La Fibromialgia (sindrome fibromialgica)
È una patologia che impatta in modo significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre e la sua diagnosi non è sempre facile e tempestiva, non ci sono segni specifici
di Mariantonia Monni
3' di lettura
12 Maggio 2023

La Fibromialgia è una patologia reumatologica multifattoriale caratterizzata da dolore muscoloscheletrico cronico e diffuso associato a sintomi non specifici. Tra questi: astenia, disturbi del sonno, deficit di attenzione e memoria, ansia, depressione, cefalea, fatica cronica. Frequenti sono anche le problematiche gastrointestinali (dolore addominale, meteorismo, alterazioni dell’alvo, sindrome del colon irritabile, intolleranza al lattosio e/o alterata sensibilità al glutine non celiaca). La malattia colpisce circa 1,5-2 milioni di italiani, interessa prevalentemente il sesso femminile e può manifestarsi a qualunque età ma di solito verso i 30-40 anni. Ha un andamento cronico e i sintomi possono persistere anche tutta la vita, con periodi di riacutizzazioni più o meno ricorrenti. È una patologia che impatta in modo significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre e la sua diagnosi non è sempre facile e tempestiva (non ci sono segni specifici). Ad oggi le cause non sono note, è probabile siano coinvolti fattori genetici ed ambientali, con ruolo scatenante di eventi stressanti quali malattie, lutti, traumi fisici o psichici. 

La terapia è multidisciplinare e associa all’uso di farmaci (per il dolore e migliorare la qualità del sonno), terapie non farmacologiche come attività fisica, tecniche di rilassamento, supporto psicologico e corretta alimentazione. 

Non esiste una dieta “specifica” per la Fibromialgia ma è ampiamente dimostrato che una buona alimentazione possa essere di grande aiuto per gestire e/o ridurre molti dei sintomi ad essa associati e a migliorare la qualità di vita di chi ne soffre. Nei pazienti spesso sono carenti minerali importanti per la funzionalità del sistema nervoso e muscolare (ferro, selenio, zinco e magnesio), che vanno assunti regolarmente consumando cibi freschi e non lavorati. In alcuni casi può essere utile l’integrazione specifica (mai di propria iniziativa!), per mantenere buoni livelli di vitamina D (riduce l’infiammazione e sostiene il funzionamento del sistema immunitario), di Omega 3 (acidi grassi essenziali con azione antinfiammatoria), di vitamina B12 (essenziale per la formazione di sostanze utili a livello cerebrale), nonché di pre e/o probiotici. Fondamentale è il giusto apporto di sostanze antiossidanti e antinfiammatorie come vitamina C, E, licopene e polifenoli. È dunque importante consumare regolarmente verdure, la giusta porzione di frutta, cereali non raffinati, olio evo, semi e frutta secca a guscio, pesce azzurro. Vanno eliminati o ridotti i cibi contenenti “eccitotossine” che attivano in modo prolungato le strutture coinvolte nella percezione del dolore (glutammato) e quelli ricchi di fruttosio industriale. Infine poiché la presenza di disturbi gastrointestinali è indicativa di disbiosi intestinale e squilibrio della flora batterica, una corretta alimentazione aiuta la funzionalità intestinale, ripristinandone l’integrità della barriera.

È utile controllare l’assunzione, su indicazione medica, di alimenti con possibile azione “infiammatoria” come glutine, caseine, solanacee ecc. Ugualmente è importante limitare cibi industrializzati, preconfezionati ricchi di additivi, conservanti, zuccheri semplici e farine raffinate altrettanto “aggressivi” per il nostro intestino. 

Vi ricordo che queste informazioni hanno uno scopo esclusivamente informativo e in nessun caso possono sostituire diagnosi e trattamento personalizzati che solo il rapporto diretto con il proprio medico possono assicurare. Quindi qualunque disturbo, segnale o sintomo vanno sempre riferiti al proprio medico che rimanderà allo specialista.

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