Annunciare la luce e la gioia di Cristo
Commento al Vangelo di domenica 22 gennaio 2023 - III domenica del Tempo ordinario - Anno A
di Michele Pittalis
Andrej Rublëv, Icona di San Paolo (particolare), 1407 ca. Galleria Tret'jakov, Mosca
4' di lettura
22 Gennaio 2023

Cristo «non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo» (1Cor 1,17). È un’affermazione potente quella che San Paolo fa in conclusione del brano liturgico della Prima Lettera ai Corinzi. Ci fa comprendere la specificità della sua vocazione, anzitutto di annunciatore del Vangelo, ma soprattutto ci mostra la percezione che Paolo stesso ha del suo mandato apostolico. La priorità assoluta per Paolo è infatti l’annuncio della Parola.

«Mandato ad annunciare il Vangelo»: questo è Paolo, questo è ogni cristiano. La dimensione della testimonianza ci viene ripresentata come connaturale alla nostra appartenenza a Cristo e alla Chiesa. 

L’affermazione di San Paolo può essere presa quasi a sfondo della liturgia di questa domenica, caratterizzata da due immagini molto forti ed eloquenti, che ritroviamo in modo esplicito nella prima lettura, e poi riprese dal Vangelo.

Sono le immagini della luce e della gioia, due dimensioni che devono caratterizzare il discepolo e il testimone di Gesù Risorto. Ognuno di noi è chiamato a portare la luce e la gioia del Vangelo dove il Signore stesso lo ha posto ad operare. E questo vale non solo per i ministri ordinati, ma ancora di più per i laici, che vivono e operano nel “mondo”, dove più è necessario che la luce di Gesù risplenda e la gioia della salvezza sia annunciata e sperimentata.

Isaia ci ripropone un brano tratto dal “libro dell’Emmanuele”, che occupa sei capitoli dell’intera opera isaiana. È qui che luce e gioia sono accoppiate come doni del Signore che viene, doni messianici. L’avvento del Messia non lascia intatta la storia, ma la trasforma e la rinnova. La luce cancella le tenebre, le annulla, le distrugge. È la vita che trionfa sulla morte, la speranza che vince lo scoraggiamento e la disperazione, la pace che subentra al conflitto e alla discordia, la nuova creazione che Gesù è inaugura e porta a compimento.

Anche il richiamo alla gioia della mietitura, unita alle immagini della liberazione e della fine della schiavitù, diventano Parola di consolazione e di speranza. Non si tratta di una gioia effimera, costruita sull’immediata soddisfazione dei piaceri o dei desideri. Perché questo noi consideriamo “gioia”: lo star bene, il non avere problemi o rimpianti, illudendoci di appagare con le cose che passano l’anelito infinito del cuore, che cerca l’amore.

Ciò che cade sotto il nostro sguardo mai potrà costituire la gioia più grande. Essa è un dono di Dio, è un dono messianico, che nasce dalla consapevolezza della ritrovata libertà, e ancor più, dalla vicinanza di Dio, dall’essere da Lui ininterrottamente amati.

Il Vangelo riprende la profezia isaiana, con un accento diverso. Dopo aver annunciato l’arresto di Giovanni il Battista, e quindi la fine dell’epoca profetica, l’evangelista Matteo richiama le parole di Isaia, per collocare geograficamente l’inizio della predicazione di Gesù, e soprattutto per mostrare il compimento, proprio in Gesù, di quella profezia.

È Gesù che porta la vera luce e la vera gioia. Anzi, è Lui stesso la luce e la gioia! E la luce di Gesù si manifesta invitando alla conversione, perché il Regno è vicino. Se Egli è presente, noi siamo chiamati a prendere posizione rispetto alla sua presenza. E la prima risposta che dobbiamo dare e deciderci per la conversione, e ponendoci alla sua sequela. La chiamata dei primi discepoli, chiamati ad essere “pescatori di uomini”, conclude il brano del Vangelo, quasi come un sigillo. Alla sua voce, incantevole e seducente, carica di amore e di affetto, la risposta dei discepoli è immediata. Lasciano tutto, il lavoro, la barca, le proprie sicurezze, il padre, gli affetti familiari, e seguono Gesù, per iniziare questa nuova avventura, condividendo con Lui l’ardore dell’annuncio e della liberazione.

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