Eleonora Angheleddu
«L’immaturità politica non giova alla città»
di Franco Colomo

12 Giugno 2023

7' di lettura

Nuoro - Il 4 novembre 2022, all’indomani della nascita dell’intergruppo in Consiglio comunale, il sindaco ha ritirato le deleghe a Eleonora Angheleddu, unica esponente in giunta del gruppo “Italia in comune”. Da allora l’ex assessora non ha mai espresso il proprio punto di vista, lo fa ora per la prima volta.

Cosa è successo a novembre dell’anno scorso?
«Che il coinvolgimento di tutti i gruppi di maggioranza non poteva più essere differito, che non si potevano più ignorare le criticità evidenziate dai gruppi consiliari. È successo che a un certo punto, come in tutte le amministrazioni, era necessario un tagliando sulle azioni che ogni assessore e gruppo di maggioranza stava portando avanti. Io per prima ho chiesto di essere sottoposta a una verifica. Purtroppo quello che è mancato è stato il coinvolgimento, il confronto e il riconoscimento del fatto che tutti eravamo un tassello importante. Personalmente non rimpiango niente, mi prendo le mie responsabilità, perché chi amministra sbaglia, penso di aver dato alla città tutto quello che potevo dare. La questione della composizione della giunta è frutto delle scelte politiche del Sindaco».

Cosa vostro avviso non andava bene in quel momento?
«La mancanza di dialogo. La scarsa e in alcuni casi totale assenza di comunicazione tra i gruppi di maggioranza. Il limitato approfondimento dei temi, la mancanza di autocritica, il mettersi in discussione. L’affrontare i problemi con determinazione, con sensibilità e velocità diverse».

Su cosa si doveva accelerare e si doveva cambiare nell’azione amministrativa?
«Insieme agli altri due gruppi di maggioranza abbiamo scritto un documento, dove abbiamo evidenziato le criticità e offerto soluzioni. Al Sindaco e a tutti i colleghi di giunta a un certo punto abbiamo detto “facciamoci un esame di coscienza, la città non sta bene”. Stavamo affrontando il periodo post-pandemico e una crisi economica e sociale gigantesca, avendo davanti tre anni di mandato, ci dovevamo fermare e dire dove si poteva migliorare. In più uscivamo dalle celebrazioni per il 150° anniversario dalla nascita di Grazia Deledda con dei risultati imbarazzanti,senza nessuna ricaduta economica sul territorio. Sono tutte cose che abbiamo messo per iscritto cercando più volte il confronto con il sindaco ma questo confronto purtroppo non c’è stato. Abbiamo volutamente riportato anche alcune questioni che riguardavano le mie deleghe. Penso ad esempio alla situazione di Prato sardo che doveva essere affrontata in maniera diversa, all’infinta incertezza di alcuni sul subentro del Comune nella gestione dall’area, ai rapporti con la Regione che curava il Sindaco, e a quei temi come la sanità e i trasporti per i quali chiedevamo al Comune capoluogo di essere più presente. All’indomani della conferenza stampa, con il clima che si era creato, era quasi naturale che io venissi epurata dalla giunta monocolore, il sindaco in solitaria con i consiglieri della sua lista ha deciso che il secondo gruppo di maggioranza non facesse più parte del governo della città».

Quindi l’ha deciso lui?
«Assolutamente. Per far parte di una maggioranza ci deve essere il coinvolgimento nel processo decisionale. Se non permetti agli altri tre gruppi di maggioranza di avere una rappresentanza nell’esecutivo, vuol dire che non sei più interessato al coinvolgimento delle altre forze nell’azione politica e amministrativa».

