28 Gennaio 2021
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È un anno certamente surreale, inutile dire quanto abbia messo in difficoltà la stabilità dei singoli e quella delle relazioni, ancor più se pensiamo alle fragili relazioni di giovani che proseguono, dopo la Cresima, un cammino ecclesiale. Nonostante tutto, nel nostro gruppo giovani, abbiamo tenuto acceso dentro di noi il desiderio di partire, abbiamo tenuto viva la vocazione a camminare insieme tra giovani e con i più giovani. Per questo con tutte le difficoltà, specie quelle di riprendere relazioni umane e dirette, interrotte nel marzo scorso, abbiamo ripreso le nostre attività. Nel rispetto delle norme è ripreso il percorso di catechesi settimanale dei ragazzi che si preparano a ricevere, con un anno di ritardo, il Sacramento della Confermazione e di coloro che hanno deciso di ritornare a frequentare la parrocchia. Abbiamo ripreso semplicemente la presenza alla Messa domenicale e piccoli momenti di preghiera e di formazione dei responsabili ed educatori. Non è stato semplice. Non è semplice. Inutile nascondere che abbiamo registrato abbandoni di piccoli e grandi, inutile nascondere che la fede di alcuni è stata tanto sballottata da essere smarrita o accantonata, che percepiamo la paura dei genitori, la sofferenza dei ragazzi, la nostrastessa sofferenza per il non poterci trattenere a chiacchierare, a giocare dopo gli incontri e dovertutto rimandare alle sedi virtuali delle chat e dei social. Ognigiornocièrichiesto maggior sforzo di quello che, forse, in altri anni avremmo dovuto applicare ma in definitiva, tra le tante difficoltà, vogliamo vedere ciò che di positivo resta ossia la necessità, se non l’obbligo, di uscire dagli schemi, di sperimentare, di rinnovare e ricercare nuovi percorsi, metodi o linguaggi. Tutto certamente resta sempre messo costantemente alla prova dalla situazione, dalle quarantene preventive o meno ma, parlo per i giovani responsabili che con me condividono quotidianamente questo nuovo anno, ci siamo messi una regola ed abbiamo fatto una scelta: ci siamo imposti di esserci, con tutte le cautele e le prudenze, di andare avanti anche solo per un ragazzo, anche solo per una persona, anche solo per noi stessi, anche se con difficoltà e con fatica scegliendo, si, di correre un rischio per il valore di ciò in cui crediamo, per il senso di quello che facciamo. Abbiamo scelto magari di rinunciare a qualche amico, a qualche uscita, al caffè al bar ma abbiamo accettato di correre il rischio per andare a Messa, per incontrare i ragazzi, per continuare a camminare un po’ insieme. Nel nostro piccolo e perché non vogliamo perdere la speranza, siamo contenti di essere presenti, semplicemente. Samuel Mura Responsabile Oratorio Sacro Cuore, Nuoro
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I giovani dell’oratorio Sacro Cuore
In questo periodo così particolare, così inaspettato, che nessuno certamente dimenticherà mai, tutti abbiamo bisogno di trovare nuovamente la propria strada. Ci siamo trovati persi, con una vita nuova e sconvolta, che se in un primo momento non sembrava appartenerci, ora abbiamo voglia e, allo stesso tempo, paura di lasciare andare. Io per prima ho avuto bisogno di trovare dei pilastri per affrontare questa situazione e li ho trovati nella mia famiglia, nei miei amici, ma soprattutto nella Chiesa e nel mio gruppo giovani dell’Oratorio. Essere responsabile di un gruppo mi ha spinto ad essere speranzosa e forte, non solo per me, ma anche per i ragazzi che, comprensibilmente, vivono nella paura e non sanno che fare. Perciò posso dire, nel mio piccolo, che il mio servizio, in questo momento così particolare, aiutando ed incontrando gli altri, sta profondamente aiutando anche me. Federica Mattana Mi è stato chiesto, basandomi ovviamente sul momento storico così importante che stiamo attraversando, quali siano i miei bisogni di giovane donna adesso. Dopo un’esitazione iniziale, posso forse dire che ora, in primis, abbiamo bisogno di speranza per guardare con serenità il presente e con attesa fiduciosa il futuro. Come seconda cosa credo ci sia bisogno di leggerezza, non una frivolezza insulsa ma leggerezza intesa come momento di pace in cui i pensieri negativi, i bollettini, le ansie, le rinunce, le distanze, le paure, i morti, il pericolo e tutto quello che così tanto ci martella ultimamente, per un po’ non affollino più la mente. Per quel che mi riguarda direttamente, forse, posso dire, che in tante rinunce, la mia unica liberazione da tanti pensieri è l’Oratorio, il ritrovarci ed accompagnarci comunque. Già, speranza e leggerezza forse, per me, stanno lì col nostro obiettivo: rendere più sereno questo momento, che sia con le riunioni o con le semplici attività. A momenti, mi rendo conto, non è semplice guardare oltre, salvarci dalla monotonia di tutti i giorni, ma credo che l’unica cosa che possiamo fare sia lasciarci prendere da ciò che potremo fare di nuovo, da ciò che ci sarà di bello quando sarà passato questo momento di prova per tutti. Martina Filigheddu Io mi posso semplicemente definire un ragazzo che ama lo sport. Questa pandemia ha cambiato ogni aspetto delle vite di tutti e ha toccato la mia in tanti aspetti inclusa la mia passione. Sottovalutato forse da molti, lo sport è per noi divertimento e distrazione dal mondo esterno, io stesso quando mi trovo in campo dimentico tutti i problemi, gravi e meno gravi, riesco a liberare la mente, concentrarmi e divertirmi. Ovviamente ora che tutto questo è stato bloccato abbiamo dovuto rivisitare il nostro modo di allenarci, mentre prima non era obbligatorio il distanziamento, ora invece possiamo fare solo esercizi individuali a un metro l’uno dall’altro. Senza parlare poi delle attese partite di ogni weekend, che prime fra tutti, nonostante le iniziali regole, sono state sospese. Questo ha avuto ed ha un forte impatto sulla vita di tutti i giorni. Ma sono convinto che tutto ciò non deve comunque fermarci, se amiamo il moto ed il movimento libero possiamo farlo, all’interno anche delle nostre piccole case o meglio ancora nei pressi delle nostre abitazioni. Come tanto altro, anche questo, che sembra banale, a volte, lo dimentichiamo e ci concentriamo su ciò che non possiamo più fare piuttosto che su ciò che invece possiamo, abbiamo o siamo. Così, nonostante manchino gli allenamenti, manchino gli amici, manchi la squadra possiamo continuare a muoverci, avere uno stile di vita sano, a prepararci per la ripresa, per la prossima partita, perché, anche se non sappiamo quando verrà, certamente ci sarà. Gabriele Nieddu © riproduzione riservata