10 Gennaio 2023
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Nuoro - «È stato il parroco di Lula don Antonio Cosseddu – ha detto Michele Carta – a chiedermi di scrivere questo libro perché, a differenza di quella di San Francesco, le storie degli altri santuari erano state già scritte. Non è stato un lavoro facile perché nonostante la documentazione in mio possesso fosse poca, io ero determinato ad inquadrarla in un contesto devozionale del culto francescano in tutti i paesi del circondario».
L’opera Il santuario di San Francesco di Lula, stampata dall’Associazione culturale Eschaton di Quartu Sant’Elena, è stata presentata il 30 dicembre nella chiesa del Rosario alla presenza dell’autore, relatori don Antonio Cosseddu e Francarosa Contu, coordinatore don Francesco Mariani. L’autore che già nel 2008 si era occupato del tema, partendo da un’analisi sul territorio e sulla popolazione, prende in esame le chiese urbane e rurali erette dai fedeli prima del XVII secolo, molte delle quali se ne sono perse le tracce, dedicando ampie pagine alla storia specifica del santuario di Lula.
Ampiamente documentato e corredato da un apparato iconografico molto suggestivo e di grande interesse, il testo è frutto di lunghe e scrupolose ricerche fatte nell’archivio storico diocesano di Nuoro e di Cagliari, nell’Archivio Segreto Vaticano e nell’archivio di Stato di Torino. Impossibile elencare tutto il lavoro dello scrittore fra carte, inventari, registri, libri e citazioni da lui presi in esame a partire dai documenti presenti nella Parrocchia di Lula dal 1954. Tutto è stato vagliato, perfino le diatribe campanilistiche fra le due comunità civili e religiose di Nuoro e Lula.
Francarosa Contu ha suggerito a tutti la lettura del libro perché «la documentazione prodotta dallo studioso è uno specchio all’indietro di tanti modi di vivere la vita sociale, comunitaria che tuttora riviviamo a Nuoro. Inoltre, attraverso i pochi documenti pervenuti, ci offre uno spaccato della vita vivacissima del tempo da cui si può dedurre che cosa fosse la realtà quotidiana».
La Contu ha spiegato anche come mai disponiamo di così poca documentazione. «È usuale – ha affermato -, perché le travagliate vicende del santuario con i rimbalzi di ipotesi di possesso e di giurisdizione nella gestione aveva naturalmente avuto una serie di altalenanti percorsi ed è ciò che l’autore mette in luce con oggettività. Michele Carta – ha aggiunto – è uno studioso delle vicende del passato della diocesi, archeologo di professione e accede agli archivi con la competenza di chi sa dare ai documenti una corretta lettura».
Perché tanta devozione attorno a San Francesco? Per Francarosa Contu la risposta sta nel motivo per cui lei si trova nel tavolo dei relatori. «Attraverso i miei studi – ha spiegato -, mi sono occupata dell’abbigliamento tradizionale e tutto quanto ruota intorno, se si legge il libro con la dovuta attenzione, vediamo come la gente che ci ha preceduto si riconosce in San Francesco. Tra l’altro, la versione che noi abbiamo è quella di San Francesco travolto dalle stimate, la sua iconografia varia ma il San Francesco nostro ha questa forma. Quindi c’è il travaglio dell’essere umano e chi non si riconosce in questo travaglio? La devozione è tanta perché tutti si riconoscono nell’uomo».
Per don Antonio Cosseddu, il libro di Michele Carta è stato «uno studio organico che fa luce su tanti aspetti noti e ancor più ignoti». Uno studio sapientemente strutturato di chi fa ricerca per affermare la verità sulla devozione, sulle vicende umane, su fatti e personaggi che si intrecciano nella storia di questo santuario.