12 Settembre 2023
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Venti nazioni del mondo, con la presenza di 115 giovani, si sono incontrate all’Istituto dei missionari Salesiani di Cagliari, per una esperienza di volontariato nelle opere-segno della Caritas regionale. Il servizio è stato svolto nelle mense, nei dormitori per i senza fissa dimora, negli oratori, nei centri di accoglienza e presso le famiglie rom di Selargius, San Sperate, Quartu Sant’Elena.
Un gruppo di giovani italiani e stranieri del Centro di accoglienza Sai, accompagnati da Anna Corsi referente dello sportello immigrazione della Caritas diocesana di Nuoro, ha prestato il proprio servizio con grande impegno e atteggiamento gioioso, tipico dei ragazzi.
Le giornate hanno favorito l’accoglienza e l’amicizia, superando le barriere linguistiche e geografiche. Momenti di preghiera e canti hanno scandito le giornate prima delle attività. Al pomeriggio alta formazione con testimoni impegnati nel campo della solidarietà.
In particolare sono stati significativi l’incontro con sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Baturi, che ha risposto alle domande dei giovani che chiedevano verità e ascolto, e quello con i giovani del centro di accoglienza per tossicodipendenti “L’Aquilone” di Assemini che hanno organizzato una bellissima festa con canti, balli e Agape finale.
Intenso e indimenticabile è stato l’appuntamento, nell’asilo della Marina, antico quartiere di Cagliari, con suor Rina, vincenziana, che ha raccontato l’esperienza di due consorelle. Suor Giuseppina Nicoli e suor Teresa Tambelli svolsero la loro missione con “Is picciocus de is crobis”, bambini poveri e malnutriti. Essi trovarono accoglienza e aiuto da parte delle religiose. Ai piccoli furono garantiti il cibo, la scuola ma, soprattutto, l’insegnamento della dottrina cristiana.
L’esperienza del Campus internazionale di volontariato ha favorito nei giovani la capacità di spendersi per gli altri, scoprire la bellezza del dono gratuito di se, l’impegno per un mondo più giusto e fraterno.
I partecipanti hanno sperimentato una convivenza diversa, creando i presupposti per quello che don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta, chiamava l’Onu dei popoli. “Orizzonti comuni” nel segno dell’impegno e dell’amicizia tra i popoli.