Dipendenze, il fenomeno dilaga
di Franco Colomo

19 Ottobre 2024

7' di lettura

Non si contano nelle ultime settimane i sequestri di piantagioni di cannabis in provincia di Nuoro, gli ovili trasformati in dispense di marijuana o hashish. In economia si direbbe “diversificazione del business”, una strategia per investire in attività differenti. Ed effettivamente dietro ci sono soldi, tanti soldi. Ma non solo. Ci siamo chiesti se ci fosse un modo diverso di guardare a questo fenomeno e siamo arrivati a Giovanna Grillo, presidente della cooperativa sociale Casa Emmaus di Iglesias e presidente del Coordinamento delle comunità terapeutiche della Sardegna.

«Trovo interessante il vostro punto di vista – ci dice -. Effettivamente ogni anno nella relazione al Parlamento c’è anche la parte riservata alle forze dell’ordine, quindi il numero di sequestri, il numero di sostanze, il numero di minori condannati o segnalati alla Procura per uso, spaccio eccetera. Il fenomeno ha due volti differenti perché uno è il sequestro che ovviamente ci dice che la droga c’è, contrariamente a quello che in qualche modo non leggiamo sui giornali dopo l’emergenza degli anni ’90, quando tutti erano terrorizzati dall’eroina e poi dall’Hiv. A un certo punto però questo fenomeno è andato completamente sotto traccia, eppure la gente continua a morire di overdose. Peggio, e questo si dice meno – prosegue la dottoressa Grillo – sono moltissimi i ragazzi che usano sostanze di ogni genere, tra cui anche ovviamente la cannabis modificata, poi finiscono in ospedale con gravi episodi depressivi, di allucinazioni, psicosi vere e proprie dovute all’uso di ogni tipo di sostanza. Il problema è che alcune di queste situazioni sono reversibili, cioè la persona smette di far uso, magari per un periodo viene ricoverata in psichiatria e poi torna a una vita normale cognitivamente. Ma una buona parte sta diventando – a seconda del tipo di sostanze, del mix che i ragazzini fanno e dell’età di abuso che si abbassa sempre di più – un problema serissimo perché non rientra. Abbiamo ragazzi giovanissimi – racconta ancora Grillo – con gravissimi problemi anche ovviamente legati all’aspetto psichiatrico che si presenta accanto a un disagio, a una difficoltà magari psicologica. Avviene poi che il disturbo psichiatrico si cronicizza, anche con enormi costi del sistema sanitario e con la disperazione dei nuclei familiari».

Giovanna Grillo

Gli osservatori esterni hanno a disposizione i dati forniti dal Ministero della Salute nel Rapporto Tossicodipendenze, l’ultima edizione presentata nel gennaio 2024 però fornisce un’immagine da datare al 2022. Sono per questo le nostre Comunità terapeutiche a poter offrire una fotografia del presente: «Negli ultimi anni – afferma Giovanna Grillo – a cambiare è stato sicuramente il dilagare del fenomeno, la sua enormità. Questo è anche dovuto al fatto che il servizio pubblico spesso non riesce a intercettare tutta l’area dei minori. Una certa forma di disagio non va ai Serd, ci arriva o quando è costretto dal Tribunale oppure quando la situazione è talmente grave che a un certo punto non si hanno alternative, per esempio per l’ingresso in comunità. Il problema è che non si riesce a dare un servizio, a rispondere a un bisogno all’interno delle piazze, nelle città, nei centri dove per esempio molti ragazzini finiscono in Pronto soccorso in coma etilico. È lì che dovrebbe partire una macchina di tutela e invece spesso c’è un po’ la fatica anche di rispondere alla paura delle famiglie. Resiste l’idea che se si beve o ci si ammazza di alcol il sabato sera non si è tossicodipendenti, o che “se non ti fai di eroina non ti devi curare”. In realtà ci sono sostanze molto peggiori che stanno dilagando in maniera incredibile».

È qui il cambio epocale: «Se prima le strutture erano piene di persone che avevano una dipendenza abbastanza chiara, prevalentemente eroina, in misura minore cocaina, poi le due insieme nel famoso speed, ora il sistema si è invertito. Ci sono praticamente solo poliabusatori, significa che “si fanno di tutto”. Il problema è che anni fa si aveva la possibilità di ridurre il danno farmacologicamente, con il metadone, adesso non è più così. Quindi – spiega Grillo – da un lato c’è la fatica del sistema pubblico e privato di incontrare questo disagio e dall’altra c’è la fatica di prevenire. Abbiamo una società che produce tutta una serie di sofferenze nelle persone e che non è in grado di contenerle, di indirizzarle quando vengono fuori, non è in grado di supportarle, di supportare le famiglie a aiutare queste persone, ed è un problema enorme. Pensiamo poi a quanto sia lunga l’attesa per ricevere la prestazione dei servizi».

Nonostante tutto questo, il tema delle dipendenze è scomparso dalle cronache ma anche il lavoro delle Comunità passa sempre sotto silenzio. «È vero – ammette la presidente delle Comunità sarde – c’è forse un po’ la volontà di mettere il tema sotto il tappeto. Non so se questo, freudianamente, possa essere anche un meccanismo di difesa, cioè la speranza inconscia che non vedendolo possa scomparire. Così facendo però diventa secondo me sempre più grande. Sulle dipendenze c’è ancora un grosso stigma, nei paesi le persone non vogliono sentire che nelle loro strade, le loro piazze c’è la droga. È un tema difficile da accogliere, accettare e digerire. La salute mentale è già un po’ più comprensibile rispetto alle dipendenze, così la malattia, la dipendenza no. Ma c’è un’altra cosa – sottolinea Giovanna Grillo – che va detta: in Italia è difficile accettare che le fatiche di una famiglia, le sue ferite, poi ricadono anche sui figli. Si tende a giustificare le famiglie rispetto alla situazione che i figli vivono. È vero che non sempre c’è una diretta corrispondenza però è anche vero che delle volte il disagio nasce e si alimenta all’interno delle famiglie. Questo non significa colpevolizzarle, o giudicare la società, abbiamo davanti una sfida culturale ed educativa. Dobbiamo capire che dallo psicologo non va solamente il malato mentale che prende farmaci ma si va già quando si comincia a manifestare una difficoltà. Se intervenissimo sull’aspetto culturale discutendo alla luce del sole – conclude Giovanna Grillo -, questo fantasma enorme farebbe meno paura».


Adeguamento delle tariffe, confronto con la Regione

Tra i problemi che le Comunità terapeutiche devono affrontare anche quello dell’adeguamento delle tariffe, oggetto nella scorsa legislatura di un acceso scontro con la Regione. Questa settimana è previsto un incontro in Commissione sanità, conferma Giovanna Grillo: «Qualcosa è cambiato rispetto al passato, c’è sicuramente un clima diverso, laddove prima si prendevano schiaffi ora c’è un’apertura, disponibilità al dialogo e al confronto. In ballo resta la sopravvivenza di un sistema che in Sardegna garantisce i Lea (Livelli essenziali di assistenza che il Servizio sanitario è tenuto a erogare ndr) oltre a tutto il lavoro di contenimento sociale che viene svolto quotidianamente. Ci sono strutture che a fronte di un adeguamento tariffario che secondo le nostre richieste dovrebbe essere almeno del 50%, ne hanno visto un 15%, altre poco più del 30%, sono chiaramente in difficoltà. Ci aspettiamo – conclude la presidente del coordinamento delle Comunità terapeutiche – che il problema venga risolto nell’arco di un mese».

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