4 Marzo 2022
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Diana, originaria della Repubblica Autonoma Udmurta (parte della Federazione Russa nel territorio alle porte della Siberia), è sposata con un giovane nuorese. Attualmente i due vivono a Budapest. Queste sono le sue parole.
Io vengo dalla Federazione Russa, ma non sono russa. Tutta la mia famiglia vive in Russia. I primi sentimenti che ho provato quando sono venuta a conoscenza di questa notizia sono stati di incredibile terrore e di enorme vergogna, di vergogna per il mio paese. Per il mio paese e per il presidente che io non ho scelto e non ho votato. Sino all’ultimo ho pensato che le voci che si dicevano erano un bluff di Putin. Adesso non so come guardare negli occhi i miei amici ucraini. Ma io li sostengo, anche andando a manifestare davanti all’edificio dell’Ambasciata Russa. I miei genitori in Russia vivono molto lontano, in un villaggio di provincia. Non hanno una buona connessione internet e per questo non hanno accesso a media alternativi. Loro vedono gli avvenimenti solo attraverso il prisma dei canali ufficiali. Questi canali, dal 2014, hanno trasmesso in continuazione talk show e trasmissioni che hanno rafforzato la tensione fra Russia e Ucraina. Proprio per questo i miei genitori adesso non capiscono, non sanno se credere alla televisione o a me. Per questo, per spiegare loro meglio questa situazione, ho condiviso con loro dei link a dei media indipendenti, dai quali possano sapere come stanno effettivamente le cose, senza ricevere informazioni che sono passate attraverso la censura. Così possono essere cose reali. Cerco di fare un paragone con la Seconda Guerra Mondiale. Quando cominciò quella guerra, tutti i sovietici odiavano tutti i tedeschi. Pensavano che tutti i tedeschi fossero nazisti. Adesso gli ucraini pensano la stessa cosa, che tutti i russi li stiano attaccando. Pensano che l’aggressione di Putin e del governo sia l’aggressione di tutto il popolo russo. Dopo questo paragone, hanno iniziato a capire la situazione un po’ meglio. Anche al tempo della Seconda Guerra Mondiale c’erano dei pacifisti o delle persone che non erano d’accordo con la guerra di Hitler. Loro personalmente sanno che non vogliono la guerra, perché hanno pena di questi ragazzi giovani. Durante il nostro ultimo incontro su Skype hanno detto che un ragazzo di vent’anni che vive nella nostra stessa via, dopo aver terminato il servizio militare, ha deciso di entrare nell’esercito come militare di professione, l’autunno scorso. La loro famiglia non è molto ricca, e gli hanno proposto un contratto abbastanza vantaggioso. È andato per un anno, per guadagnare. E io ho molta paura che adesso possa capitare in questo macello, a causa dei soldi che sperava di ottenere con un anno di paga. E se gli succede qualcosa, sarà una catastrofe mostruosa per la loro famiglia, perché un suo cugino più grande ha combattuto nella Guerra di Cecenia è lì l’hanno ucciso. Cioè, saranno già due morti in una famiglia sola, in due diverse guerre putiniane. È già troppo.
- L’immagine:
L’illustrazione di Gianluca Costantini per la campagna di mobilitazione per promuovere l’apertura di tavoli di dialogo tra le comunità ucraine e russe presenti in Italia. La campagna è stata condivisa con le oltre cento associazioni riunite nell’Alleanza “Per un Nuovo Welfare” e le organizzazioni del Comitato editoriale di Vita. Ne è nato anche un istant-book “Letture per la Pace” per animare i tavoli della pace che si apriranno grazie all’iniziativa. Il libro è scaricabile gratuitamente a questo link.