31 Maggio 2023
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Contestare e dissentire non è solo un diritto, spesso è anche un dovere. Purché tutto avvenga dentro un contesto di legalità e democrazia, con regole uguali per tutti. È una cosa ovvia, elementare, ma non funziona così quando prima viene la propria visione del mondo e poi la realtà. Cerco di spiegarmi meglio.
“Il fatto non è previsto come reato”: così il tribunale di Nuoro ha assolto Emanuele Carta, Antonio Carta, Domenico Carta e Silvio Goddi, pastori accusati di blocco stradale durante la protesta del latte sulla statale 131 dcn al bivio di Lula del 13 febbraio 2019. La procura aveva chiesto la condanna a otto mesi perché i quattro «con bidoni e non con il proprio corpo per circa mezz’ora hanno fatto un blocco che ha creato disagi, le strade parallele erano libere ma non conosciute». In pratica, avevano sversato i bidoni del latte mettendoli di traverso sulla strada. Ebbene, questi pastori non hanno ricevuto nessuna solidarietà da parte di alcune forze politiche. Per quattro anni sono rimasti con l’ansia di una sentenza e con gli oneri dovuti agli avvocati. C’è da puntualizzare che la protesta di questi pastori è stata ben diversa da quella di chi, per la medesima causa, ha usato violenza contro i conduttori dei mezzi di trasporto del latte o rovinato le loro autobotti. Non a caso ci sono processi separati.
Capita ora di leggere, ogni giorno, delle prodezze degli eco-vandali che per rivendicare la protezione dell’ambiente imbrattano opere d’arte, statue, palazzi, bloccano il raccordo anulare di Roma, impediscono l’ingresso in un museo. L’intento può essere nobile ma le modalità decisamente no. Una cosa è sversare sulla strada del latte che l’indomani non c’è più, altra cosa verniciare un monumento la cui ripulitura costa 200 mila euro. Due capitoli decisamente diversi.
Eppure c’è chi fa l’occhiolino non agli eco-pastori ma agli eco-vandali. L’esempio emblematico, mi dispiace scriverlo, è il Pd. In Sardegna, per i pastori, nel migliore dei casi è stato tiepido; con gli eco-vandali nazionali invece simpatizza e pure oltre. Subito dopo il blitz compiuto alla fontana di Trevi, la segreteria del partito aveva detto: «Questi ragazzi vanno ascoltati». Dopo la deturpazione della facciata di Palazzo Vecchio a Firenze, col sindaco Nardella imbufalito, aveva sentenziato: «Pur non potendo condividerne il merito, capiamo la rabbia e la preoccupazione dei giovani attivisti». E ci sta anche. Ma protestare contro il governo che ha inasprito le norme per i vandalismi compiuti in nome dell’ambiente, è ipocrisia. Parlare di “sorveglianza repressiva“, è quantomeno esagerato. E le esagerazioni non vanno bene, da qualunque parte provengano. Sia che si tratti di negare la parola alla ministra Eugenia Roccella, alla Fiera del Libro a Torino, e sia si tratti di lordare la casa di Alessandro Manzoni a Milano o la statua bronzea di Grazia Deledda a Nuoro.