Discepoli in cammino
Commento al Vangelo di domenica 14 luglio 2024 - XV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B
di Andrea Biancu
3' di lettura
13 Luglio 2024

Dopo l’allontanamento da Nazareth descritto all’inizio del capitolo 6, l’evangelista Marco colloca l’invio dei Dodici in missione. Il verbo originale è “chiamare vicino”: Gesù definisce la chiamata anzitutto come un rapporto particolare con Lui. Solamente da questa relazione iniziale tra maestro e discepolo si può comprendere perché Gesù «prese a mandarli a due a due» (Mc 6, 7), secondo la consuetudine giuridica del tempo riguardo la necessità di una doppia testimonianza, ma soprattutto per evitare protagonismi. Ognuno di noi può essere colpito da un eccessivo egocentrismo che si manifesta nell’essere molto sicuri di sé e così sentirsi al centro dell’attenzione. All’apparenza ci sembra di essere forti e invincibili ma in realtà successivamente ci rendiamo conto che non è possibile camminare sempre da soli, che la compagnia è la prima caratteristica del discepolo. «Meglio essere in due che uno solo, perché otterranno migliore compenso per la loro fatica. Infatti, se cadono, l’uno rialza l’altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi» (Qoelet 4, 9-10).

Cosa occorre portare con sé nel viaggio? L’essenziale! Se infatti l’esistenza assomiglia a un itinerario fatto a piedi, una borsa eccessivamente piena diventerebbe un peso insostenibile nell’andare lontano. Il segreto per un cammino spedito che permetta di evitare lunghe soste consiste nell’essere agili di corpo e liberi di cuore. Ecco il motivo di queste raccomandazioni ai discepoli: «Ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone, né pane, né sacca, né denaro nella cintura, ma di calzare sandali e di non portare due tuniche» (Mc 6, 8-9). In queste immagini c’è un richiamo alla precarietà e alla provvidenza per quanto riguarda i beni materiali, al rifiuto della doppiezza di cuore e di azioni (le due tuniche) ma soprattutto alla dinamicità significata dal bastone e dai sandali.

«Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro» (Mc 6, 10-11). L’annuncio comporta lo “stare”, cioè il condividere tempi e luoghi con le persone, ma anche la possibilità di non essere accettati. Gesù, nel racconto evangelico precedente, è stato rifiutato dai suoi compaesani, i discepoli sono stati testimoni di ciò che avvenne a Nazareth. Tutti facciamo l’esperienza del rifiuto: abbiamo un profondo bisogno di sperimentare amore e accoglienza e non fa piacere percepire negli altri un senso di distanza. Gesù suggerisce ai discepoli una risposta al rifiuto: non serve negarlo e continuare a insistere, ma prenderne atto e ritornare sulla strada, riprendere a camminare e “scuotere la polvere dai piedi”. Questo segno era tipico dell’epoca per indicare la fine di ogni rapporto e il distacco definitivo da una persona. Perciò, scuotere la polvere dai piedi (e di dosso) è l’invito a non farsi “contagiare” o “appesantire il cuore” dal rifiuto ricevuto, non farsi frenare da delusioni e nostalgie. Dio sa come intervenire quando la nostra opera non è andata a buon fine.

Condividi
Titolo del podcast in esecuzione
-:--
-:--