Giovani, tra disincanto e veglia di futuro
di Redazione

4 Luglio 2023

5' di lettura

Il 2022, a livello internazionale, sarà ricordato come l’anno del conflitto in Ucraina, mentre a livello nazionale si sono tenute le prime elezioni politiche post Covid-19. Il timore è che il 2023 italiano si confermi più simile al 2022 anziché vedere un Paese ben avviato, al meglio delle sue possibilità, in un solido piano di sviluppo, con al centro le nuove generazioni.

Anche sul versante Neet (i giovani Not in Education, Employment or Training, ovvero coloro che non studiano e non lavorano) – il Pnrr prevede azioni di rilievo in questo ambito – i dati mostrano progressi ma ancora molto modesti, con un divario rispetto al resto d’Europa che, anche in questo caso, rimane molto ampio. Nella seconda metà del 2022 la percentuale di Neet, nella fascia 15-24 anni, è scesa a valori attorno al 15%, con media Ue sotto il 10%. Rimaniamo, quindi, ben saldi al comando in Europa nella classifica su tale indicatore, che rappresenta lo «spreco» delle risorse giovani.

È quanto emerge da La condizione giovanile in Italia, Rapporto Giovani 2023 (Ed. Il Mulino), a cura dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore dell’Università Cattolica, realizzato con il sostegno di Fondazione Cariplo e in collaborazione con Ipsos, uscito venerdì 16 giugno. Il report indaga come i giovani vivano e interpretino i cambiamenti in atto e quali ricadute abbiano non solo sulle condizioni oggettive ma anche su preferenze, obiettivi e significati del loro essere e agire nella società e nel mondo del lavoro. Ciò emerge anche confrontando sia i giovani italiani con i coetanei degli altri grandi Paesi europei sia dalle specificità del contesto italiano.

I dati disponibili mostrano in modo sempre più chiaro come l’esperienza della pandemia abbia prodotto, soprattutto sugli adolescenti, un peggioramento della condizione psicologica ed emotiva e un impoverimento delle competenze sociali. Ma, al di là delle fragilità, è forte il desiderio nei membri della Generazione Zeta di essere riconosciuti nella propria specificità.

Le difficoltà di solido ingresso nel mondo del lavoro e la carenza di politiche abitative accentuano la dipendenza economica dai genitori e portano a rinviare importanti tappe di transizione alla vita adulta. Sulle scelte di vita impegnative e responsabilizzanti, come quella di avere un figlio, oltre alle difficoltà oggettive pesa anche il clima di incertezza per il futuro causato dalla pandemia e dal conflitto in Ucraina.

In tema di dispersione scolastica i dati continuano a essere preoccupanti. Il tasso di abbandono in Italia rimane tra i più alti in Europa. Sull’orientamento scolastico, oltre i due terzi degli intervistati auspicano un rapporto più stretto tra scuola e mondo del lavoro. Anche, più specificamente, rispetto alle ore dei Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento ovvero la alternanza scuola-lavoro ndr), solo una minoranza pensa che andrebbero ridotte. L’atteggiamento generale, anche tra i liceali, è positivo e costruttivo, ovvero la richiesta è che tali strumenti non vengano indeboliti ma migliorati, sia in termini di sicurezza dell’ambiente di lavoro sia di qualificazione delle attività in coerenza. 1

Moltissimi sono i temi esplorati dai curatori dell’indagine: dalla scuola al volontariato, dai progetti di vita, la partecipazione politica, la concezione e i significati attribuiti dalle nuove generazioni alla casa e all’abitare, il surriscaldamento globale, la preoccupazione per il conflitto in Ucraina. 

L’Istituto Giuseppe Toniolo, a partire dal 2012, realizza il Rapporto Giovani, la più estesa ricerca nel nostro Paese sull’universo giovanile, fornendo dati comparabili a livello internazionale.

«Possedere una casa di proprietà rimane un obiettivo anche nelle nuove generazioni italiane. Per circa uno su tre (ma si sale a oltre il 40% sotto i 25 anni, ovvero nell’età in cui si è tipicamente nella condizione di studenti) la soluzione più adatta nella propria fase della vita è una forma di abitazione più flessibile rispetto all’acquisto – ha detto Alessandro Rosina, docente di Demografia in Università Cattolica e coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo -. Interessante è, inoltre, notare che per oltre la metà degli intervistati la casa non è “per sempre”, come valeva tradizionalmente per le generazioni precedenti, ma deve essere funzionale ad esigenze (personali e familiari) che cambiano nel tempo e nel corso della vita. Le politiche che forniscono sostegno attraverso gli incentivi per l’affitto sono auspicate quasi quanto quelle per l’acquisto per la casa (considerate importanti per il 72% contro 76%)».

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