26 Gennaio 2023
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Prima la cultura e l’altro arriverà di conseguenza. Questa la premessa spesso proclamata dalla politica; premessa-promessa però quasi sempre disattesa o relegata ad ultima posta dei bilanci e degli investimenti. Quando poi la cultura non è manipolata per essere screditata e degradata progressivamente … come avvenuto e avviene per la Scuola (che dovrebbe essere considerata il bene dei beni, il laboratorio della civiltà e della vita futura di ogni società). Essere bravi nelle aule scolastiche oggi è considerato quasi un demerito e una discriminazione nei confronti di chi non studia o di chi ha poca voglia di studiare.
Da oltre 20 anni ministri e funzionari, come mettessero mani su una macchina della quale non conoscono né meccanismi, né funzioni, né finalità, si avventurano in pseudo-riforme (da medagliette di latta per il proprio petto!) che si rivelano veri colpi di piccone. Tanto che ormai la più decisiva istituzione della società – e direi della vita umana che voglia perdurare fuori dalla foresta – è quasi rasa al suolo; basta notare le quotidiane notizie di imbarbarimento sugli insegnanti da parte di alunni e di genitori maldestri …
Il termine memoriaa questo proposito è emblematico.
Memoria minuitur nisi eam exerceas scriveva Cicerone. Se non la eserciti, la memoria diminuisce; e se lo fai a lungo la perdi del tutto.
Che cosa significa dimenticare la Storia? Significa perdere la maestra, la maestra per eccellenza dell’umanità. Certo, la storia riguarda il passato, ma quel passato è indispensabile, necessario al presente, ad ogni presente. Senza quel passato non capiamo quello che siamo, se ignoriamo il percorso non capiamo di essere qui.
In poche parole: ad ogni generazione che si affaccia alla vita, perché possa vivere degnamente in una comunità, devono essere assicurate le conoscenze di quanto le generazioni precedenti hanno elaborato e conquistato nel bene e nel male. E questa memoria è il pegno minimo, il prezzo per vivere all’altezza della propria comunità civile.
Il termine Comunità e l’aggettivo Comune hanno una radice latina molto precisa: Cum–munus (con un pegno). Ogni nuovo componente gode, insomma, dei beni della propria comunità con un dovere, un dono da dare, un debito da restituire.
La “memoria storica” ha il compito fondamentale di informare e formare a questo munus, a questo im-pegno, a questa restituzione.
Ecco perché la Storia è magistra vitae. In essa sono i nostri progenitori nel tempo passati e tra-passati a parlarci.
Ma la memoria è caduta in sospetto e il debito non è onorato. La svalutazione della memoria è evidente in tanta parte delle nostre scuole. Ripetizione noiosa, arida, inutile, dispersiva, improduttiva. Buttiamola fuori dalla scuola.
Mentre qui stiamo affermando il contrario. Chi non ha memoria non è attrezzato a vivere nel presente, si espone a ripetere i mali del passato, espone la comunità a grave pericolo.
Come agisce ad esempio chi non ha notizia (o non ha riflettuto a sufficienza) sugli orribili mali causati dal razzismo o dai gulag? Che succede a chi si dimentica del Nazismo. A chi non vede non vede in ogni sterminio l’impronta del nazismo?
Si pensi al travestimento semantico della lingua. Travestimento che oggi vediamo riapparire in modo sfacciato nella comunicazione mediatica e nei social, offensivo della più comune intelligenza. La falsificazione del bene fino a identificarlo col male stesso. Nel delirio nazista il linguaggio veniva avvolto di menzogna come in una nebbia:
numeri al posto dei nomi;
soluzione finale al posto della eliminazione fisica;
stazione Z invece che fossa;
il cielo per indicare il fumo della carne umana in uscita dai camini dei forni crematori…
E poi:
le camere a gas chiamate locali per la docce;
la selezione per le camere a gas accoglienza;
la gassificazione, disinfestazione,
il forno crematorio focolare.
Focolare: una spudoratezza inqualificabile.
Oggi succede che l’invasione con carri armati in pieno assetto bellico invece che guerra è obbligatorio chiamarla operazione speciale. L’atto contro ogni diritto internazionale consolidato viene chiamato liberazione. Una guerra di invasione di tipo nazista e genocida viene spacciata come un’operazione di liberazione dal nazismo.
A tal punto si camuffa il male, da spacciarlo come bene.
Cose già avvenute; da molti non riconosciute perché non ne hanno memoria. Perché chi di dovere non li ha adeguatamente istruiti.
Ecco il compito della scuola, della politica e della società in genere, perché non si ripetano più queste tragedie orrende.
Sappiamo bene che i genocidi in corso nel mondo sono più d’uno.
Tenere viva e fresca la memoria oggi è essenziale e urgente. Perdere la memoria è condannarsi a ripetere.
Coi media telematici subdoli e subliminali capaci di universale potere occulto, con le armi letali di immensa e raffinata potenza distruttiva disponibili, la ripetizione di una guerra mondiale oggi sarebbe una sicura apocalisse. Se è bastato Hitler, anche oggi anche oggi uno psicopatico (e ce n’è più d’uno a spasso sulla Terra) per avere la definitiva distruzione del mondo.
La pace non è mai acquisita, va ogni istante tessuta, curata e riconquistata.
Si vis pacem para bellum dicevano i Romani (se vuoi la pace prepara la guerra). Noi invece diciamo diversamente: Si vis pacem, para pacem. Se vuoi la pace, nondimenticareche con la guerra non ci sono vittorie o vincitori, ma tutto è perduto. Se vuoi la pace, devi preparare la pace: con il dialogo, la capacità critica, la cultura. Con una scuola e una politica adeguate al tempo che viviamo.