava.

In questi 25 anni il suo carnefice non è mai stato trovato infliggendo un dolore forse più profondo della sua stessa fine, a don Graziano sono state dedicate varie iniziative la casa di accoglienza di detenuti di Sassari ma anche spazi frequentati dai giovani come il guardino della pace dell’Istituto pedagogico di Nuoro. Orgosolo gli ha dedicato una piazza, a Fonni c’è un centro di aggregazione che porta il suo nome, sua sorella Caterina non ha mai smesso di chiedere giustizia. Nei cuori di chi lo ha conosciuto don Graziano non muore mai perché i suoi insegnamenti sono sempre attuali in un mondo nel quale le famiglie si disgregano e gli adolescenti perdono i punti di riferimento.

Don Michele Casula ha vissuto in prima persona quella tragedia e oggi accetta di riaprire quella ferita a distanza di tempo. Ecco il suo ricordo di don Graziano come persona e come sacerdote: «Ho conosciuto don Graziano – ricorda – quando ero ragazzo, in quanto dello stesso paese di Fonni e lo ricordo come laico impegnato nella parrocchia: educatore in Azione cattolica e catechista, oltre che uomo di profonda preghiera quotidiana. Collaborava con i sacerdoti nell’organizzazione di tante attività parrocchiali, come giornate particolari, gite, escursioni e campi scuola. Era impegnato nella vita sociale e politica: nella Pro loco, nell’amministrazione comunale e nella vita del paese e nel mondo della scuola. Come sacerdote l’ho conosciuto bene nell’anno che abbiamo condiviso nel nostro ministero a Orgosolo. Era un prete di profonda preghiera, attento e scrupoloso nei suoi impegni sacerdotali. Dava la sensazione di voler recuperare il tempo che non aveva vissuto da sacerdote in quanto vocazione adulta e si rendeva disponibile in modo totale all’apostolato. Ricordo che aveva una predilezione per i più umili e per i ragazzi, però si faceva voler bene da tutti. Vorrei sottolineare questo: Orgosolo stimava e voleva bene a don Graziano e questo affetto era ricambiato da lui». 

Su quali valori ci abbia trasmesso e meriterebbero di essere ripresi come missionari della Chiesa in cammino, don Michele fa una ulteriore riflessione. «La morte di don Graziano portò nella comunità di Orgosolo un primo periodo di confusione, dolore e incertezza poi si avviò un cammino di comunità vissuta nello stile della memoria e della purificazione. In breve gli aspetti più importanti: L’essere chiesa-comunità di accoglienza per tutti, con una attenzione straordinaria alla formazione dei ragazzi e dei giovani. L’essere chiesa vocazionale con il dono di tante vocazioni: dopo la morte di don Graziano quasi ogni anno almeno un ragazzo iniziava l’esperienza del Seminario e da questo cammino oggi abbiamo il dono di tanti sacerdoti. Infine il tema del perdono mai propagandato ma sofferto e vissuto nel lavoro quotidiano: è il dono che ogni giorno don Graziano ci ha fatto: essere comunità ricca di misericordia. La valorizzazione del mondo laicale non come supplenza clericale ma come vocazione battesimale.  A me – conclude don Casula – l’esperienza della morte di don Graziano vissuta drammaticamente in prima persona (ho trovato io il cadavere) mi ha arricchito di capacità di amare chi sbaglia e di donazione totale alla propria comunità: se un prete non ama la sua comunità sarà sempre ai margini di essa».

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