Dati societari
L’Ortobene
Piazza Vittorio Emanuele 8
08100 Nuoro
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Autorizzazione del Tribunale
di Nuoro n. 35/2017 V.G.
CRON. 107/2017 del 27/01/2017
C.F. 93003930919
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
Gli interferenti endocrini (IE) sono sostanze potenzialmente in grado di danneggiare la salute alterando il sistema endocrino. Tale sistema è coinvolto nella regolazione di varie funzioni (metabolismo, comportamento, riproduzione, immunità) ed è formato da ghiandole endocrine che producono ormoni. Questi, come per es. l’insulina, gli ormoni sessuali, la melatonina, circolando nel sangue e legandosi a recettori specifici posti sulle cellule bersaglio ne influenzano il funzionamento.
Gli IE sembrano essere in grado di mimare o bloccare l’azione degli ormoni andando a legarsi ai loro recettori presenti sulle cellule, “imbrogliandole”. Gli IE sono tanti, possono essere di origine naturale, come i fitoestrogeni contenuti in alcune piante (nella soia) o di origine sintetica, prodotti dall’uomo. Eccone alcuni: pesticidi, prodotti di combustione dei rifiuti plastici (es. diossina), additivi della plastica come ftalati (presenti nel PVC, ma anche nei cartoni per cibo da asporto, in alcuni smalti per unghie, vernici) e bisfenolo A (usato in recipienti per uso alimentare e nel rivestimento interno di molte lattine per alimenti e bevande). Ancora: gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) presenti nel fumo di sigaretta, negli scarichi delle auto, ma anche nella carne alla griglia o cibi affumicati; l’acido perfluoroctanico (PFAS) costituente del rivestimento delle pentole anti-aderenti e altre sostanze derivanti da processi industriali o dallo smaltimento dei prodotti per la pulizia (industriali o domestici) non a norma.
Gli IE possono essere presenti anche nei giocattoli, mobili e cosmetici ed è quindi molto facile entrarne in contatto. Inoltre poiché sono in grado di accumularsi nell’acqua, nel suolo e nei cibi, possono persistere nell’ambiente, causare una esposizione prolungata, con danni spesso non visibili nell’immediato. Queste sostanze possono essere inalate, assorbite con la pelle e poiché entrano nella catena alimentare, finire sulla nostra tavola. Tra i cibi, le principali fonti di IE, sembrano essere carne, pesce, in particolare di animali “grandi” (più grandi sono, più cibo mangeranno e più IE accumuleranno nel corso della loro vita), latticini e uova. Anche il tipo di cottura è importante: affumicatura, grigliatura e arrostimento sembrano rendere il cibo più ricco di IE.
Nell’uomo gli IE sembrano essere coinvolti nella genesi di tumori, malformazioni congenite, alterazione del sistema immunitario e malattie metaboliche. Ecco alcuni consigli per ridurre l’esposizione agli IE. Non riutilizzare recipienti monouso in plastica, non usare padelle antiaderenti se il rivestimento interno è rovinato, non acquistare quelle prodotte fuori dall’Europa, non travasare cibi e liquidi caldi in contenitori di plastica non specifici per le alte temperature, non mangiare cibi con parti carbonizzate e ridurre il consumo di quelli affumicati. Risciacquare frutta e verdura in busta e cibi in scatola prima di consumarli, ancor meglio preferire i prodotti freschi e biologici e usare pellicola e carta per alimenti seguendo sempre le indicazioni d’uso. Garantire un’adeguata ventilazione degli ambienti durante la cottura dei cibi anche con la cappa aspirante, evitare mobili fabbricati con PVC morbido e vestiti trattati con prodotti idrorepellenti e antimacchia, lavare in lavastoviglie solo i prodotti che riportano in etichetta tale indicazione.
Attualmente è davvero difficile evitare gli IE, praticamente diffusi ovunque nell’ambiente, tuttavia, è importante cercare di limitarne il più possibile l’esposizione, in attesa di ulteriori studi che permettano una valutazione completa dei rischi e, si spera, di una legislazione più severa e chiara che tuteli la nostra salute.