L’incontro tra le attese e l’Atteso
Commento al Vangelo di domenica 10 dicembre 2023 - II Domenica di Avvento - Anno B
di Andrea Biancu
Leonardo da Vinci, San Giovanni Battista (particolare), Parigi, Museo del Louvre
3' di lettura
7 Dicembre 2023

All’inizio del Vangelo di Marco è riportata una citazione del profeta Isaia: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, egli preparerà la tua via» (Mc 1,2). Si descrive la missione preparatoria di Giovanni Battista, che collega l’Antico e il Nuovo Testamento. Giovanni non separa la storia della salvezza ma ne è segno di continuità nel cambiamento: si apre una strada nuova non solo per il popolo d’Israele ma per tutta l’umanità. 

Lui è “voce che grida nel deserto”: dove c’è vuoto, non senso, c’è una voce, un richiamo alla vita. Il deserto non è solo luogo di solitudine, ma di riscoperta dell’essenziale di noi stessi, costringe a guardarsi dentro e vedere che c’è sempre una strada da preparare nel cuore, orientandolo verso una meta perché non si fermi definitivamente all’oggi. Ci invita a raddrizzare qualcosa che è andato storto e si ha ancora il tempo per farlo. 

La fotografia del Precursore che il Vangelo ci dona non concede molto spazio all’esteriorità. Quel suo look stravagante ed eccentrico anche per l’epoca rafforza il senso del compito del Battista: tutto il suo tempo e le sue energie sono per la missione e non per sé stesso. È questa la sua prima predicazione: lui è un uomo libero e povero, per questo può gridare e può rimproverare. E la gente – annota l’evangelista – va dalla città al deserto, dal benessere che non soddisfa all’essenzialità, per ascoltare un profeta severo, ma che dice la verità senza farsi problemi. 

«Viene dopo di me uno che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali» (Mc 1,7). Giovanni Battista non vuole legare la gente a sé stesso, lui è solo uno strumento, non è il fine, non può assumere un ruolo che non gli spetta. Può solo indicare l’Altro lasciando spazio al mistero, senza voler dare una risposta che porta a termine la ricerca. San Gregorio Magno scriveva: «Il legaccio dei sandali simboleggia l’intreccio del mistero. Ecco allora Giovanni, colmato di spirito di profezia, dotato di scienza mirabile, che ammette però di essere all’oscuro su questo mistero». 

Nella persona di Gesù si realizza il grande incontro tra le attese e l’Atteso: le nostre speranze non possono restare deluse perché Lui “è il più forte”. A noi il compito di una continua conversione, cioè un nuovo orientamento, una costante liberazione del cuore da ciò che lo porta verso strade che apparentemente si manifestano facili da percorre ma non sono diritte, con la sicurezza di Dio che continua a ripetere: «Ecco, io ti custodisco nel cammino…» (cfr Es 23, 20).


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