Nella croce è la potenza dell’amore
Commento al Vangelo di domenica 2 aprile 2023 - Domenica delle Palme e della Passione del Signore - Anno A
di Michele Pittalis
Anthony van Dyck, Ingresso di Cristo a Gerusalemme (1617), Indianapolis Museum of Art
4' di lettura
30 Marzo 2023

La domenica delle Palme e di Passione è segnata da una “grande contraddizione”. Il popolo di Gerusalemme accoglie Gesù in modo trionfale. L’ingresso di Gesù nella Città Santa sgombera il campo da ogni trionfalismo. Giunge a Gerusalemme cavalcando un asino; è l’ingresso del Re-umile, come Davide, il più piccolo. Una folla esultante lo riconosce «figlio di Davide», lo acclama «benedetto», perché «viene nel nome del Signore». I discepoli stendono sulla strada i loro mantelli e rami di palma, che agitano in segno di festa. Questo ingresso, così glorioso, poco sembra far percepire di ciò che accadrà.

La “riproposizione” liturgica della commemorazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, non può ridursi ad una “rappresentazione teatrale” di un evento, ma un richiamo forte ed esigente ad un atteggiamento reale di sottomissione e di adorazione. L’umiltà di Gesù richiama ed esige la nostra umiltà. Saper sottomettere a Gesù la nostra vita, è darle il vero significato, poiché essa è anzitutto dono da accogliere, prima che progetto da realizzare. In quanto dono, la vita non ci appartiene mai completamente, dipende sempre da qualcosa o da qualcuno. Ecco perché essere umili significa essere veri, essere realisti.

Tutto questo trionfo cede poi drammaticamente il posto alla più grande contraddizione. Chi lo acclamava benedetto e inviato di Dio, chi stendeva i mantelli al suo passaggio, fugge lontano da Lui, chi agitava rami di palme, contemplerà poi le mani di Gesù inchiodate sulla Croce. È il mistero dell’uomo, della sua volubilità, della sua durezza di cuore. Il frutto acerbo di un uso distorto ed egoistico della libertà conduce a preferire le tenebre alla luce.

La “grande Settimana”, che ci ripropone gli eventi centrali della nostra salvezza, ci fa rivivere passo dopo passo il cammino di Gesù verso il Golgota, per il totale dono di Sé per la nostra redenzione, si apre con questa immagine di trionfo e di tradimento, di esultanza e di rinnegamento, contemporaneamente di vita e di morte.

Il profeta Isaia richiama ancora agli occhi della nostra mente la figura altissima del Servo, giusto chiamato alla sofferenza, servo della Parola, anzitutto “discepolo”, mandato a portare una parola allo “sfiduciato”, con il cuore attento e disponibile all’ascolto, appartenente totalmente al Signore, che dispone di lui nella totale libertà. Anzi, questo annuncio che il Servo è chiamato a portare, costituisce un tutt’uno con il mistero della sua sofferenza. Le espressioni usate richiamano in maniera impressionante la persona di Gesù, che ha vissuto il dolore atroce della flagellazione, l’umiliazione e il disprezzo aggressivo, l’insulto e la derisione. Ciò che caratterizza il Servo è la sua fiducia incrollabile in Dio, che lo assiste e non lo abbandona, che – nonostante la terribile passione – continua a manifestargli la sua predilezione. L’assistenza di Dio è il coraggio del Servo, consapevole che il suo soffrire non solo porta a compimento l’annuncio di salvezza, ma conserva un senso e un significato incancellabile.

Il Vangelo della Passione secondo Matteo, presenta Gesù come il perfetto compimento delle Scritture e di ogni attesa dell’uomo. Ogni scena contiene un messaggio di salvezza e di redenzione. Matteo evidenzia che tutto ciò che Gesù vive è per l’uomo, per ciascuno di noi, per me. Dalla commemorazione della presenza di Gesù in mezzo al suo popolo (la cena pasquale) si passa alla presentazione di Gesù come modello nella preghiera, che vive il dramma dell’obbedienza (il Getsemani). L’arresto e il processo ci presentano un Gesù padrone della scena, ma dimesso, quasi ritirato, che sceglie di non opporre resistenza, ma annuncia con verità ai Giudei la sua identità. Fino alla Croce, quando l’umanità sosta in silenziosa adorazione. Essa è il vero “segno di contraddizione”, che rivela i sentimenti del cuore, di chi bestemmia e rifiuta, ma anche di chi accoglie e crede. Chi siamo noi nella narrazione della Passione di Gesù?

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