27 Gennaio 2021
4' di lettura
Coronaversus. Poeti sardi al tempo della pandemia, edizioni L’Ortobene, è la silloge curata da Luciano Piras che raccoglie 62 poesie di 54 autori della nostra Isola. Il ricavato della vendita di 400 copie numerate a mano, stampate con il contributo delle Acli di Nuoro, sarà interamente devoluto a favore della Caritas diocesana di Nuoro. Per Luciano Piras, giornalista sensibile e attento alle tematiche sociali, autore di diversi libri e caposervizio della Nuova Sardegna – Nuoro e Oristano, questo impegno vuole essere non soltanto un atto d’amore e di generosità verso i bisognosi e gli ultimi, ma anche un omaggio alla casa madre L’Ortobene. A noi piace ricordarlo quando, giovane aspirante giornalista appena quindicenne, ha mosso i primi passi nella nostra redazione dedicandosi per diversi anni con passione e maestria alla stesura dei pezzi di cronaca dal suo paese Lodè, non ancora consapevole che dell’arte dello scrivere avrebbe fatto la sua ragione di vita, la sua futura professione. La raccolta da lui curata comprende per la maggior parte componimenti in lingua sarda, ma anche in lingua italiana. Versi che rispettano il rigore metrico e versi liberi nei quali la parola è una forma autentica e misteriosa di linguaggio poetico e il filo sottile che intreccia il tessuto delle parole è dato dal brusco cambiamento epocale del confinamento. Poesia che parla al cuore di tutti come una mano tesa e nel silenzio si carica di invocazioni, di messaggi di fede e di fratellanza, per noi lettori percorsi di speranza e di rinascita. Poesia che si fa storia in quanto l’intento dell’autore è quello di ricordare il momento terribile del dilagare del Covid 19 quando l’umanità ha dovuto cambiare le sue regole di vita e nulla sarebbe stato più come prima.
Luciano, come è nata questa idea? «Durante il primo lockdown che ha avuto inizio il 7 marzo 2020, nel mio blog@ddurudduru ho ricevuto numerose poesie di gente che chiusa in casa ha dato vita a questa forma d’arte e dietro suggerimento di alcuni amici ho pensato di raccoglierle in una antologia. È nata così in me l’idea di una iniziativa solidale pienamente condivisa dai poeti interessati, entusiasti di parteciparvi e di destinare l’eventuale guadagno ad un’opera di bene».
La raccolta comprende tutte le poesie pervenute? «Quasi tutte. La scelta è stata dettata dal tema strettamente legato alla pandemia. Alcune sono opere di vera poesia mentre altre sono sperimentali, comunque ho ritenuto giusto di non escluderne alcuna perché tutte dettate dalla speranza di riprendere in mano la propria vita».
Quale messaggio hai voluto veicolare? «Il messaggio principale è quello solidale. Chi è più fortunato deve correre in aiuto di chi ne ha bisogno. La cosa straordinaria è che per la prima volta 54 poeti contemporanei viventi, giovani e meno giovani, si ritrovano tutti insieme accomunati a scopo benefico».
Cosa unisce questi poeti oltre il tema della pandemia? «Il filo della speranza. C’è una luce che resta sempre accesa, sia essa fede religiosa o qualcos’altro, Nonostante il dramma, resta viva la speranza per un futuro migliore: “Ata a finire / ata a colare” è il mantra di tutti i poeti».
Poesia lirica, attuale, impegnata socialmente e anche politicamente nel senso nobile della politica, quali sentimenti traspaiono dai versi? «La paura è sempre presente, paura della solitudine non tanto della morte. Tuttavia nei versi domina una visione positiva della vita perché nessuno cede alla rassegnazione».
Tu che nelle poesie, e non solo, hai il privilegio di essere allo stesso tempo osservatore, testimone e portavoce di una esperienza così triste e dolorosa come la pandemia, come hai vissuto quei momenti? «Posso ritenermi fortunato perché essendo responsabile di due redazioni, in continuazione mi spostavo per lavoro. Tuttavia a casa lasciavo un figlio e una moglie, i genitori, ho due fratelli medici che lavoravano e tuttora lavorano in prima linea. Comunque sono i bambini la categoria che più di tutti pagherà lo scotto di questa restrizione».
Cosa ti ha colpito di questa esperienza? «La solidarietà delle persone che si mettono a disposizione di altre persone. C’è molto cuore, non è vero che siamo una società di egoisti, è vero il contrario invece. I poeti lo hanno dimostrato».
© riproduzione riservata