22 Giugno 2023
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Ci sono momenti della vita nei quali le difficoltà paiono insormontabili e che, se vissuti in solitudine, potrebbero portare ad esiti tragici. Depressione, ristrettezze economiche, la paura di affrontare le conseguenze di scelte sbagliate, l’incapacità di reggere la pressione e le attese degli altri – come ad esempio gli universitari che per la vergogna di non aver portato a termine il percorso di studi scelgono il suicidio – o ancora quanti di fronte alla sofferenza e alla malattia optano per l’eutanasia. Tante situazioni che, complice anche la pandemia, sono deflagrate. Ma anche fenomeni sottostimati o sottovalutati se pensiamo al numero di suicidi, specie tra i giovani, che si contano da anni in città e nel territorio del nuorese. I dati nazionali e quelli locali sono allarmanti, le richieste di aiuto sono cresciute di oltre il 50% nell’anno 2021.
Inizialmente, di fronte a tale realtà, le due equipe Caritas delle Diocesi di Nuoro e Lanusei si sono ritrovate a riflettere e studiare un unico progetto socio-sanitario pastorale che mettesse al centro le persone che si trovano a vivere il dramma della solitudine, della sofferenza fisica o psicologica e desiderano morire. Successivamente, per motivi di scelte prioritarie, è stata la Diocesi di Nuoro, tramite la sua Caritas, a presentare il progetto.
Il progetto e gli obiettivi
La Diocesi, attraverso la Caritas, ha così indicato il nome del progetto: “Quando non ne puoi più della vita! Cosa fare?” che verrà finanziato dalla Cei attraverso i fondi dell’8xmille.
Esso si pone diversi obiettivi: generare sguardi nuovi sulla vita, alimentando una nuova mentalità culturale, ecclesiale e sociale che non prefiguri il suicidio e il suicidio assistito come l’unica soluzione ma che parta dal principio della sacralità e dell’inviolabilità della vita umana;
formare volontari che sappiano percepire i segnali di rischio a cui prestare attenzione e contrastino una cultura di morte offrendo accompagnamento e possibilmente risposte alle stesse domande di aiuto che in modo drammatico compaiono nelle fasi più difficili della vita;
preparare le persone particolarmente sofferenti, coloro che non hanno speranza di guarigione e i loro famigliari a scoprire i benefici delle cure palliative e i luoghi di accoglienza che offrono supporto per migliorare la qualità della vita fino alla fine;
creare un nuovo servizio specifico di ascolto (fisico e telefonico) che accolga le richieste di aiuto, offra possibilità di dialogo per vincere la solitudine e sostegno per amare la vita.
Le azioni
Il progetto avrà tre azioni principali. La prima è la formazione di volontari, che in ambito bioetico ed ecclesiale siano capaci di accogliere le domande di chi ha bisogno con stile fraterno e rispetto sappiano farsi prossimi di volti che vivono il dramma della malattia talvolta terminale, perché non si sentano soli e si ritrovino a chiedere come unica soluzione il suicidio assistito.
Seconda azione è l’informazione e promozione territoriale attraverso i canali offerti dai mezzi di comunicazione sociale, ecclesiali e laici, così da promuovere la cultura della vita e sensibilizzare la comunità cristiana sull’ascolto.
Infine verranno avviati nuovi servizi di ascolto e accompagnamento specifici e specializzati, anche telefonici, non presenti attualmente nel territorio, che siano una risposta significativa alle domande sulla vita e sulla morte.
I soggetti coinvolti
Oltre all’equipe diocesana, saranno coinvolti gli uffici di pastorale della salute, le comunità parrocchiali, i ministri straordinari della Comunione, gli ospedali, le case di cura, operatori sanitari e psicologici, i giornali diocesani e laicali, le associazioni e gli altri servizi di pastorale.
Per la realizzazione del progetto è stato richiesto un finanziamento di 20mila euro, con cofinanziamento da parte della Caritas che ammonta a 2300 euro.