12 Novembre 2024
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Alla fine dello scorso mese di ottobre la Sardegna ha ospitato, a Su Gologone, il G7 dedicato alle Grandi Infrastrutture di Ricerca, un evento internazionale che ha visto la partecipazione dei delegati ministeriali e i rappresentanti scientifici da tutto il mondo. L’incontro è stata anche l’occasione per presentare la candidatura del sito di Sos Enattos come possibile sede dell’Einstein Telescope. La Sardegna è stata scelta come sede dell’evento proprio perché qui si vuole dar vita all’ambizioso progetto che punta a creare una struttura in grado di captare le onde gravitazionali emesse da eventi cosmici estremi. L’Italia, che ha candidato il sito di Sos Enattos, ha attualmente impegnato risorse per complessivi 1,3 miliardi di euro, di cui 350 milioni da contributi della Regione Sardegna.
Proprio la Giunta regionale, con una delibera del 23 ottobre 2024, ha dato il via all’istituzione di una cabina di regia e di una unità di progetto non solo per il rafforzamento della candidatura del sito di Sos Enattos ma affinché in questo progetto si riconosca tutta la Sardegna e tutte le comunità che ne fanno parte. È assolutamente necessario coinvolgere tutti gli attori istituzionali e sociali, al fine di rendere la candidatura di Sos Enattos innovativa anche dal punto di vista delle reti istituzionali, sociali, culturali e territoriali. L’ET rappresenta una delle frontiere più avanzate nella ricerca scientifica e tecnologica, destinato a rivelare dettagli mai osservati sull’universo attraverso la captazione delle onde gravitazionali.
Per il rivelatore, progettato per essere installato a una profondità tra i 100 e i 300 metri, il coro è unanime: le caratteristiche del sito di Sos Enattos sono uniche per la sua quasi assente sismicità e per la scarsa antropizzazione del territorio. La ex miniera è già oggi un luogo di ricerca scientifica: dal 2019 ospita, infatti, il laboratorio SAR-GRAV con l’esperimento Archimedes. Anche Archimedes, se vogliamo, lavora per ET, verificando l’idoneità del sito: grazie alla sua estrema sensibilità delineerà un profilo dettagliato del disturbo ambientale e antropico dell’area su cui sorge l’ex miniera. Oggi il progetto Einstein Telescope è allo stesso tempo competizione e sfida.
È una competizione perché attualmente i siti candidati sono due: Sos Enattos e il sito olandese nell’area dell’euro-regione del Mosa-Reno, al confine tra Paesi Bassi, Belgio e Germania. Se da una parte il Governo sta spingendo per la scelta di Sos Enattos come unico sito deputato alla realizzazione dell’infrastruttura, dall’altra si sta affacciando anche l’ipotesi che lo stesso possa essere realizzato in due sedi: una in Sardegna e una in Olanda attraverso la costruzione di due rilevatori sotterranei a forma di L e non quindi, come si pensava, ad un rilevatore, sempre sotterraneo, a forma di triangolo. Sembrano entrambi opzioni praticabili e sicuramente la decisione finale ricadrà più su un ambito tecnico-scientifico che politico. L’alternativa delle due strutture a L nel Sud e nel Nord Europa è considerata la più semplice perché in questo caso si definirebbero subito i siti e si potrebbe saltare la fase della selezione ed inoltre apparirebbe anche più performante dal punto di vista scientifico. Il prossimo passo, prima della decisione nel 2026, è atteso nella riunione del Consiglio dei rappresentanti governativi in programma a metà 2025.
Ma se è vero che la scelta di fare uno o due laboratori di ET sarà frutto di decisioni prese nei tavoli nazionali e internazionali, sia dalla politica che dalla comunità scientifica, dall’altra incombe su di noi una sfida che riguarda la Sardegna e più in dettaglio la nostra provincia, i nostri centri. Dopo decenni di graduale declino, il nostro territorio, martoriato da una pressante crisi economica; dal problema della denatalità; dal graduale invecchiamento della popolazione e dall’avanzare della desertificazione dei servizi, potrebbe guardare al futuro grazie al più grosso investimento di natura scientifico-tecnologica degli ultimi decenni. ET è un progetto che racchiude in sé molte opportunità: il rilancio del territorio; la capacità di attirare investimenti; la capacità di attrarre talenti.
Ma per far ciò è necessario prepararsi già da oggi attraverso la realizzazione di piani d’azione che coinvolgano le comunità con l’ascolto delle esigenze, delle istanze e con attività ad ampio spettro che preparino, con strumenti legislativi ed economici, i territori affinché si crei il giusto ecosistema. Quando si parla di ET non si deve pensare che si tratti esclusivamente di ricerca scientifica per pochi eletti: dietro questa ricerca c’è innovazione tecnologica, sviluppo dell’ingegneria, studio di nuovi materiali e di nuovi processi di lavorazione. Averlo nel nostro territorio vuol dire poter avere a pochi chilometri da noi tutto questo e tutto ciò che ne deriva: Università; industria; ricerca tecnologica; servizi per le comunità e per la popolazione dei ricercatori.
Questa parte della Sardegna potrà diventare da Global a Glocal: mantenendo la propria storia, le proprie peculiarità, ma portando la scienza e l’innovazione tecnologica da noi; rafforzando il ruolo della Sardegna come centro di eccellenza scientifica; contribuendo alla conoscenza dell’universo e aprendo nuove strade per le generazioni future di scienziati e innovatori.