16 Novembre 2024
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La povertà non retrocede né in Italia né in Sardegna: è questo il primo dato che emerge dal XIX Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Sardegna della Delegazione regionale Caritas, presentato martedì 12 novembre in vista dell’ottava Giornata mondiale dei poveri che si celebra domenica 17.
Il contesto socio-economico
Nel corso del 2023 il numero di famiglie in condizioni di povertà assoluta è cresciuto a livello nazionale dell’1,4%, passando da 2.187.000 del 2022 a 2.217.000 del 2023: una cifra pari all’8,4% delle famiglie residenti, mentre era dell’8,3% nel 2022 (10,2% nelle Isole nel 2023). Il numero degli individui in condizioni di povertà assoluta è invece passato da 5.674.000 a 5.694.000, con un’incidenza della povertà assoluta individuale, del 9,7%, rimasta invariata. L’incidenza della povertà relativa familiare in Italia è cresciuta dello 0,5%, passando dal 10,1% del 2022 al 10,6% dell’anno seguente. La Sardegna si colloca al 7° posto in senso decrescente fra le regioni italiane con la più alta incidenza di povertà relativa: 15,9% (l’incidenza di povertà relativa individuale è del 19,4%; 14,5% a livello nazionale). Attraverso le fonti Istat è possibile affermare che nel 2023 si trovavano in condizioni di povertà relativa circa 118.000 famiglie sarde (erano oltre 109.000 nel 2022).
Gli effetti economici della crisi provocata dal periodo pandemico sembrerebbero quasi del tutto superati anche in Sardegna. I redditi e i consumi delle famiglie sarde, infatti, hanno continuato a crescere anche nel 2023, seppure a un ritmo più contenuto rispetto a un anno prima e soprattutto al 2021. L’aumento generalizzato dei prezzi ha tuttavia eroso il potere d’acquisto delle famiglie sarde, riducendo sensibilmente il reddito familiare in termini reali, in particolare sui consumi di beni alimentari e sulle spese per le utenze e l’abitazione. Pertanto, nonostante il leggero aumento dello 0,3% in valore della spesa mensile per consumi delle famiglie sarde, tale dato ha registrato una diminuzione di oltre 5 punti percentuali in termini reali a causa dell’inflazione. Nel 2023 la Sardegna ha continuato a registrare segnali positivi in tema di occupazione, con una crescita che è risultata più intensa rispetto al 2022, soprattutto per quanto riguarda la componente femminile. Meno intensa, tuttavia, è stata la crescita delle retribuzioni contrattuali rispetto alla media nazionale. Lo scenario demografico continua ad essere particolarmente negativo, con un andamento che, a lungo andare, provocherà inevitabilmente delle ripercussioni non solo sulla spesa sanitaria e assistenziale ma anche sul mercato del lavoro, in particolare sul versante dell’offerta.
Chi chiede aiuto alla Caritas
Nel corso del 2023 i Centri di ascolto Caritas della Sardegna, distribuiti nei 35 comuni coinvolti nell’indagine, hanno ascoltato – una o più volte – 10.919 persone portatrici di uno o più disagi a livello personale e familiare. Tale dato appare in crescita del 14,3% rispetto al 2022. Quanti sono transitati per la prima volta nei Centri di ascolto costituiscono il 32,3% del totale. Ai Centri di ascolto si sono rivolti in maggioranza cittadini italiani (67,8% in Sardegna e 41,4% a livello nazionale). Il maggior numero di persone ascoltate è associato alle classi dei quarantenni e dei cinquantenni, si tratta in maggioranza di non sposati e coniugati, persone che vivono con propri familiari o parenti.
La povertà educativa fra gli elementi di base della vulnerabilità sociale. Una quota pari al 77,8%, corrispondente a poco meno di quattro quinti delle persone ascoltate nel 2023, possiede un livello di istruzione basso o medio-basso.
La disoccupazione e il lavoro povero e precario fra le cause prevalenti di disagio. La maggior parte delle persone ascoltate nel corso del 2023 (una quota pari al 49,0%) ha dichiarato di trovarsi in una condizione di disoccupazione, vale a dire alla ricerca della prima esperienza lavorativa (inoccupati) o in cerca di una nuova occupazione a seguito di licenziamento o di conclusione contrattuale di un rapporto di collaborazione o di lavoro subordinato a tempo determinato (disoccupati in senso stretto). Fra i disoccupati vi sono soprattutto uomini (53,7%), di nazionalità italiana (65,5%) e con un’età media di 44,7 anni.
Prendendo in esame nel dettaglio la componente degli occupati (15,3%) e quella dei pensionati (12,4%) si giunge a oltre un quarto del totale (27,7%): una quota che sta a indicare come anche in presenza di una qualche fonte di reddito si fatica a far fronte alle normali esigenze della vita quotidiana.
