17 Gennaio 2022
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Il caso di Mamoiada ha riacceso il dibattito intorno alla valorizzazione dei beni culturali in generale, alla gestione di musei e siti archeologici in particolare. Da un lato ci sono le cooperative che rivendicano un ruolo fondamentale per la nascita e crescita di istituzioni che prima non esistevano o non riuscivano a incidere nel tessuto sociale edeconomico di un territorio, dall’altro le esigenzedelle amministrazioni pubbliche, i bandi, i tempi della burocrazia. Oltre alle coop ci sonoesperienze di felici partenariati pubblico privato come nel caso delle fondazioni o ancora piccoli esempi di gestione quasi “familiare”. Di tutto ciò cerchiamo di dare conto in questo Focus raccontando esperienze diverse con la voce dei protagonisti. Vale la pena di ricordare, infine, che in Consiglio regionale giacciono due proposte di legge che hanno – tra gli altri – il fine di“regionalizzare”i lavoratori del settore culturale: la numero 424 dell’11 maggio 2017 (XV legislatura) a firma di Sabatini, Pinna, Comandini, Dedoni, Marras, Zedda e la numero 10 presentata il 22 maggio 2019 (attuale legislatura) dai consiglieri Marras, Cossa, Salaris, Satta, quest’ultima copia quasi fedele della precedente. Entrambe propongono l’istituzione di una Fondazione, i primi la chiamano“Sardegna beni culturali”, i secondi“Beni culturali della Sardegna (Siendas)”. Entrambe si occupano della disciplina regionale in materia di valorizzazione dei beni culturali, luoghi e istituti della cultura proponendo di modificare la legge regionale 20 del 20 settembre 2006. I contributi: