Panorama di Lula (ph Totoni Cosseddu)
Grazie sindaco Calia
di Francesco Mariani

12 Ottobre 2023

4' di lettura

Credo che dobbiamo essere grati a Mario Calia, sindaco di Lula, per come ha reagito dinanzi all’omicidio del suo compaesano Nico Piras, avvenuto quando stavano terminando i festeggiamenti di Cortes Apertas. Innanzitutto ha sospeso le manifestazioni civili previste per San Francesco, poi ha invitato pubblicamente l’autore dell’omicidio a costituirsi, a dimostrare di essere uomo assumendosi le sue responsabilità (cosa che è avvenuta), ma soprattutto ha proclamato il lutto cittadino. Quest’ultimo provvedimento era stato più volte invocato da L’Ortobene, sin dai tempi di Mons. Melis, in occasione dei fatti di sangue avvenuti nei nostri paesi. Si tratta di una scelta significativa per ricordare che uccidere è sempre gravemente sbagliato; un gesto che ferisce un’intera comunità, lacerandone i rapporti interni e proiettando di essa, all’esterno, un’immagine non certo attraente. Lula, con il suo sforzo encomiabile di riscatto, con le sue intraprese culturali (da stupore il suo Museo di Arte Contemporanea), con la scommessa cruciale sull’ET (Einstein Telescope) non merita di finire sulle pagine dei giornali nazionali ed internazionali come un paese a rischio ridotto di vivibilità.  

Con il lutto cittadino non si vuole santificare nessuno e tantomeno sostituirsi al compito degli inquirenti e dei magistrati. È un richiamo a rompere con la logica della violenza come soluzione dei diverbi e conflitti interpersonali ed è un metodo di pedagogia sociale per sottolineare che la vita di una persona ha un valore sacro. Gli omicidi accaduti quest’anno a Bitti, Orune, Fonni ed ora a Lula sono lì a ricordarci che lo spargimento di sangue non porta ad una ricomposizione sociale ma ad ulteriori dolori e lacerazioni.

Stiamo parlando di omicidi che non sono frutto di faide, almeno due riguardano conflitti famigliari: motivo in più per proclamare un lutto cittadino ed insegnare alle nuove generazioni quanto sia orribile la banalità del male. Dai nostri paesi, a causa delle faide, sono andate via intere generazioni; tema poco presente nelle analisi sullo spopolamento delle zone interne. Se ce ne andiamo via anche noi pervicaci e resistenti stanziali come possiamo pensare che arrivino altri ad abitare nei nostrani borghi?

Il sindaco Mario Calia ha fatto anche un’altra scelta meritoria: ha convocato il consiglio comunale in seduta straordinaria e pubblica per dare l’opportunità a tutto il paese di esprimersi su cosa bisogna fare. Una sorta di esame di coscienza collettivo, una riflessione popolare anch’essa, purtroppo, non di moda. Per chi muore sul posto di lavoro, cosa straziante e ferita sempre aperta, ci sono le manifestazioni sindacali. Giusto! Il sindaco di Lula ci ha ricordato altri tipi di morte, non meno strazianti e dolorose, da non archiviare senza interrogarci.

In conclusione, da un punto di vista sacerdotale, faccio mie le riflessioni del parroco di Lula, don Totoni Cosseddu, che così ha detto nella sua omelia per i funerali di Nico: «Siamo qui per dire a Dio che era un santo? Credo che nessuno di noi può dire di essere santo, però tutti desideriamo essere amati da Dio e salvati da Lui e Nico credeva fortemente in questo.

Perché ciò che ci salva non sono le cose buone o accettabili che facciamo ma ci salva il sangue di Cristo versato sulla croce e anche per Nico, come anche per il suo assassino, come per chi subisce e chi causa la morte, come anche per ciascuno di noi, come per chi soffre e sembra non avere conforto, Gesù ha versato il suo sangue sulla croce! Ai piedi di quella croce i suoi carnefici erano vicini ai suoi amici, a sua madre; i colpevoli vicino ai giusti e per tutti, per quelli che erano lì, per tutti noi, attraverso i secoli, dalla croce ha chiesto il perdono del Padre ottenendoci la salvezza!».


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