6 Ottobre 2022
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Quello di domenica 2 ottobre è un Angelus destinato ad entrare nella storia. Papa Francesco lo ha dedicato interamente alla situazione in Ucraina a termine della settimana che ha visto la dichiarazione unilaterale di annessione di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia alla Federazione Russa e, al tempo stesso, la riconquista ucraina di Lyman. Nel mentre soffiano forti i venti di guerra nucleare, con il leader ceceno Ramzan Kadyrov che chiede a Putin di utilizzare «bombe tattiche a bassa intensità».
Di fronte ad un simile scenario si è levato in piazza San Pietro il forte appello del Pontefice che ha nominato esplicitamente i destinatari: Putin, Zelensky e la comunità internazionale. «Il mio appello si rivolge innanzitutto al Presidente della Federazione Russa, supplicandolo di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte.
D’altra parte, addolorato per l’immane sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell’aggressione subita, dirigo un altrettanto fiducioso appello al Presidente dell’Ucraina ad essere aperto a serie proposte di pace. A tutti i protagonisti della vita internazionale e ai responsabili politici delle nazioni chiedo con insistenza di fare tutto quello che è nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso, senza lasciarsi coinvolgere in pericolose escalation, e per promuovere e sostenere iniziative di dialogo».
Bergoglio ha condannato «i fiumi di sangue e di lacrime versati in questi mesi. Mi addolorano le migliaia di vittime, in particolare tra i bambini, e le tante distruzioni, che hanno lasciato senza casa molte persone e famiglie e minacciano con il freddo e la fame vasti territori. Certe azioni non possono mai essere giustificate, mai!». Ha definito «angosciante» il fatto che «il mondo stia imparando la geografia dell’Ucraina attraverso nomi come Bucha, Irpin, Mariupol, Izium, Zaporizhzhia e altre località, diventate luoghi di sofferenze e paure indescrivibili».
Tuttavia, Francesco insiste sulla priorità assoluta di raggiungere una soluzione del conflitto in corso mediante un’azione diplomatica concreta. È per questo che si è rivolto anche a Zelensky indirizzandogli un «fiducioso appello» affinché possa dimostrarsi «aperto a serie proposte di pace» in nome dell’«immane sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell’aggressione subita». Dunque, il Papa ribadisce che quella ai danni di Kiev è un’«aggressione» ma chiede al presidente ucraino di lavorare per la pace. Sono parole importanti perché arrivano all’indomani di una dichiarazione video in cui Zelensky, commentando i referendum nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, aveva detto di rifiutare qualsiasi negoziazione con la Russia finché al Cremlino ci sarà Vladimir Putin.
Papa Francesco non è del tutto in sintonia con i governi dell’Occidente. Il suo appello alla pace ricorda Benedetto XV rimasto nella storia per la lettera ai capi dei popoli belligeranti con cui nel 1917 implorava la cessazione della Grande Guerra definita «inutile strage». Francesco mira ad una «pace stabile e dignitosa» che per essere tale non deve avere né vinti né vincitori. Forse proprio per questo i potenti della Terra accolsero con irritazione l’appello di Benedetto XV. Ed oggi quel copione sta per ripetersi.