Durezza di cuore o amore
Commento al Vangelo di domenica 6 ottobre 2024 - XXVII Domenica del Tempo ordinario - Anno B
di Andrea Biancu
Achille Mazzotti, Gesù tra gli scribi e i farisei (1844). Roma, Accademia Nazionale di San Luca
3' di lettura
5 Ottobre 2024

La pagina evangelica di questa domenica è molto nota: le parole di Gesù sul matrimonio sono chiare ed inoppugnabili per chi crede, ma si rischia sempre di utilizzarle solo in modo moralistico. Spesso ci si limita ad evidenziare l’attuale fatica di vivere la fedeltà e la responsabilità dell’amore in famiglia, la facilità con la quale gli sposi abbandonano la promessa scambiata reciprocamente. Il fallimento dell’amore è una possibilità non lontana in tante coppie, produce cicatrici che durano nel tempo: senza voler trasformare il messaggio del Vangelo, occorre ricordare che la Parola di Dio è sempre capace di consolare, «risana i cuori affranti e fascia le loro ferite» (Sal 147, 3).

Proprio dal cuore occorre partire per andare al centro dell’insegnamento di Gesù, che inizia dalla provocazione dei farisei: «Per metterlo alla prova, domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla”. Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma» (Mc 10, 2-5). Gesù non attacca la legge mosaica, per lui il punto decisivo è la “durezza di cuore” (sklerocardía): è una malattia terribile che lo rende insensibile, lo conduce ad allontanarsi dal progetto di Dio. Questa patologia spirituale ingessa il cuore, porta ad indurirsi interiormente e a nascondersi dietro le maschere dell’aggressività, dell’impazienza cronica e dell’incapacità di far prevalere il dialogo. Le famiglie sono ammalate di sklerocardía: ognuno ruota prevalentemente su sé stesso. Il singolare prevale sul plurale, l’io schiaccia il noi, si vive “accanto” ma non sempre “insieme”.

Gesù porta i suoi interlocutori su un altro livello molto più profondo di una semplice risposta: il piano è quello del cuore di Dio Creatore. Egli è garante di un amore che ogni giorno ci offre come dono, un amore umano nel quale il suo è presente in filigrana. Non siamo noi a dover salvare il nostro amore: è Dio che lo salva se noi gradualmente comprendiamo la “grammatica” del suo amore. Una delle basi di questo linguaggio si trova nella parola più difficile (non da pronunciare ma da vivere): perdono. Perdonare significa permettere all’amore di non interrompersi, ma di crescere e approfondirsi, uscire da sé stessi e riconoscere che l’altro, con i suoi difetti, mi rassomiglia sempre, perché nessun amore vissuto umanamente può considerarsi perfetto.

La sfida di oggi per la Chiesa non è tanto nelle statistiche dei matrimoni che falliscono o che non vengono vissuti come sacramento, quanto quella di riaffermare la bellezza del progetto originario voluto dal Creatore fin dall’inizio e del quale «il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio con noi» (Papa Francesco).


  • Ascolta il Podcast

Condividi
Titolo del podcast in esecuzione
-:--
-:--