Referendum, per cosa si vota
di Redazione

7 Giugno 2022

3' di lettura

Domenica 12 giugno, contestualmente a molte elezioni amministrative, si voterà per un referendum abrogativo che ha ad oggetto cinque quesiti sulla giustizia promossi da Lega, Radicali e da nove consigli regionali.

Si tratta di quesiti riguardanti l’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità a seguito di condanna penale (Legge Severino); limitazione delle misure cautelari; separazione delle funzioni dei magistrati; eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm; diritto di voto degli avvocati nei consigli giudiziari.

La Corte Costituzionale ha invece giudicato inammissibile il quesito sulla “responsabilità diretta dei magistrati”, in quanto l’eventuale approvazione del quesito avrebbe comportato non un’abrogazione “bensì un’innovazione giuridica”.

Incandidabilità dopo la condanna

Il referendum chiede di abrogare la parte della Legge Severino (L. 190/2012) che prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, membri del Governo, Consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali nel caso di condanna per reati gravi.

Custodia cautelare durante le indagini

Il quesito mira a limitare l’abuso delle misure cautelari (carcerazione preventiva, arresti domiciliari, divieto di dimora ecc.), prevedendo la possibilità di limitare la libertà personale per il rischio di “reiterazione del medesimo reato” solo in caso di gravi delitti legati all’uso di armi o di altri mezzi di violenza personale o diretti contro l’ordine costituzionale ovvero delitti di criminalità organizzata.

Separazione delle funzioni

Questo quesito del referendum mira ad abrogare le norme che consentono ai pubblici ministeri di diventare giudici ed ai giudici di diventare pubblici ministeri. Si tratta di una questione non totalmente sovrapponibile al dibattuto tema della separazione delle carriere che comporterebbe due binari paralleli (due concorsi, due consigli differenti, etc.), ma che necessiterebbe di una riforma costituzionale. Il superamento della facoltà del magistrato di cambiare funzione (attualmente questo è possibile per quattro volte, ma già con la riforma Cartabia i passaggi diventano solamente due), consentirebbe una maggiore terzietà nel processo penale limitando la possibilità di influenzare reciprocamente le carriere tra giudici e Pm.

Valutazione degli avvocati sui magistrati

Il quesito è volto a consentire agli avvocati, parte di Consigli giudiziari, di votare in merito alla valutazione dell’operato dei magistrati e della loro professionalità. La misura rientra già nella riforma Cartabia, ma solo nei casi in cui il Consiglio dell’Ordine abbia segnalato comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare.

Riforma Consiglio Superiore della Magistratura

Si chiede che non ci sia più l’obbligo di un magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al Consiglio superiore della magistratura. L’obiettivo è quello di contrastare il potere delle correnti togate all’interno dell’organo di autogoverno.

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