20 Marzo 2024
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L’introduzione nella Costituzione francese del “diritto di aborto” pone urgente il problema nodale del rapporto tra democrazia e libertà. Il neoliberismo oggi dominante ha ereditato dal liberalismo classico il convincimento che l’unico limite della libertà è il rispetto della libertà altrui. Le diverse opinioni politiche, culturali, morali e religiose sono così tutte ugualmente legittime. Lo Stato non sceglie ma lascia a ciascuno piena libertà di scelta. Il relativismo etico come antidoto dell’intolleranza e dell’autoritarismo. Unica autorità e verità (anche nell’emanare le leggi) è la volontà della maggioranza, intesa come somma delle volontà individuali. Il famoso sacco di lenticchie-monadi la cui sommatoria fa una società.
Secondo la concezione riformista (o democratico-popolare) invece, democrazia, libertà e altri valori sono inscritti nella coscienza di ogni uomo e, in quanto tali, sono fondamento per la legge civile. Compito dello Stato è tutelarli e coordinarli in vista del bene comune. Questi valori, recepiti pure dalla nostra Costituzione, li possiamo così riassumere: il primato della persona con i suoi diritti inviolabili, la dignità del lavoro, la famiglia fondata sul matrimonio, il dovere dei genitori a istruire ed educare i figli, la sussidiarietà delle autonomie locali e dei corpi intermedi, la libertà religiosa.
Giovanni Paolo II giudicava dannosa e pericolosa l’alleanza tra democrazia e relativismo etico: «Se non esiste nessuna verità ultima, la quale guida e orienta l’azione politica, allora le idee e le convinzioni possono esser facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia». È vero – notava il Papa – che storicamente sono stati commessi molti crimini in nome della “verità”; ma è altrettanto certo che delitti e negazioni di libertà si commettono oggi in nome del relativismo etico. In antichità era stato Sant’Agostino a equiparare lo Stato senza il senso della giustizia ad una banda di pirati.
Per la Chiesa, la democrazia non è fine a se stesso, non è formula magica che “mondi dischiude”: il fine è l’uomo con la sua dignità e con le sue libertà personali e sociali. Una democrazia che non garantisce uguali dignità e libertà a tutti, può trasformarsi paradossalmente in totalitarismo mascherato. Nella “società dei due terzi”, dove due cittadini su tre stanno bene e il terzo è povero, se mancano i valori etici di riferimento, perché mai la maggioranza (i due terzi ricchi) dovrebbe farsi carico del terzo povero?
La Chiesa non chiede allo Stato di diventare “confessionale”, di abbracciare la fede cristiana o di imporre una concezione etica. Abbiamo imparato da tempo a distinguere tra Dio e Cesare, tra il trono e l’altare. Chiede solo che, nel pieno rispetto della laicità, la dignità della persona e i diritti umani siano garantiti a tutti in misura uguale. Coscienti del fatto che libertà ed uguaglianza stanno tra loro in rapporto dialettico: se prevale la prima si assottiglia la seconda e viceversa. La storia umana è fatta di alternanze tra epoche dove l’attenzione era più su un polo che sull’altro.