15 Febbraio 2022
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Tutti in piedi per il discorso del secondo giuramento di Sergio Mattarella a Montecitorio, anche chi non lo ha votato. «Grazie per la fiducia accordatami per la seconda volta», ha esordito il Capo dello Stato tra calorosi nuovi applausi. «Ritorno dunque di fronte a questa Assemblea, nel luogo più alto della rappresentanza democratica, dove la volontà popolare trova la sua massima espressione». Il Presidente ha detto di aver ricevuto una chiamata inattesa, «a cui non posso sottrarmi» perché di mezzo c’è un’emergenza «sanitaria, economica e sociale». La guerra al Covid durerà, per questo è importante la vaccinazione. Le attese del paese «sarebbero state fortemente compromesse dal prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni, le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese impegnato a uscire da una condizione di grandi difficoltà». La priorità politica è ovvia: concretizzare «un’agenda legata agli impegni di Next Generation Eu». Da qui il riferimento al governo Draghi, «nato in emergenza e che sta ponendo le basi per superarla». Ma all’esecutivo ha rivolto un rimprovero: «Quel che appare necessario – nell’indispensabile dialogo collaborativo tra governo e parlamento è che – particolarmente sugli atti fondamentali di governo del paese – il parlamento sia posto sempre in condizione di poterli esaminare e valutare con tempi adeguati. La forzata compressione dei tempi parlamentari rappresenta un rischio non certo minore di ingiustificate e dannose dilatazioni dei tempi». C’è dunque la riaffermazione della centralità del Parlamento ed una critica neanche tanto velata al sistematico ricorso ai decreti presidenziali che di fatto esautorano Camera e Senato. Il presidente della Repubblica, nonché guida del Csm, ha parlato anche della magistratura, «elemento fondamentale del sistemacostituzionale e della vita della nostra società.Mi preme sottolineare che un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia. Per troppo tempo è divenuta un terreno di scontro che ha soventefatto perdere di vista gli interessi della collettività». «Nella salvaguardia dei principi, irrinunziabili, di autonomia e di indipendenza della magistratura, uno dei cardini della nostra Costituzione, l’ordinamento giudiziario e il sistema di governo autonomo della magistratura devono corrispondere alle pressanti esigenze di efficienza e di credibilità, come richiesto a buon titolo dai cittadini». «È indispensabile – ha aggiunto il capo dello Stato – che le riforme annunciate giungano con immediatezza a compimento affinché il Consiglio superiore della Magistratura possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare, superando logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono rimanere estranee all’Ordine giudiziario. Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore». Mattarella ha ricordato che «in sede di Consiglio Superiore ho sottolineato, a suo tempo, che indipendenza e autonomia sono principi preziosi e basilari della Costituzione ma che il loro presidio risiede nella coscienza dei cittadini: questo sentimento è fortemente indebolito e va ritrovato con urgenza. I cittadini – ha concluso – devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario. Neppure devono avvertire timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la doverosa certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone. Va sempre avvertita la grande delicatezza della necessaria responsabilità che la Repubblica affida ai magistrati. La Magistratura e l’Avvocatura sono chiamate ad assicurare che il processo riformatore si realizzi, facendo recuperare appieno prestigio e credibilità alla funzione giustizia, allineandola agli standard europei». Bei richiami, ma Mattarella era ed è presidente del Csm e qualcosa in più per riformare la giustizia poteva e può farla. Quanto alla centralità del Parlamento non è certo con premier tecnici che la si garantisce. © riproduzione riservata