I bisogni osservati
Nel corso del 2023 i problemi di natura economica e di lavoro hanno coperto complessivamente più della metà delle necessità registrate dagli operatori: si tratta di una quota che appare non molto diversa da quella registrata l’anno precedente (55,2%). I problemi economici dipendono essenzialmente dal possedere un reddito insufficiente rispetto alle normali esigenze della vita quotidiana (scuola, casa, alimentazione, spese sanitarie, ecc.), il che significa una difficoltà cronica a soddisfare con il reddito proprio e/o della famiglia bisogni di carattere ordinario (un disagio che rappresenta il 52,9% dei bisogni associati ai problemi economici). Risulta altrettanto importante il disagio manifestato da quanti hanno dichiarato di non possedere alcun reddito (pari al 33,4%); ugualmente significativo il dato riguardante l’indebitamento e la cattiva gestione del reddito (6,4%). Le domande di aiuto di questi ultimi anni hanno riguardato sempre più il pagamento di importi esorbitanti per spese energetiche e per l’uso dell’acqua, spesso con more o con costi associati al ripristino a seguito di distacco.
Le richieste
Anche nel 2023 i dati evidenziano una preponderanza di richieste di beni materiali (83,9%), registrando un incremento rispetto al 2022 di 3,5 punti percentuali. Le richieste di beni riguardano in particolare i pasti serviti tramite le mense, i viveri confezionati (oltre ai buoni pasto) e i prodotti alimentari conferiti tramite gli “Empori della Solidarietà” e a domicilio; ma anche i prodotti per i neonati, del materiale sanitario, i biglietti per il trasporto pubblico, i prodotti per l’igiene personale e domestica, attrezzatura, mobilio e strumenti per l’abitazione.
Le vulnerabilità degli stranieri nel corso del 2023
Le persone straniere, rispetto alle quali è stato possibile risalire al Paese d’origine, sono complessivamente 3.429. La maggior parte si è rivolta presso i Centri di ascolto della diocesi di Cagliari (una quota pari al 67,7%). Sono per lo più di sesso maschile (61,7%), hanno un’età media di 39,8 anni, sono per lo più coniugati (35,8%) e celibi/nubili (32,5%), vivono prevalentemente in nucleo con propri familiari e/o parenti (38,2%) e hanno un livello di istruzione mediamente più elevato rispetto ai beneficiari italiani. Provengono principalmente dal continente africano (nel 57,7% dei casi), in particolare dal Senegal, dalla Nigeria e dal Marocco (assorbendo insieme un terzo della totalità degli stranieri ascoltati nel 2023). La collettività ucraina assorbe il 10,1% collocandosi in terza posizione, mentre nel 2023 era al vertice della graduatoria.
Qualche suggerimento
La Delegazione regionale Caritas sottolinea la necessità di impegnarsi con rinnovata determinazione al fine di garantire migliori condizioni di vita alle persone e alle famiglie più fragili. Com’è stato posto in luce dal focus sulla povertà delle famiglie con minori in Sardegna contenuto in questo Rapporto, le misure pubbliche non sono ancora in grado di sostenere pienamente i genitori nel loro difficile e prezioso ruolo educativo e di cura. Si sottolinea poi l’urgenza di un rilancio in tempi brevi dell’Osservatorio regionale sulle povertà e di una sua convocazione sistematica, senza interruzione della continuità, dopo l’ultima riunione tenutasi il 16 febbraio del 2023.
La povertà delle famiglie con minori
La ricerca realizzata da Caritas Italiana insieme a Save the Children e confluita in due Report
Uno degli obiettivi della ricerca realizzata insieme a Save the Children è stato quello di esplorare le principali difficoltà dei genitori beneficiari della Caritas nell’accesso ai beni e ai servizi riguardanti i propri figli da 0 a 3 anni. Quelle più frequenti si registrano anzitutto nell’acquisto dei pannolini, tra gli stranieri appare molto più marcato il peso di alcune difficoltà per l’acquisto di alimenti per neonati, abiti per bambini, giocattoli e mobilio, per il pagamento dell’asilo nido o di altri spazi dedicati all’ospitalità dei bambini piccoli.
Un altro degli obiettivi della ricerca è stato quello di approfondire le principali rinunce a cui vanno incontro i beneficiari intervistati in virtù della loro genitorialità. La tipologia di rinuncia maggiormente rilevata dai genitori beneficiari riguarda le opportunità formative e lavorative, le quali non possono essere fruite proprio perché non si sa a chi affidare i bambini; tale situazione accomuna i due terzi degli intervistati (66,0%), soprattutto tra le mamme italiane (68,8%) e quelle straniere (67,9%).
L’indagine ha inteso esplorare anche il tema delle reti territoriali di sostegno, vale a dire le strutture di supporto formali e informali per le famiglie con figli piccoli, a disposizione nelle comunità locali. Tra i beneficiari Caritas la prima rete di supporto indicata coincide con le associazioni di volontariato, dalle quali ammette di essere supportato il 30,0% del totale. Il sostegno fornito dalle associazioni di volontariato riguarda per lo più gli aiuti alimentari, i prodotti per l’infanzia, le spese legate all’abitazione e i contributi economici per far fronte alle necessità della vita quotidiana.