30 Maggio 2023
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Nel 2019 Coldiretti fu la prima a denunciare una presenza anomala di cavallette nel territorio di Sarule, «allora – ricorda Alessandro Serra, direttore dell’associazione per Nuoro e l’Ogliastra – si parlava di un areale che interessava circa duemila ettari. Facemmo una serie di valutazioni evidenziando come il problema fosse legato da una parte ai cambiamenti climatici e dall’altra allo spopolamento e al conseguente abbandono del territorio, dal momento che gli insetti trovano terreno fertile, mi si passi il termine, proprio nei terreni incolti e non lavorati. Dopo quella denuncia e dopo che noi abbiamo coinvolto l’università si è fatto passare il tempo senza agire. Da parte nostra avevamo chiesto una unità di progetto mentre l’area colpita raggiungeva intanto i 30mila ettari nel 2021. Ora, purtroppo, è impossibile quantificare l’estensione delle zone coinvolte».
Negli ultimi mesi l’intervento di Regione e Laore; è dello scorso 17 maggio un’entusiastica nota dell’assessore all’Agricoltura Valeria Satta: «La gestione dell’emergenza cavallette messa a punto dalla Regione e dall’Agenzia Laore è ottimale e sta proseguendo secondo gli obiettivi prefissati: ce lo confermano gli esperti della Fao che il prossimo 29 maggio verranno in Sardegna a valutare personalmente l’andamento del lavoro e poter così rafforzare questa preziosa collaborazione». Di fronte a queste parole e vedendo la situazione sul campo «non possiamo tacere – attacca Serra -, tra l’altro nello stesso comunicato dell’assessore un passaggio recita “stiamo gestendo il ritardo accumulato nei tempi passati”: io ci vedo un’ammissione di colpa, giustamente stanno ammettendo di non aver fatto nulla, di aver sottovalutato le denunce degli allevatori e di Coldiretti, di aver sottovalutato le istanze dei produttori e delle amministrazioni comunali. Intanto il problema coinvolge un territorio sempre più vasto e aziende che da cinque anni attendono ristori. In un contesto come questo la Regione non ha trovato di meglio che attaccare l’università, delegittimando la scienza, e vedo che si stanno scaricando responsabilità anche sui sindaci mentre nessuno ha mai impedito ai tecnici di entrare nei terreni per disinfestare. La verità è che si è perso solo tempo».
Da subito l’intervento proposto era quello agronomico, arature anche abbastanza superficiali avrebbero permesso di portare le uova, deposte a pochi centimetri di profondità, all’aria aperta dove sarebbero state distrutte dagli agenti atmosferici. Certo – riconosce Serra – non si può intervenire a tappeto ma «dove non arrivano i tecnici si fa fare direttamente agli allevatori indennizzandoli o intervenendo con farmaci dove possibile. Ora vedo che si sta cambiando strategia, si fanno dei trattamenti ma poi non si va a vedere che effetto ha fatto». Gli stessi numeri del monitoraggio regionale fanno intendere che in una buona parte delle aree segnalate non si sia ancora intervenuti con la disinfestazione. Anche su questo aspetto il direttore di Coldiretti Nuoro – Ogliastra è netto: «Si sono spesi soldi e tempo per localizzare, georeferenziare e mappare le zone, questo doveva consentire di parametrare il personale dedicato e le attrezzature, oltre alle sostanze da utilizzare. Oggi invece – dice Serra -, dopo un paio d’anni di studi si dice che si è sottostimato il problema e che servono più uomini, materiali e mezzi: ma allora questi studi come sono stati fatti? È paradossale».
Oltre al danno economico – conclude Serra – c’è anche un aspetto sociale: «Non credo che per gli abitanti di questi paesi sia bello sentire che i loro sono definiti “i paesi delle cavallette”, non può essere questa l’immagine che diamo all’esterno».