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L’Ortobene
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08100 Nuoro
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Autorizzazione del Tribunale
di Nuoro n. 35/2017 V.G.
CRON. 107/2017 del 27/01/2017
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Direttore Responsabile:
Francesco Mariani
La festa del Battesimo di Gesù conclude il Tempo di Natale e ci introduce nel Tempo Ordinario. Come l’Epifania, anche il Battesimo è innanzitutto il racconto di una manifestazione dell’identità di Gesù e ci fa contemplare la missione di Cristo all’inizio della sua vita pubblica.
La pagina evangelica ci conduce sulle rive del fiume Giordano e l’evangelista Marco è molto sobrio nel presentare questa scena. Tutta l’attenzione è concentrata su che cosa viene detto di Gesù e soprattutto chi lo dice. «E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”». (Mc 1,11).
“Figlio mio”: nell’identità del Figlio è contenuta la nostra identità di figli. Come Padre, Dio ci genera, ci dà vita, ci dà un posto nel mondo: tra noi e Lui c’è una relazione che non si può disconoscere e interrompere, perché Lui appartiene a noi e noi a Lui.
“Amato”: Dio mi ama e non per un momento soltanto. Viene continuamente nel mio cuore ferito, sanguinante, che rischia di arrestarsi e mi riporta in vita. È un amore diverso da quello degli uomini, non è “a tempo determinato” come ci ricorda il profeta Geremia: «Ti ho amato di amore eterno, per questo ti prolungo la mia bontà» (cfr Ger 31,3).
“Compiacimento”: è come se dicesse “mi piaci”, rafforza la certezza di essere figlio amato e in grado di iniziare qualcosa di grande.
Scriveva Henri J. Nouwen: «Prima ancora che qualsiasi essere umano ci vedesse, siamo stati visti dagli amorevoli occhi di Dio. Prima ancora che qualcuno ci sentisse piangere o ridere, siamo stati ascoltati dal nostro Dio che è tutto orecchie per noi. Prima ancora che qualcuno in questo mondo ci parlasse, la voce dell’amore eterno già ci parlava. La nostra preziosità, unicità e individualità non ci sono state date da coloro che incontriamo nell’arco del tempo – della nostra breve esistenza cronologica – ma da Colui che ci ha scelto con infinito amore, un amore che esiste da tutta l’eternità e che durerà per tutta l’eternità» (H. J. Nouwen, Sentirsi amati, 1997).
La riscoperta del nostro Battesimo e il dono di quello che è il primo sacramento dato ai figli ci permette di comprendere che la nostra vita è inserita nell’amore di Dio. Abbiamo bisogno di Qualcuno che ci ricordi la nostra identità più profonda, ci faccia comprendere che, proprio perché figli di Dio, siamo chiamati – in modi diversi – a qualcosa di grande e nella sua Parola di Padre abbiamo il rimedio per non anestetizzare il nostro cuore di figli.