L’accesso all’acqua, un diritto
Il progetto. Acqua pulita dalla Sardegna all’Uganda: una storia di cooperazione decentrata
di Sara Porru

23 Marzo 2023

5' di lettura

Nuoro - “E.Wa.s. Soluzioni per l’ambiente e per l’acqua” è il progetto coordinato dal Comune di Nuoro per aumentare l’accesso all’acqua sicura delle popolazioni del Distretto di Adjumani, in Uganda. Nel corso del 2022, infatti, è previsto l’allestimento di un prototipo di laboratorio di analisi delle acque, la promozione di attività per migliorare la consapevolezza sulle sfide globali intorno alle risorse idriche e il miglioramento della loro gestione grazie alla condivisione di buone pratiche e linee guida.

L’Amministrazione comunale nuorese sta lavorando a questo progetto in sinergia con un composito partenariato pubblico-privato: autorità ugandesi, Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione dell’Università degli Studi di Sassari (NRD – Uniss), con l’Enas – Ente Acque della Sardegna, una ONG sarda, Associazione Deborah Ricciu Espandere Orizzonti (DREO), col co-finanziamento della Presidenza della Regione Autonoma della Sardegna – Direzione Generale – Servizio Rapporti Istituzionali.

La Regione Sardegna da tempo, infatti, si è dotata di una normativa in materia di cooperazione internazionale decentrata, per portare avanti, cioè, interventi a opera delle Autonomie locali (Regioni, Province, enti locali) in partenariato con omologhe istituzioni di Paesi in via di sviluppo. La dotazione è avvenuta ad opera della Legge 11 aprile 1996, n. 19 “Norme in materia di cooperazione con i Paesi in via di sviluppo e di collaborazione internazionale”, attraverso la quale sono stati cofinanziati già circa un migliaio di progetti nel Sud del mondo e non solo.

Ma perché parlare di acqua diventa sempre più cruciale? Un dato su tutti: ancora 1 persona su 3, a livello globale, non ha accesso a fonti d’acqua sicure, cioè, al netto di una crisi idrica globale, sono oltre 2 miliardi di persone ad essere escluse da un consumo di acqua sicura, numero in crescita a causa del cambiamento climatico e dell’aumento demografico (Dati OMS, 2022).

La comunità internazionale da tempo ribadisce l’urgenza di intervenire più tempestivamente: non a caso, in occasione della giornata mondiale dell’acqua 2023, che ricorre il 22 marzo, “accelerare il cambiamento” è l’appello lanciato dall’Onu (https://www.worldwaterday.org). 

In effetti, la tempestiva risposta alla crisi idrica globale è fondamentale. L’Uganda ne è ben consapevole e affronta queste sfide con non poche difficoltà. Rifugiati e comunità locali faticano ad accedere a fonti d’acqua affidabili e gestite in modo sicuro nel Paese. Si stima che ben 38 milioni di ugandesi, l’83% della popolazione, non possa contare su acqua sicura e servizi igienici adeguati (Dati Un-Water, 2022). In più, il Distretto di Adjumani, nel nord-ovest del Paese, è un’area ricca di risorse idriche ma non efficientemente controllate. Le analisi dei campioni destinati all’uso umano, ad oggi, sono effettuate solo nella capitale Kampala ogni 3 mesi circa.  È evidente come la distanza fisica del laboratorio, le infrastrutture stradali precarie e la cadenza trimestrale dei controlli non siano caratteristiche idonee ad arginare il rischio di diffusione di malattie ed epidemie veicolato da acque contaminate. Durante il viaggio dei campioni mandati in analisi al Sud del Paese, può scoppiare un’epidemia di colera o le persone potrebbero contrarre altre malattie quali tifo o poliomelite veicolate da acqua ad uso umano non sicura.

Il Distretto di Adjumani poi fa i conti con un’altra grande sfida: il flusso di rifugiati. Secondo l’aggiornamento rilasciato il 28 febbraio 2023 dall’Unhcr, l’Uganda continua a ospitare oltre 1.5 milioni di rifugiati. Solo Adjumani conta una popolazione di oltre 209.000 rifugiati, di cui l’85% sono donne e bambini primariamente provenienti in gran parte dalla Repubblica Democratica del Congo, scossa dal violento conflitto del Nord Kivu e dell’Ituri, e dal Sud Sudan, ancora instabile.
A fronte di questi dati, l’Uganda è il Paese dell’Africa sub-Sahariana col maggior numero di rifugiati, e politiche di accoglienza tra le più aperte al mondo. I rifugiati co-esistono con la comunità locale in villaggi, ovvero insediamenti informali, e non in campi profughi o strutture dove vengono privati di diritti e libertà. I rifugiati in Uganda accedono a pressoché tutti i servizi aperti ai cittadini, facendo sì che il Paese segua un approccio alla crisi migratoria che promuove inclusione e dignità delle persone, e offre importanti prospettive di dignità e auto-resilienza.

L’Amministrazione comunale nuorese si è detta soddisfatta di portare avanti E.Wa.S., progetto di piccole dimensioni, ma di fondamentale importanza perché è azione pilota di un intervento auspicabilmente più ampio in un contesto ricco di sfide e opportunità. Il Comune, tramite questa e altre iniziative può attestare il suo crescente impegno alla promozione di un modello di sostenibilità anche oltre i propri confini territoriali, affinché tutti possano accedere ad acqua sicura e strutture igienico-sanitarie adeguate entro il 2030 (Obiettivo 6 – Agenda 2030 dell’Onu), nella convinzione che l’efficientamento del ciclo idrico giochi un ruolo centrale per il superamento di fame, calamità, malattie e per la promozione di uguaglianza di genere, occupazione, istruzione e processi di pace.


Sara Porru segue E.Wa.S. per il Comune di Nuoro. È stata in Uganda dal 25 febbraio al 3 marzo scorso per la prima missione in loco insieme a: Amedeo Fadda (Enas); Fabiola Podda (esperta in cooperazione internazionale); Marco Sechi (RaS); Roberto Schirru (Dreo); Quirico Migheli (NrD – UniSs). Quest’ultimo è l’autore della foto scattata presso un pozzo meccanico sito nel Distretto di Adjumani

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