La fede e l’attesa
Commento al Vangelo di domenica 12 novembre 2023 - XXXII Domenica del Tempo ordinario - Anno A
di Michele Pittalis
Jan Adam Kruseman, La vergine saggia e quella stolta (1848), Jan Cunen Museum, Oss (Olanda)
4' di lettura
11 Novembre 2023

L’anno liturgico sta volgendo ormai al termine e, come sempre, la Parola di Dio ripropone due atteggiamenti fondamentali: anzitutto, un cuore perennemente in ricerca, capace così di andare incontro al Signore che viene; in secondo luogo, un richiamo alla vigilanza, che non attesa paurosa, ma la disposizione del cuore a far spazio in sé e nella propria vita al Signore. La fine dell’anno liturgico, poi, diventa anche l’occasione per gettare lo sguardo verso le “cose ultime”, sempre guidati e illuminati dalla Parola, riconoscendo che la storia, anche la nostra, non è un susseguirsi insensato di eventi, ma un pellegrinare verso l’assoluto, verso il compimento, verso una pienezza, che farà luce sull’intero percorso. 

La fede cristiana, seguendo la logica dell’Incarnazione, è una fede “storica”, nel senso che non esiste la fede in astratto, ma esiste l’uomo di fede, che quindi trasporta l’anelito a Dio nella propria esperienza quotidiana. Vigilare allora è conservare questo duplice sguardo: al presente, perché ogni istante è momento di salvezza; e al futuro, fiduciosi nell’opera indefettibile dell’amore Dio.

Il Vangelo ripropone ancora una volta un’immagine tanto cara a Gesù e profondamente capace di esprimere l’incontro col Signore, quella delle nozze. Davanti a questo avvenimento di festa e di gioia, sono presentati due comportamenti opposti: le vergini sagge portano insieme alle lampade anche l’olio di riserva; al contrario, le vergini stolte, hanno con sé le lampade, ma non hanno olio. Lo sposo, infatti, tarda a venire. È lo sposo che decide quando giungere al banchetto, è lo sposo il protagonista, è lo sposo che apre il cuore per comprendere la fecondità di un’attesa sapiente.

Tutte le vergini si addormentano, annota il Vangelo, tuttavia, questa possibilità sembra messa in conto. La vigilanza dell’attesa può conoscere momenti di pesantezza e di stanchezza. A mezzanotte, ad un’ora impensata e impensabile, ecco l’annuncio dell’arrivo dello sposo. Proprio quando si “destano”, nel preparare le lampade per offrire una degna accoglienza, emerge in tutta la sua drammaticità il problema della mancanza dell’olio. Quest’olio non è condivisibile, non è cedibile. Ognuno ne deve avere sufficiente scorta, perché lo sposo può tardare. È curioso che la parabola parli di “piccoli vasi”. Sembra quasi che non sia la quantità dell’olio di riserva ad essere importante, quanto prevedere e affrontare sapientemente il ritardo. Ciò che conta è mantenere desta l’attesa. Ciò che conta è che la fiammella di quella lampada non si spenga, ma arda incessantemente.

Mentre le vergini stolte vanno ad acquistare l’olio, quelle sagge, che erano pronte, entrano con lui alle nozze. E la porta viene chiusa. Troviamo qui il messaggio centrale della parabola: chi è capace di vegliare col cuore, anche nell’esperienza della debolezza, riconosce la voce dello sposo ed è da lui conosciuto, e può quindi partecipare alla gioia della festa nuziale.

Cosa rappresenta quest’olio? Certamente è simbolo della fede, che impegna sempre personalmente il credente, anche a crescere in essa. La candela accesa, che nel Battesimo prende luce dal cero pasquale, è simbolo di una fede sempre bisognosa di essere alimentata. La fede ha bisogno incessante di carburante, come una fiammella per rimanere accesa. Se si spegne, muore; così come se nel cuore dell’uomo la fede si spegne, si va incontro all’oscurità della morte. 

La prima lettura parla di ricerca della sapienza. Proprio questa sapienza, è olio per la lampada dell’attesa. L’anima nostra ha sete del Signore. Non possiamo ridurre al silenzio questo desiderio continuo di immergerci in Dio. Tutti aneliamo a quel banchetto nuziale. Ma è nelle nostre mani la possibilità concreta di entrarvi o meno. Perché sono nelle nostre mani tanto la lampada quanto i “piccoli vasi” per l’olio. Dobbiamo solo scegliere di credere, e attendere credendo.

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