Maurizio Sirca
I nuovi sindaci, Sarule riparte da Maurizio Sirca
di Franco Colomo

25 Giugno 2024

6' di lettura

Maurizio Sirca, classe 1980, è il nuovo sindaco di Sarule. Dopo la vittoria del campionato di Terza categoria da allenatore della compagine locale inizia ora un campionato ancora più impegnativo, quello dell’amministrazione del paese.

Perché crede che i suoi concittadini abbiano premiato la vostra proposta politica?
«I cittadini sarulesi sapevano della competenza e dell’esperienza di chi era già stato assessore, c’erano i veterani ma soprattutto c’è stata una iniezione di gioventù che la gente ha letto come entusiasmo, forza ed energia nuova. Sappiamo che la fiducia si traduce immediatamente in responsabilità perché l’aspettativa è altissima. Consci di questo consenso vogliamo immediatamente metterci al lavoro senza promettere la luna ma lavorando per quello che abbiamo inserito nel programma elettorale».

Quali saranno le priorità della vostra amministrazione?
«Anzitutto dedicarci alla manutenzione ordinaria delle strade, di campagna, agro e urbano e procedere in modo che sia una viabilità sempre fruibile. Penso in particolare al mondo delle campagne dove vivono quasi la metà degli abitanti di Sarule. 

Oltre alle fasce disagiate per cui si potenzieranno tutti i servizi già in essere, ci interessa attivare un centro diurno per anziani che permetta l’aggregazione e lo integreremo anche con dei corsi dedicati all’apicoltura, viticoltura, apicoltura. Vogliamo gettare le basi per creare una cooperativa di comunità, unire la passione dei pensionati, degli hobbisti e la professionalità dei giovani per fare nascere nuove iniziative imprenditoriali. Sicuramente potenzieremo la campagna antincendi. A settembre, poi, con le scuole riattiveremo il consiglio comunale dei ragazzi dedicando loro un capitolo da bilancio per la gestione ordinaria, per organizzare delle gite, scambi culturali, acquistare attrezzature».

Da tempo fortunatamente le associazioni e anche i sindaci, va detto, danno esempio di buon vicinato con gli oranesi, su quali progetti può proseguire questa collaborazione?
«Con Orani i rapporti di buon vicinato sono sempre stati rispettati, a parte il folcloristico campanilismo dell’anno pari e dell’anno dispari per quanto riguarda la gestione della festa. Sicuramente avremo particolare attenzione perché abbiamo un territorio che condividiamo, soprattutto il monte Gonare su cui in questo momento c’è un grande progetto che troviamo in eredità dalla precedente amministrazione e che prevede il rifacimento de sa corte delle cumbessias. Manterremo il filo del dialogo, cercheremo anche di potenziarlo, i comitati di Gonare si parlano, interagiscono e così faremo anche con l’amministrazione comunale, con Marco Ziranu con cui, tra l’altro, ho un bel rapporto personale. Abitiamo a 4 chilometri e condividiamo un sito Sic, la spinta politica potrebbe portare ad averlo finalmente in gestione visto che ora è in capo alla Regione. Questo ci permetterebbe di potenziare i servizi, creare anche opportunità di lavoro, oltre ovviamente la ricettività turistica. Sarebbe il tempo di sanare anche un’anomalia e cioè quella che Sarule e Orani non fanno parte della stessa Unione dei comuni».

C’è una domanda personale che solitamente si fa alle donne e quasi mai agli uomini: come si conciliano famiglia, paternità, lavoro e passione politica (oltre che sportiva aggiungerei nel tuo caso)?
«Intanto a proposito di donne apro una parentesi: 5 candidate tutte elette significa che c’è un occhio di riguardo sulla questione non della rappresentanza femminile che si riduce alle percentuali, ma alla visione femminile del mondo e quindi dell’amministrare la propria comunità. Ne sono felicissimo, siamo 4 maschi e 5 donne, 2 saranno sicuramente in giunta quindi parità di genere ampiamente rispettata. Come faccio io da padre di famiglia di quattro figli? Tanta pazienza, ringrazio una moglie straordinaria, e l’affetto dei figli. La decisione di candidarmi è stata condivisa con loro, ci siamo fatti una bella chiacchierata, abbiamo parlato delle loro attività e dei miei possibili impegni: è stata una bella una bella esperienza, come una giunta familiare e alla fine è arrivata una delibera, mettiamola così.

Quanto alla passione sportiva avevo preso il patentino Uefa B – che permette di allenare dalla terza categoria fino alla serie D – durante l’ultimo anno di assessore allo sport perché mi attirava la possibilità di rapportarmi con i ragazzi, di provare a insegnare le cose a cambiare anche la mentalità dello spogliatoio. Mi hanno affibbiato la squadra e al primo anno, storicamente mai successo, siamo saliti di categoria. È stata una soddisfazione incredibile, poi vissuta proprio da sarulese dentro».

Tornando alla politica, per concludere, quello di Italia in Comune è un progetto che ha perso la sua spinta?
«È stato un progetto fortunato per l’idea che ha lanciato, nel 2016, coinvolgendo amministratori e sindaci di tutta Italia tra cui Federico Pizzarotti sindaco di Parma, Alessio Pascucci di Cerveteri, Damiano Coletta di Latina. Abbiamo fondato il partito, creato le strutture, abbiamo partecipato alle regionali e alle europee ma il colpo per noi è arrivato con il Covid perché tutte le strutture di vertice – segreteria, presidenza e addetti – erano composte da amministratori impegnati in prima linea. Ma c’è una riflessione che vorrei condividere: il civismo, di fronte a quello che ti dà la posizione politica precisa e chiara a un certo punto sbiadisce. Alla lunga serve la struttura partitica, politica, che ti dica da che parte stai, che cosa sei, perché il civismo né di destra né di sinistra regge fino a pagina 2, poi servono indirizzi chiari, prese di posizione, serve anche avere le correnti all’interno del partito che ti fanno discutere, rompere, fuoriuscire e rientrare. Quell’esperienza, ad ogni modo, mi ha segnato fortemente. Mi insedierò insieme ai miei colleghi il 21, proprio quando a Nuoro si ricorderà Michele Siotto, che per me è stato un compagno politico di un livello altissimo, un uomo straordinariamente dignitoso, umile, sempre disposto ad aiutare il prossimo. Desidero ricordarlo qui».

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