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L’Ortobene
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
È Natale! L’attesa dell’Avvento cede il posto alla gioia dell’incontro. Se abbiamo coltivato il desiderio nel tenere viva questa attesa, il compimento del mistero dell’Incarnazione apre ancora di più il nostro cuore alla gioia e all’esultanza, e lo spinge alla contemplazione.
Il Natale è sempre il Natale di Gesù. Ciò che dovrebbe essere scontato, in realtà non lo è più. La devastazione del consumismo e della superficialità riduce il Natale ad una “festa” senza il “festeggiato”. Finiamo cioè per dimenticarci di “chi” stiamo celebrando la natività, dimenticandoci paradossalmente di Gesù. Eppure è questo il Natale: il Figlio di Dio che assume la nostra debole, fragile, pasticciata umanità, e la redime, la salva, la illumina di eternità.
Se invece ci si lascia irretire dalle mode passeggere, dalla retorica del “a Natale si è tutto più buoni”, dal rinchiudere l’annuncio dirompente della Nascita del Redentore dell’umanità negli stereotipi proposti con forza dal mercato, questo Natale passerà lasciandoci totalmente indifferenti, non scalfirà minimamente la nostra vita concreta.
Se la venuta di Gesù non ci mette in discussione, in qualche modo non ci mette in movimento, allora non è Natale. Tutto si riduce ad uno sfavillio di luci, ma il nostro cuore continuerà a rimanere nelle tenebre più impenetrabili.
È ancora la Parola a dirci cosa è accaduto, a suggerirci come vivere questo avvenimento, ad indicare atteggiamenti da assumere e azioni da compiere. La solennità del Natale prevede tre celebrazioni eucaristiche: la Messa della notte, dell’aurora, del giorno. E i Vangeli di queste liturgie costituiscono una specie di trittico, nel quale è idealmente ritratta tutta la profondità e la novità del Mistero.
Al centro di questo trittico, possiamo collocare il Vangelo della notte, quello che contiene la narrazione dell’evento e il primo annuncio della nascita di Gesù. È un testo che conosciamo bene, e forse proprio per questo, non suscita più nel nostro cuore lo stupore e la meraviglia dinanzi a ciò che racconta. È un testo che sorprende non solo per la tenerezza della narrazione, ma soprattutto per il suo messaggio di fondo. Luca introduce collocando in modo preciso l’evento nella storia, come si faceva per i personaggi importanti. Eppure, continuando nel testo, questa “importanza” non appare affatto. Per Gesù non vi è posto, e Maria e Giuseppe sono costretti a riparare in una stalla, ed è lì, nel silenzio nascosto della notte, che il Figlio di Dio, creatore del cielo e della terra, viene alla luce. I primi destinatari di questo annuncio poi, non sono i potenti o i saccenti, ma i più poveri fra i poveri, gli scartati: un gruppo di pastori che vegliano il proprio gregge. La gioia della nascita del Salvatore è anzitutto per loro e sono loro i primi chiamati a contemplare il “grande segno”.
A sinistra del trittico, ammiriamo il Vangelo dell’aurora, che racconta proprio la visita dei pastori. Il Vangelo si apre con un verbo di movimento: “andiamo”. Incontra Gesù solo chi ha il coraggio di mettersi in cammino. Giunti alla grotta, contemplano Maria, Giuseppe e il bambino e raccontano ciò che hanno ascoltato. Quell’incontro cambia la loro vita, giacché se ne vanno «glorificando e lodando Dio». Luca qui coglie anche un’istantanea dell’anima di Maria, che custodiva e meditava nel suo cuore parole ed eventi.
A destra del trittico, il Vangelo del giorno, il testo del Prologo di Giovanni, che con una sola immagine, riesce a descrivere tutta la sorprendente potenza del Mistero: «il Verbo si è fatto carne». Dal Verbo che è Dio e in Dio, al Verbo che “sposa” la nostra condizione umana, ponendo la sua “tenda” in mezzo a noi. Non vi è allora situazione, preoccupazione, sofferenza, che Gesù non abbia fatto propria. Questo è il Natale: in Gesù, Dio è sempre con noi!
Auguri di un Santo Natale di Gesù a tutti!