Dai Paesi - Oliena
Francesco, Paolo e Nina Puddu insieme a mamma Luisa
L’unione familiare supera ogni difficoltà
Nina Puddu racconta la storia dell’azienda che produce vini e salumi: «Nostro padre ci ha sempre educato al lavoro»
di Franco Colomo

8 Maggio 2023

5' di lettura

Oliena - L’intuizione di un padre, l’importanza dei legami familiari, la passione per il lavoro che aiuta a superare anche il lutto. Quella della famiglia Puddu di Oliena è un po’ la storia di un amore, quello che unisce in casa come quello che si esprime la terra. C’è anche un po’ di Nuoro in questo racconto che parte da Ponte di ferro, vicino alla chiesa delle Grazie. Nel suo bar Giovanni Antonio, “Nenneddu”, Puddu si fa conoscere per il panino con prosciutto e gorgonzola, già da allora produceva salumi in casa e iniziava a interessarsi di vini: «Nostro padre era un “illuminato” – ricorda la figlia Nina – e aveva uno spirito imprenditoriale non comune». La storia cambia negli anni Settanta, quando Nenneddu acquista la vigna: «Nel 1976 insieme alla moglie Luisa Goddi l’impianto del vigneto, 30 ettari di Cannonau a corpo unico in località Orbuddai. Negli anni Ottanta si affianca anche il salumificio. Noi figli – da Paolo, che è nato nel ’67, Salvatore nel ’69, io nel ’76 e Francesco nell’81 -, abbiamo sempre respirato l’aria di lavoro e vissuto l’unione familiare grazie all’aiuto che tutti davano all’azienda, dai nonni agli zii». Questa è un po’ la forza dell’azienda, fino ad oggi, riconosce Nina: «Quando si è uniti si riesce a raggiungere anche dei buoni risultati. Negli anni ’90, dopo gli studi – prosegue il racconto – tutti quanti abbiamo cercato di contribuire nel mandare avanti l’azienda e mano a mano ci siamo ritagliati i nostri spazi all’interno in base anche alle nostre attitudini. Francesco si occupa della fase produttiva, io della parte commerciale, Paolo di quella amministrativa. Salvatore era il responsabile della cantina». Tra il giugno 2007 e il gennaio 2008 due lutti colpiscono la famiglia, vengono a mancare prima Salvatore e poi il capostipite Nenneddu. «Ci siamo guardati e ci siamo detti: adesso che si fa? Adesso si va avanti, come abbiamo sempre fatto. Mio padre ci ha sempre educato al lavoro – sottolinea Nina – e all’unione nei momenti belli come in quelli brutti. Questo ci ha fatto andare avanti».

Da allora l’azienda ha aumentato notevolmente il proprio mercato e nel contempo si sono aggiunti alla famiglia una ventina di persone che lavorano in azienda, dall’enologo a chi si occupa della commercializzazione. Prima dei risultati raggiunti – racconta ancora Nina – la cosa bella è «la sinergia che c’è con i collaboratori, lo spirito che abbiamo voluto “inculcare” alle persone che lavorano con noi: capire che si è su un’unica barca e che si va avanti remando tutti nella stessa direzione». 

E così che la barca ha preso il largo. Per i vini il mercato sardo è quello principale, dal 2020 l’azienda si è affacciata su quello nazionale ma si arriva anche in Europa, negli Stati Uniti e in Australia, non resta che affacciarsi ai paesi asiatici. Il riscontro è positivo, in termini di numeri e di qualità di prodotto anche grazie alla filosofia adottata in cantina. «Abbiamo capito che il Cannonau è molto versatile – spiega Nina -, lo puoi fare rosso come si è sempre conosciuto perché la buccia e rossa; ma è un’uva dalla polpa bianca, se togli la buccia il vino è bianco. Poi sono nati i progetti del rosato e dello spumante rosè. Il top è rappresentato dal rosso dedicato a Nenneddu e Salvatore, “Pro vois”, prodotto dall’uva delle vigne vecchie». Ed è anche quello che ha ottenuto più riconoscimenti.

Per quest’anno si sta organizzando un evento per celebrare le trenta vendemmie dalla prima volta in cui si è imbottigliato, è il vino che Nenneddu aveva chiamato Oliena. Per l’occasione verrà riutilizzata l’etichetta da lui creata nel 1992.

L’altro ramo della produzione dell’azienda è rappresentata dai salumi. «Abbiamo proseguito mantenendo una linea artigianale, di lavorazione fatta a mano – dice ancora Nina – scrupolosa, non cercando di imitare i grandi salumifici nella quantità ma cercando di fare un lavoro coerente con quello che era il credo di babbo: la qualità».

In definitiva la soddisfazione non manca, nonostante i tempi difficili. «Siamo orgogliosi e soddisfatti – conclude Nina – mantenere un’azienda di queste dimensioni non è semplice. Il Covid ci ha tagliato le gambe, è arrivato proprio quando stavamo vivendo un bel momento. Abbiamo però tirato avanti nonostante le difficoltà, le abbiamo sempre conosciute. Andiamo avanti con fiducia e lavorando bene. Come abbiamo sempre fatto e cercando di fare sempre meglio». 

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