Energia, il caso Sardegna
Imprese e agricoltura. Coldiretti scrive ai candidati sardi alle Politiche. Nina Puddu: «Produzione ai livelli 2019 ma costi 5-10 volte maggiori»
di Franco Colomo

21 Settembre 2022

4' di lettura

Nello scorso mese di luglio la Regione Sardegna è ricorsa al Tar contro il Decreto Energia del Governo Draghi, «poiché lo ritiene inadeguato a risolvere i problemi dell’Isola in maniera definitiva e strutturale». La Regione – come ha ricordato l’ultimo Rapporto Sud de Il Sole 24 Ore – è in una condizione di particolare disagio: «Sull’Isola non esiste una rete per la distribuzione del metano e, a differenza di quasi tutte le altre regioni italiane, non gode di compensazioni». L’attuale rincaro – come stiamo raccontando nelle ultime settimane – sta mettendo in gravi difficoltà le famiglie, le parrocchie, le amministrazioni pubbliche, le imprese grandi e piccole. Tra questa figura anche quella della famiglia Puddu di Oliena che produce salumi e vini e li distribuisce oltre che in Sardegna anche nella Penisola, in Europa, Sati Uniti ed Australia.
«La difficoltà è di tutti – esordisce Nina Puddu – noi paghiamo in particolare il caro energia, quello dei carburanti e delle materie prime». Questa crisi energetica arriva dopo un inizio anno più che incoraggiante, il mercato era ripartito dopo la pandemia, bene anche l’export, poi la mazzata. «Oltre all’energia incide il costo del carburante, mentre le spedizioni sono passate da 100 a 250 euro, anche i clienti fanno fatica a pagare puntualmente così come viene meno l’elasticità da parte dei fornitori. Navighiamo a vista e non possiamo fare previsioni – dice ancora Nina Puddu -, la realtà è che siamo tornati ai numeri del 2019, ed è positivo, ma con costi 5-10 volte più alti. Allo Stato non chiediamo chissà quali misure se non un aiuto ad abbassare i costi di energia, carburante e materie prime».

Oltre alle piccole e medie imprese anche il mondo dell’allevamento e delle campagne è in sofferenza. Coldiretti ha stimato in alcuni settori agricoli aumenti dei costi anche del 500% (energia +350%, mangimi +55%, gasolio +125%, concimi +170%). L’associazione ha inviato, su questi temi, una lettera aperta ai candidati alle elezioni Politiche del 25 settembre ai quali chiede risposte immediate e una visione strategica. «Burocrazia, cambiamenti climatici, caro materie prime ed energetico, acqua, cibo. Sono temi – scrive Coldiretti – fondamentali per la Sardegna e per l’agricoltura in particolare che, secondo l’ultimo rilevamento rischia di perdere un’azienda su 10 in quanto chiuderà entro la fine dell’anno perché non riesce a fare quadrare i conti».

L’agricoltura è un comparto in controtendenza rispetto ad altri per quanto riguarda l’impiego di giovani sotto i 34 anni, aumentati di 19mila unità rispetto a prima della pandemia (elaborazione Coldiretti su dati Istat) ed è anche il settore – si legge nel testo – «che può dare risposte contro lo spopolamento con il presidio del territorio ed i nuovi servizi garantiti dalla multifunzionalità ed anche nella cura del bosco».
Coldiretti Sardegna chiede dunque «l’apertura del cantiere Sardegna per un progetto green di sovranità alimentare ed energetica, i cui tasselli sono acqua, cibo, energia, burocrazia e trasporti». Per questi ultimi è necessario «un grande piano infrastrutturale che riguardi sia i collegamenti interni oggi basati su gomma per assenza di una efficiente rete ferroviaria e con il resto della Penisola con una vera continuità delle persone e delle merci che oggi rappresenta un forte handicap per le nostre imprese».
Sul tema burocrazia «la sfida si chiama semplificazione», dato anche il livello di digitalizzazione delle pratiche, «con un sistema informatico che permetta di mettere in trasparenza tutto l’iter».
Occorre poi puntare sulla transizione energetica con il progetto “Sardegna green 2030” che prevede la costruzione di un’Isola completamente alimentata da energia rinnovabile.
Le aziende agricole «sono presidio del territorio e antidoto allo spopolamento delle zone interne. Una delle azioni da mettere in campo è quello di rivedere e innalzare i limiti di pascolamento nelle superfici forestali che oggi sono molto bassi con sole 3 pecore ad ettaro».
C’è poi il progetto “Ri-coltiviamo la Sardegna”, Coldiretti propone di incentivare la coltivazione di 100mila ettari di terra per produrre circa il 40% del fabbisogno interno di mangime da parte dei nostri allevatori, 2,5 milioni di quintali. Acqua, infine: «occorre un piano straordinario soprattutto per non sprecare la risorsa idrica».

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