28 Settembre 2023
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Noi sardi abbiamo una doppia carta di identità: nazionalisti folklorici ed ibridi dinanzi ai poteri reali. Da una parte parliamo (e quanto ci piace parlare! in fardetta o in cravatta) di autonomia speciale, autogoverno, indipendenza, autodeterminazione ecc. Dall’altra parte subiamo ed ingoiamo di tutto e di più, in ogni campo del vivere e del persistere. Come sempre, siamo sudditi e scambiamo la servitù con l’illusione di una padronanza del passato, presente e futuro.
Lo spunto per riflettere sulla nostra condizione servile e coloniale viene dalle trattative in corso per il candidato Presidente del prossimo Consiglio Regionale. A Pontida (non in Sardegna) Salvini annuncia che Solinas sarà ricandidato presidente. Lo ha deciso lui anche se il centrodestra isolano non lo vuole. In un bar di Roma si incontrano Elly Schlein e Giuseppe Conte per approvare l’alleanza del campo largo sardo e mettere in pista per la presidenza Alessandra Todde. Insomma non è in Sardegna che si decide chi debba essere la guida del governo regionale. Stessa cosa accade quando si tratta di designare i candidati per le elezioni politiche ed europee. I partiti isolani, per buona parte, appaiono eterodiretti e più sensibili alle indicazioni continentali che alle istanze locali. Agiscono per delega d’oltre mare. Decenni fa, nel collegio senatoriale di Nuoro, la direzione nazionale della Dc voleva candidare Giuseppe Petrilli (presidente dell’IRI). Il partito provinciale notificò a Roma l’astensione dal voto. E l’avrebbero fatta sul serio se Roma non avesse cambiato registro. Oggi le segreterie nazionali fanno e disfano a loro piacimento ed i loro rappresentanti stanziali chinano reverenzialmente il capo.
Stessa cosa accade quando si parla di energie rinnovabili. Una multinazionale indonesiana, con il placet di Roma, decide di realizzare in Sardegna un parco eolico o fotovoltaico magari nelle coste o in una zona di alto valore archeologico ed ambientale. I Comuni interessati non sanno nulla, non sanno che l’Isola è stata destinata a diventare il grande parco delle rinnovabili per tutta l’Italia. Dopo le servitù militari, ambientali, industriali e agricole ora arrivano quelle energetiche. Da esse non abbiamo nessun guadagno ma solo la devastazione del territorio. Scelte maturate altrove senza uno straccio di interlocuzione con le comunità interessate.
Abbiamo uno Statuto autonomistico ma nessuna autonomia reale nei settori strategici, compresi la scuola ed i trasporti. Anzi, stiamo per cedere la gestione degli aeroporti isolani ad un fondo di investimento che si chiama F2i (sicuramente serio ma non sardo). Insomma, in Sardegna comandano tutti tranne che i sardi, la quasi totalità dei quali non sa neanche quali siano i progetti, loro riguardanti, inseriti nel PNRR. Dopo secoli di colonizzazione la storia continua: cambia il linguaggio ma non la sostanza. Dopo aver venduto le coste per lo svago dei padroni italiani ed esteri, che vi costruiscano ville faraoniche per il loro soggiorno, non ci resta che vendere l’anima.