Da sinistra la vicepresidente e la presidente del Comitato mamme nuoresi Antonella Bassu e Sara Guiso
Rette asili: «Un tavolo tecnico con il sindaco»
di Franco Colomo

21 Maggio 2022

4' di lettura

Nuoro - Solo un anno fa il Comune di Nuoro entrava a far parte della rete dei “Comuni Amici della famiglia” che in Sardegna vede Alghero come capofila e alla quale aderiscono venti città. Il “Comune amico della famiglia” – come descritto nel protocollo d’intesa tra Regione, comuni e Provincia autonoma di Trento – deve soddisfare alcuni requisiti tra i quali programmazione e verifica, servizi alle famiglie, tariffe, ambiente e qualità della vita, comunicazione. Ebbene, stando alla cronaca delle ultime settimane, questi obiettivi sembrano lontani dall’esser stati raggiunti, almeno per quanto riguarda la vicenda delle rette degli asili nido comunali.

Agli aumenti, comunicati alle famiglie a giochi fatti, è seguita la protesta delle mamme che hanno simbolicamente protestato portando davanti al Palazzo civico i passeggini vuoti prima di interrompere la seduta del Consiglio comunale nella quale si discuteva il bilancio. Ma questo, per quanto “improvvisato”, è stato solo l’ultimo dei tentativi portati avanti dalle mamme – nel frattempo riunitesi in un Comitato – di interloquire con l’amministrazione dopo che un precedente incontro con l’assessore ai Servizi sociali Fausta Moroni non aveva portato ad alcun risultato.
«Credo di aver assistito alla sagra delle versioni in tutte le salse – commenta sarcastica la presidente del comitato delle mamme Sara Guiso –, siamo partiti dall’ipotesi di copertura degli aumenti attraverso i bonus regionali e Inps ipotizzata dall’assessore Moroni fino ad arrivare al Prestito d’onore», quest’ultima avanzata dal sindaco Andrea Soddu. L’idea è stata «lanciata così – prosegue la presidente del Comitato – dopo una nostra improvvisata al Consiglio comunale che discuteva l’approvazione del bilancio che tra l’altro prevedeva da parte delle famiglie un versamento di 300mila euro in più rispetto all’anno precedente. I bonus Inps e regionale sono finalizzati a far fronte alle esigenze familiari e non per aiutare a sistemare il bilancio comunale».
Mentre il giornale va in stampa non c’è ancora una data per il consiglio comunale ad hoc richiesto dalle opposizioni, il Comitato delle mamme ha richiesto intanto via Pec una convocazione al sindaco: «Aspettiamo il tavolo tecnico, vogliamo che il sindaco presenzi, in caso contrario non ci presenteremo. L’assessore ha già cambiato troppe versioni, lui ci ha messo la faccia e lui deve rispondere. Noi – sottolinea Sara Guiso – non abbiamo bisogno di prestiti per pagare gli asili dei nostri bambini, lo possiamo fare ma deve essere un contributo equo e giusto, conforme alla tasca di ognuno. Nel mio caso dovrei anticipare 544 euro per due bambini. Noi lavoriamo in due ma non guadagniamo miliardi. Per famiglie monoreddito che magari riescono a tirare avanti anche con lavori saltuari, anticipare 272 euro diventa pesante. Vogliamo conoscere i dettagli tecnici di questo Prestito d’onore e poi risponderemo di conseguenza».

La sensazione è che con il suo intervento il sindaco abbia voluto placare gli animi: «Non siamo 4 mamme disperate che si accontentano della prima risposta, siamo ben organizzate, molto documentate, vogliamo risposte chiare, certe, non fumo negli occhi».
L’assessore Moroni ha parlato di un miglioramento dei servizi: «Intanto una nuva gara d’appalto richiede almeno un anno, il miglioramento poi è relativo – sostengono le mamme –, da settembre casomai peggiorerà visto che si è tolto il tempo normale sino alle 13.30 e il sabato all’asilo “Primi passi”».
Benché l’intera opposizione abbia sposato la protesta delle mamme, il Comitato sgombera subito il campo da qualsiasi illazione su presunti fini politici: «Ce ne guardiamo bene – dice Sara Guiso – ho quattro figli e lavoro otto ore al giorno, non ho tempo di fare politica. Per correttezza dico che quando ho saputo della delibera sull’aumento non ho contattato i consiglieri di opposizione, ho chiamato il vicesindaco che ha il bambino in classe con mio figlio anche perché nella delibera di giunta c’era anche il suo nome, il voto era unanime. Lui ha detto di non saperne nulla».

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