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L’Ortobene
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
La pagina evangelica di questa III domenica di Quaresima ci presenta l’episodio della cacciata dei mercanti dal Tempio di Gerusalemme, raccontato da tutti gli evangelisti, nella versione tratta dal capitolo 2 di Giovanni.
Gesù sale a Gerusalemme prima della Pasqua ed entra nel Tempio, il cuore della vita d’Israele. Nel cortile si svolgevano le attività legate al culto: la vendita sul posto degli animali destinati ai sacrifici, il cambio della moneta richiesto per l’acquisto degli animali e per le offerte. Se in altre pagine evangeliche il temperamento di Gesù appare mite, in questo caso emerge dalla descrizione quel gesto forte, quasi ribelle: «Fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi» (Gv 2,15). Non si può catalogare questo atteggiamento come violenza contro le persone, ma contro una mentalità che pervade sempre i luoghi di culto di ieri e di oggi: la preghiera come compravendita con Dio. Per questo sono importanti i verbi utilizzati, come un itinerario in crescendo verso la comprensione del significato vero del Tempio. Anzitutto “scacciare” cioè gettare fuori chi ha trasformato il luogo dell’ascolto e del dialogo con Dio in uno spazio commerciale. “Gettare a terra il denaro”: chi entra in questa logica inizia a fare calcoli per manovrare la volontà di Dio e ipotizzare la realizzazione solo di ciò che conviene. “Rovesciare i banchi”: cambiare mentalità, vedere le cose in un’ottica diversa, convertirsi. C’è una parola sola destinata ai venditori di colombe, cioè coloro che si rivolgevano ai poveri (ricordiamo il dettaglio della Presentazione in Lc 2,24: «per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi»): devono spiegare alle persone più semplici il significato di quel gesto, avviarli alla purificazione del modo di concepire il rapporto con Dio.
Gesù ha rovesciato una visione religiosa ma ha dato anche l’indicazione per una nuova relazione con Dio: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Ma egli parlava del tempio del suo corpo» (Gv 2,19.21). Dove cercare questo spazio di comunione con Dio? Dove vivere l’incontro dei volti («Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto» Sal 26,8-9)? Gesù ci dice che questo luogo esiste, è fatto di carne, è qualcosa di tangibile e visibile. È Lui e al contempo la Chiesa, costruita su pietre vive (cfr 1 Pt 2,5) come suggerisce lo scrittore ecclesiastico Origene in un commento celebre su questo brano evangelico: «Se così è, può bensì venire distrutto ciò che congiunge le pietre del tempio. Può certo accadere che queste pietre vengano disperse, il che significa che le ossa di Cristo possono essere scompaginate dalle tribolazioni e dalle persecuzioni di coloro che combattono l’unità del tempio. Tuttavia il tempio verrà riedificato e il corpo risusciterà […] quando queste ossa, che sono la casa d’Israele, nel grande giorno del Signore saranno rianimate in seguito alla sua vittoria sulla morte» (Commento su Giovanni, Tomo 10, 20). La Pasqua di Gesù non è così lontana, la sua croce sarà il luogo dell’incontro tra Dio e l’umanità.