C’è chi ha visto anche una personalizzazione dello scontro tra il sindaco e il presidente dellassemblea.
«Io continuo dire che è una semplificazione giornalistica. È una lettura facilissima però errata e la trovo anche offensiva verso le persone che costituiscono il nostro gruppo politico. Le ambizioni in politica non sono un male, chi fa politica ha delle ambizioni, chi più chi meno, a diversi livelli. Il partito “Italia in Comune” è un gruppo, non esistono personalismi, le candidature sono state condivise, gli esponenti democraticamente eletti. Io non rappresentavo me stessa, il Sindaco non ha mandato via l’assessora Angheleddu, lui ha mandato via una parte della sua maggioranza».

Però anche il gruppo politico strada facendo ha avuto alcune defezioni.
«All’interno del nostro gruppo c’è sempre stata libertà e autonomia. Succede come in tutte le famiglie che alcune cose non vadano bene e ci si scopre su posizioni diverse, che si cambi idea. La Boeddu non l’abbiamo proprio conosciuta, lei è entrata con noi nel periodo delle elezioni ma con noi non ha mai fatto vita di partito. Con la Boi c’era un percorso importante dal mandato precedente, parte della “Città in Comune” è confluita nel nostro gruppo. Evidentemente avevano trovato delle affinità, presumo, sul modo di agire e di pensare. Dopo aver scritto il documento dell’intergruppo ed esserci posti in determinati modi con il Sindaco, pensando di essere gli alleati di fiducia che hanno il dovere di consigliare e prendersi le proprie responsabilità, la Boi da capogruppo e prima firmataria del documento, ha fatto un passo indietro, scegliendo di essere rappresentata in giunta da una persona a lei vicina non eletta, ha deciso di non continuare nell’azione, che aveva come unico obiettivo quello di dare una scossa all’azione amministrativa, senza nessun altro fine». 

Adesso quali sono le prospettive del gruppo e cosa pensate possa succedere da qui alla fine del mandato?
«Conosciamo esattamente tutto ciò che succede all’interno dell’amministrazione, o meglio conoscendolo fino a novembre, non ci possiamo permettere di fare un’opposizione fine a se stessa. Non la chiamerei neanche “opposizione” ma un’azione critica che vigili e sia da stimolo sui temi. I punti che abbiamo evidenziato al sindaco nel documento resistono come obbiettivo. Da novembre registriamo un ulteriore rallentamento, perdite di finanziamenti, cantieri abbandonati, perdita di entusiasmo. Oggi percepiamo chiusura e mancanza di ascolto. Stiamo ancora aspettando un’azione coraggiosa verso la sanità, i trasporti, le infrastrutture, l’economia, il verde urbano che è stata una delle cose alla quale mi sono dedicata maggiormente e su cui registro una trascuratezza oggettiva, nonostante i progetti approvati e finanziati sino al 2022».

Questo rallentamento a cosa lo imputate? 
«Credo che una maggioranza debba avere una composizione diversificata e rappresentare la volontà degli elettori. Oggi abbiamo una giunta senza contraddittorio, dove tutti sono allineati, dove si è deciso di condannare le diversità di opinione e di conseguenza rifiutare stimoli e sollecitazioni. 

Ha qualcosa da rimproverare al suo gruppo?
«Assolutamente no».

A questo punto è ipotizzabile una ricucitura per un eventuale collaborazione futura oppure le strade si sono divise ormai definitivamente?
«Oggi abbiamo una visione della città diversa, diversità data dalle scelte. Trovo che l’immaturità politica non giovi alla città. Quando vengono a mancare le basi fondamentali della democrazia e della rappresentanza non possiamo più stare dalla stessa parte». 

Quale messaggio mandare alla città.
«Occupiamoci di Nuoro, della Sardegna, torniamo alla politica, usciamo dai personalismi e dal delirio populista, ripartiamo dalle scuole di politica, c’è tanto bisogno di lealtà e onestà, di tutti quei valori che dovrebbero contraddistinguere la dialettica politica. Raccontare di aver gettato alle ortiche il governo di una città con un progetto politico importante e nel 2015 alternativo, perché due persone non vanno d’accordo, è una narrazione falsa e inconcepibile da parte mia e di “Italia in Comune”».

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