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L’Ortobene
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di Nuoro n. 35/2017 V.G.
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
Con i primi freddi e l’abbassamento delle temperature può capitare che il nostro corpo vada incontro ai cosiddetti “mali di stagione” che colpiscono le prime vie aeree. Spesso uno dei rimedi casalinghi” più usati è il miele. Il miele è un alimento prodotto dalle api mellifere, con un processo complesso e meraviglioso. Esse raccolgono il nettare dai fiori o la melata (secrezione prodotta da insetti che si nutrono di linfa), li accumulano all’interno del proprio corpo, “aggiungendovi” sostanze proprie che depositano nell’alveare. Intervengono poi altre api specializzate che immagazzinano tale composto, lo rigurgitano, lo spalmano in strati sottilissimi e ne riducono l’umidità attraverso il continuo battito delle ali. Dopo tanto sapiente lavoro, il miele è pronto per essere estratto dai favi e consumato.
Esso è sempre stato usato come medicamento ed è stato l’unico dolcificante in uso in Europa sino all’arrivo dello zucchero. I Sumeri lo usavano per curare ferite e tosse; i Greci nei riti religiosi; gli Egizi mettevano dei recipienti di miele all’interno delle sepolture; per gli Ebrei nella Terra Promessa “abbondavano latte e miele”.
In Sardegna la pratica dell’apicoltura ha una storia lontana. Si ricorda il ritrovamento, a fine 800, ad Oliena di una statua bronzea (oggi nel Museo Archeologico di Cagliari), risalente al III sec. d.C, che raffigura un giovane con cinque api sul corpo, probabilmente Aristeo, divinità protettrice degli apicoltori. La produzione del miele è sempre stata importante nell’Isola, la Carta de Logu, puniva il furto di alveari con una multa pecuniaria o in casi estremi, con l’amputazione dell’orecchio. Esistono centinaia di varietà di miele in tutto il mondo, ognuna con un proprio sapore, aroma e colore. In Sardegna, grazie a condizioni ambientali favorevoli, alla straordinaria biodiversità, al clima mite, alla salubrità dei territori (da tutelare!), esiste l’imbarazzo della scelta: di millefiori, eucalipto, acacia, sulla, castagno, cardo, cisto, timo e alcuni particolarmente ricercati come quello di rosmarino, lavanda, asfodelo e corbezzolo. Quest’ultimo, inconfondibile per il suo sapore amaro (dovuto alla presenza di arbutina, che ha azione disinfettante e antiossidante) è probabilmente quello più legato, da sempre, all’immagine dell’Isola. Cicerone, ignorando le grandi virtù di questo miele e dei sardi, in un’orazione a difesa di un pretore romano accusato di aver ucciso un cittadino di Nora dice: «Ogni cosa che la Sardegna produce, uomini e cose, è cattivo! Perfino il miele che abbonda in quell’isola, è amaro!».
Il miele è un prodotto ancora oggi molto apprezzato per i suoi benefici: è decongestionante e calmante la tosse, ha proprietà antimicrobiche, è ricco di antiossidanti che proteggono le cellule dai danni causati dai radicali liberi come l’invecchiamento e la degenerazione cellulare. È un cibo altamente energetico, utile per bambini, ragazzi, sportivi e nel caso di lavori fisici intensi. È molto versatile in cucina, pensiamo ai tanti dolci sardi che ne sono ricchi. Pur essendo un prodotto naturale e salutare è bene fare attenzione al suo consumo. Non va dato ai bambini che hanno meno di un anno per il rischio di botulismo, né ai soggetti allergici, va consumato con moderazione dai diabetici e da chi ha problemi di peso, inoltre può essere contaminato da pesticidi e altri inquinanti ambientali. Il miele è un alimento prezioso e biologico nel suo “viaggio” sino alla nostra tavola, infatti, non necessita di “interventi” da parte dell’uomo né prevede l’aggiunta di sostanze al prodotto originale. È però importante, per godere delle tante proprietà salutari e organolettiche, scegliere sempre quello proveniente da fonti locali, affidabili e ben controllate.