11 Maggio 2023
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La Cisl ha depositato presso la Corte di Cassazione la proposta di legge di iniziativa popolare sinteticamente denominata “Partecipazione al Lavoro”, ed ha avviato una campagna di raccolta firme su tutto il territorio nazionale. Si tratta di una proposta coraggiosa che affonda le sue radici nella storia di questo sindacato, nella dottrina sociale della Chiesa e nella Costituzione. Stavolta non ci sono di mezzo slogan di richiamo, triti e ritriti, bensì un nuovo modello economico.
La Cisl dichiara di voler attuare l’articolo 46 della Costituzione che sancisce il diritto dei lavoratori a partecipare alla gestione dell’impresa, in armonia (e non in contrapposizione) con le esigenze della produzione. Ad oggi mancano Leggi che regolino nel dettaglio questo diritto.
L’obiettivo del sindacato guidato da Luigi Sbarra è quello di «favorire una svolta nell’economia del Paese, grazie a un diverso rapporto fra lavoratori e imprese pubbliche e private. Senza imporre nulla per legge, ma valorizzando gli accordi contrattuali», spaziando dalla semplice informazione ai dipendenti alla codecisione sull’organizzazione del lavoro, dalla partecipazione agli utili a quella al capitale delle aziende, fino all’ingresso dei rappresentanti dei lavoratori nei consigli delle società.
La proposta è composta da 22 articoli suddivisi in 9 titoli ed ha l’ambizione di «cambiare profondamente il modello economico e promuovere in Italia la partecipazione e la democrazia economica, come diritto fondamentale dei lavoratori e dei cittadini, leva per uno sviluppo socialmente sostenibile». Nella presentazione si citano almeno 40 esempi di gruppi grandi e medi – da Luxottica a Piaggio a Leroy Merlin per fare solo tre nomi – nei quali negli ultimi anni si sono consolidate esperienze diverse di partecipazione contrattata tra sindacati e imprenditori. Per la Cisl ora si tratta di estendere e generalizzare queste esperienze, di farle diventare la normalità delle relazioni sindacali, di spingere verso una partecipazione lavoratori-imprese sempre più efficace e caratterizzante, tale da rendere concreta una maggiore democrazia economica nel nostro Paese.
“Partecipazione al lavoro” fa ritornare alla mente quanto scriveva Giovanni Paolo II, nel 1981, nella sua enciclica Laborem exercens. Parlava di «proposteriguardanti la comproprietà dei mezzi dilavoro, la partecipazione dei lavoratori alla gestione e/o ai profitti delle imprese, il cosiddetto azionariato del lavoro, e simili. Indipendentemente dall’applicabilità concreta di queste diverse proposte, rimane evidente che il riconoscimento della giusta posizione del lavoro e dell’uomo del lavoro nel processo produttivo esige vari adattamenti nell’àmbito dello stesso diritto della proprietà dei mezzi di produzione».
Infine c’è da sottolineare che l’iniziativa della Cisl viene dal basso, da un sindacato e non dai partiti o dal Parlamento. Motivo in più per aderire alla raccolta delle firme.